Una storia d’amore, vissuta tra i ricordi ancora recenti del II conflitto mondiale da Wilma e Gérard, nel libro di Vita D’Amico.
Nessuna banalità, nessuna retorica nell’incontro di ieri sera con l’autrice del libro: Wilma e Gerard. Un incontro, svoltosi all’interno della sede dell’Associazione Artava di Taranto, che, travalicando i limiti delle usuali presentazioni di libri, ha coinvolto i presenti, creando un forte impatto emotivo.
Una vicenda che prende le mosse da una realtà terribile, quale quella del dopoguerra, nella quale permangono le ferite ancora aperte degli odi e degli orrori di un conflitto che non lasciava spazio a quella che chiamiamo umanità.
Un messaggio, dunque, molto forte e, purtroppo, ancora attuale che ci mette di fronte a una triste realtà, intessuta di romanzesco dalla nostra scrittrice, al suo esordio nel panorama della narrativa.
Il colloquio
‘Come nasce questa storia?’-chiedo a Vita, prima che abbia inizio la presentazione.
‘Tutto nasce dai racconti di mio nonno, deportato in Polonia nel corso della II guerra mondiale’, mi dice e il suo racconto si fa sempre più insenso, vissuto.
Mi parla infatti delle curiosità nate da questi racconti del nonno e di come sia nata la sua voglia di scoprire una realtà spesso sconosciuta o volutamente dimenticata. Quella dei campi di ‘internamento’ presenti anche in Italia.
‘Ma chi sono i protagonisti della vicenda?’, le chiedo
‘Wilma é un personaggio realmente esistito, passando dalla Casa Rossa di Alberobello- mi racconta- una tedesca, internata insieme al figlio. Gérard invece, di nazionalità francese, é un personaggio inventato’
La forza dell’amore
‘Quindi- osservo-hai voluto dare un risvolto positivo alla crudezza della situazione? Quasi un messaggio universale di come l’amore possa superare tutte le barriere?’
‘Sì– annuisce- ma ho voluto prendere in considerazione un altro aspetto fondamentale: la solidarietà tra donne’
‘Quando c’é’, osservo
‘Certamente, ma nella situazione di quel momento storico e di quel particolare vissuto le donne trovano quello spirito che le dovrebbe accumunare sempre. Nella Casa Rossa infatti furono internate per un certo periodo, alla fine della guerra, circa 100 donne, definite indesiderate. Non solo ex collaborazioniste, divenute poi dell’opposizione, ma anche prostitute e donne ‘sbandate’. Donne di tutte le nazionalità’
La storia insegna, basta volerla leggere
Emerge così uno dei tanti aspetti di un’epoca che ha segnato la storia, mentre il nostro colloquio volge al ternine. Un colloquio interessante in cui l’autrice si apre, anche nella sua dimensione di madre, di moglie.
Un racconto che, pur inserendosi all’interno della presentazione del suo libro, nel clima salottiero creatosi, induce a un’amara considerazione, alla luce degli attuali accadimenti che stanno sconvolgendo il mondo.
La storia insegna, basta saperla o volerla leggere. Basta sapere o volere imparare.