Sabato 27 aprile alle ore 18:00, presso il teatro Fusco di Taranto, si è svolta la cerimonia di premiazione, organizzata insieme al comune di Taranto, del Premio Leogrande 2024. Dopo aver ascoltato le interviste ai cinque autori e autrici finalisti, condotte da Giorgio Zanchini, sono stati proclamati i vincitori di questa VIII edizione.
Con Francesca Coin e Ferdinando Cotugno si è parlato della necessità di trovare paradigmi nuovi per interpretare e modificare una realtà spesso ostica e inospitale come quella attuale; con Piergiorgio Casotti il discorso si è incentrato sulla meraviglia di una terra che rappresenta l’alterità vera e propria. Agnese Pini ci ha mostrato come una storia personale possa diventare la molla che fa scaturire un discorso universale; Nancy Porsia, parlando del coraggio, ha definito molto naturale il suo avvicinamento alla questione libica, in quanto sentirsi europei vuol dire anche sentirsi “mediterranei”.
Le scuole che hanno aderito al progetto “Raccontami il giornalismo”, dopo aver seguito una masterclass di Annalisa Camilli, hanno prodotto un’inchiesta/ reportage narrativo. Annalisa Camilli ha decretato come lavoro migliore quello del Liceo De Sanctis Galilei di Manduria con l’inchiesta “Sotto la superficie”, interviste sulla violenza di genere.
Per la sezione “Premio Studenti”, premiate ex aequo “Un autunno d’agosto” di Agnese Pini (Chiarelettere) e “Mal di Libia” di Nancy Porsia (Bompiani)
Vince il “Premio Alessandro Leogrande” 2024 “Le grandi dimissioni” Francesca Coin (Einaudi)
La presidentessa Orietta Limitone ha proclamato il titolo vincitore, e la signora Maria Giannico, madre di Alessandro Leogrande, ha conferito la targa che sancisce la vittoria di questa VIII edizione.
“Secondo me il premio Leogrande è un po’ unico nel nostro Paese, nel senso che è come se l’esempio di Alessandro, il suo impegno civile, il suo spendersi nella realtà quotidiana, il suo cercare sempre oltre l’apparenza delle cose, spingessero quasi naturalmente a scegliere libri che hanno quello spirito. Magari è difficile trovare temi comuni, fili rossi – quest’anno la ricostruzione di un eccidio nazifascista, il racconto di cosa è accaduto in Libia, l’attivismo climatico, o ancora le trasformazioni laceranti della Groenlandia o del mondo del lavoro -, ma lo spirito è quello, ed è anche un omaggio alla ricerca sempre generosa e inesausta di Alessandro.” Giorgio Zanchini, giornalista e scrittore, presentatore della serata.
Questi i titoli in gara:
“Uppa” di Piergiorgio Casotti (Italo Svevo)
“Le grandi dimissioni” di Francesca Coin (Einaudi)
“Primavera ambientale” di Ferdinando Cotugno (Il Margine)
“Un autunno d’agosto” di Agnese Pini (Chiarelettere)
“Mal di Libia” di Nancy Porsia (Bompiani)
“Alessandro Leogrande ha lasciato un segno profondo nella sua terra, quel Sud che viveva come luogo privilegiato di incontro e di scontro, amandolo e raccontandolo. Il suo sguardo, tuttavia, abbracciava il mondo intero e l’Associazione Presìdi del Libro, nata a Bari oltre vent’anni fa, attraverso il Premio vuole tenere acceso un faro su quel mondo che Alessandro, con acume e sensibilità, ha interpretato. Attraverso i 5 titoli di giornalismo narrativo in gara, per mesi teniamo vivo il dibattito su tanti temi di attualità coinvolgendo un’ampia platea di lettori. La consegna del Premio è solo la parte conclusiva di un percorso che mette al centro la società contemporanea, con i suoi conflitti i suoi drammi e le sue storie, e la necessità di nutrire la nostra coscienza civile. Impegnati quotidianamente nella promozione della lettura, crediamo che il giornalismo narrativo sia uno strumento molto utile, soprattutto alle nuove generazioni, per comprendere la realtà, spesso difficile e contraddittoria, in cui siamo immersi”. Orietta Limitone, presidente dell’Associazione Presìdi del Libro, a cui fa capo il Premio Leogrande.
Il Premio è ideato e organizzato dall’associazione Presìdi del libro con il sostegno della Regione Puglia, e con lo scopo di tenere viva la passione e il ricordo di Alessandro Leogrande, giornalista e scrittore prematuramente scomparso, che ha dedicato gran parte del suo lavoro proprio ad occuparsi di temi civili ambientali e sociali, legati al territorio che lo ha visto nascere, la città di Taranto appunto, per poi estendere lo sguardo dall’Africa ai Balcani, fino ad abbracciare il mondo intero.