ROMA –“Riscoprire la vocazione alla fraternità che dà senso al lavoro, lo impone la complessità del tempo presente, attraversato da paure, incertezze, stridenti contraddizioni. Il connubio tra questi due termini non è figlio dell’utopia, ma di una provvidenziale determinismo, perché non abbiamo altra scelta se vogliamo percorrere un itinerario di progresso”.
Il Gran Maestro Luciano Romoli, come ogni anno prenderà parte alle celebrazioni per il primo maggio, facendo sentire la voce della Gran Loggia d’Italia degli A.L.A.M sul futuro del lavoro, su una delle grandi questioni del nostro tempo. “Se la politica è anche semantica bisogna soffermarsi sul significato profondo delle parole. La fraternità, valore centrale della Massoneria è intimamente connessa al lavoro, che ci rende liberi. Lavorare – l’analisi di Romoli – è costruire, “con creare” l’orizzonte di una società giusta”.
Se questi sono i riferimenti assiologici di certo non è più tollerabile che si debba morire di lavoro. Il conteggio tragico delle vittime (nell’anno 2023 si sono contate più di 4 morti al giorno e il 2024 non promette nulla di buono n.d.r.) impone un innalzamento della soglia di attenzione e degli investimenti sulla sicurezza che appaiono inadeguati. “Tutele e diritti, prosegue il Gran Maestro vanno bilanciati, la sacralità della vita non può conoscere sperequazioni. La prospettiva massonica sostiene con forza la saldezza dei principi etici, senso del dovere e assoluta integrità sono per la fratellanza le connotazioni ineludibili che deve possedere ed esercitare ogni lavoratore. Siamo chiamati a compiere il nostro dovere con diligenza e onestà, con rispetto per gli altri. Etica della responsabilità è la componente che dobbiamo mettere in campo se vogliamo incidere nel laboratorio del presente. Complementare a questi fondamenti etici, va richiamato l’ancoraggio giuridico che amplifica la dimensione valoriale del lavoro. Gli articoli 1, 3, 4, 35 e 36 della Costituzione danno forma e sostanza ai principi di eguaglianza, di tutela, di libertà, di equa retribuzione. Tutti aspetti cruciali attraverso cui si dovrà edificare il tempio dell’inclusività, della convivenza pacifica tra popoli ed etnie. La Massoneria si batte fin dagli albori per questo modello di democrazia partecipativa, che possa essere capace di esaltare il libero arbitrio e la maturazione spirituale dei cittadini”.
La radice sanscrita “labh” è un’ulteriore “anima” contenuta nel lavoro, che significa letteralmente “conseguire ciò che si desidera”. “Le nuove generazioni – conclude Romoli – interpretano molto bene la visione di un lavoro partecipativo, che possa rispondente finalmente al talento, e che li veda finalmente protagonisti del cambiamento.
Con il lavoro diventiamo persone, pronte ad aprirci agli altri. Avere un’attività – la Costituzione ci viene ancora in aiuto – vuol dire partecipare all’organizzazione politica economica e sociale del Paese”, che vuol dire uscire da se stessi, da ogni tentazione al solipsismo, per fare comunità, contribuendo al progresso spirituale prima che materiale della società.
L’irrompere prepotente della rivoluzione tecnologica nei cicli produttivi è il più potente motore di trasformazione con cui dovremo fare i conti. Risulterà decisivo mantenere l’uomo al centro, preoccupandosi degli impatti individuali e collettivi che emergeranno in questo momento di profonda discontinuità che, se governato con intelligenza, potrà segnare un’autentica svolta per la civiltà. Cercare soluzioni che rendano armonico il rapporto tra scienza e persona, innovazione e socialità sarà la scommessa per affermare la fratellanza universale nell’orizzonte di un’effettiva maturazione umana e culturale della persona, che rimane la stella polare che orienta l’impegno a tutte le latitudini della Massoneria nel difficile e tormentato cammino della storia”.