di Vincenzo Cacciopoli
La Commissione europea ha approvato oggi la richiesta di revisione mirata del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) dell’Italia, presentata il 4 marzo 2024. Le modifiche proposte sono di natura tecnica e fanno seguito alla revisione completa del piano italiano adottata dal Consiglio l’8 dicembre 2023, specifica l’esecutivo Ue in una nota.
Il Pnrr italiano ammonta a 194,4 miliardi di euro, di cui 71,8 miliardi di euro in sovvenzioni e 122,6 miliardi di euro in prestiti e comprende un totale di 620 tappe e obiettivi, 66 riforme e 150 investimenti, ricorda ancora l’esecutivo Ue. Come si legge nel comunicato, ad oggi la Commissione ha erogato più del 50 per cento dei fondi stanziati per l’Italia nell’ambito dello strumento di ripresa e resilienza, ovvero oltre 102 miliardi di euro, compreso il prefinanziamento.Ad oggi, la Commissione ha versato piu’ del 50% dei fondi assegnati all’Italia nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza, vale a dire piu’ di 102 miliardi di euro, compresi i prefinanziamenti.
“La revisione è diretta alla correzione di alcuni elementi tecnici, necessaria per la piena attuazione del Pnrr come modificato alla fine dello scorso anno. La proposta di revisione seguirà ora il consueto iter di approvazione. L’adozione da parte del Consiglio Ue è prevista nel corso delle prossime settimane. L’approvazione di oggi conferma la costante e proficua collaborazione del governo con i servizi della commissione” ha dichiarato in una nota il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto. Insomma un altro tassello importante verso quella realizzazione del più importante piano che ha disposizione il nostro paese dal dopoguerra ad oggi. D’altra parte l’Italia è il paese nell’Unione europea che ha incassato più rate del proprio Pnrr: quattro, contro le tre di Grecia, Spagna e Portogallo. Relativamente rassicurante è anche il fatto che l’Italia sia anche il Paese europeo più avanti nel numero assoluto di «traguardi» e «obiettivi» legati agli investimenti raggiunti secondo Bruxelles, oltre cento (in tutto ne ha oltre 370). Avanti rispetto agli altri Paesi l’Italia è anche nel numero di «traguardi» e «obiettivi» centrati sulle riforme, un’area su cui solo la Spagna sembra aver fatto meglio. Nei giorni scorsi anche la grande banca d’affari americana Goldman Sachs ha espresso fiducia sul piano che sta portando avanti il ministro Fitto con grande solerzia, Filippo Taddei , managing director della banca ha detto che : «Il vero risultato del Pnrr — dice — sarà nell’impatto sulla crescita di lungo periodo e su quello ho ragionevole fiducia, in un Paese che da un decennio ha forte carenza di investimenti». Nelle stime governative il Pnrr è tornato a valere una crescita aggiuntiva al 2026 del 3,4%, risalendo di tre decimali rispetto al +3,1% indicato in autunno nello scorso programma di bilancio proprio grazie alla revisione concordata con la Ue. Nel confronto con la versione originaria, ribadisce infatti il Def nella sezione III sul Programma nazionale di riforma, il nuovo Piano squaderna «maggiori risorse nette stanziate» e soprattutto mostra un «aumento dei progetti aggiuntivi» per 12,3 miliardi di euro. Progetti che insieme all’aumento atteso nella spesa effettiva assorbono spazi fiscali alle altre misure, dando qualche argomento aggiuntivo a sostegno delle ipotesi di proroga; ma che dal lato dell’economia reale appaiono essenziali. Il rapporto fra effetto Pnrr e stima di crescita complessiva si attesa all’83% nel 2025, per atterrare al 73% nell’anno successivo, quello finale del Piano (salvo proroghe). Il profilo è leggermente decrescente, ma viaggia comunque su livelli assai più alti rispetto al passato: lo stesso rapporto si è attestato al 44% nel 2023 (+0,4% dal Pnrr su un +0,9% complessivo), dopo un 2021-22 in cui il ruolo del Piano sull’aumento del Pil è stato marginale (+0,2 e +0,3% mentre l’economia cresceva dell’8,3% e del 4%).