Riceviamo e pubblichiamo
Alice Ceccarelli
Ogni anno, l’Italia commemora il 25 aprile la Liberazione nazionale dall‘occupazione nazista e dal regime fascista. Viene così ricordato il periodo della Resistenza, che ha portato alla definitiva liberazione del popolo italiano dall’oppressore fascista e alla creazione della nuova Italia democratica e antifascista.
Il 25 aprile 1945 il Comitato di Liberazione nazionale (CLN), che riuniva i partiti antifascisti italiani e coordinava le attività dei partigiani, proclamò l’insurrezione nei territori italiani ancora occupati dai nazifascisti; vennero date indicazioni per attaccare i presidi fascisti e tedeschi, specialmente nel nord Italia, e spingerli alla resa. Allo stesso tempo, il CLN assunse i poteri e stabilì la condanna a morte di tutti i gerarchi fascisti. La lotta dei partigiani italiani anticipò di qualche giorno l’arrivo delle truppe alleate, che firmarono la resa il 29 aprile a Caserta, stabilendo di fatto la fine del dominio fascista e nazista in Italia.
Nel 1946 viene festeggiata per la prima volta la ricorrenza della Liberazione su proposta del Presidente del Consiglio Alcide de Gasperi; il decreto, emanato dal re Umberto II di Savoia, luogotenente del Regno di Italia, stabiliva la “celebrazione della totale liberazione del territorio italiano”, dichiarando il 25 aprile 1946 “festa nazionale”. La ricorrenza verrà istituzionalizzata quale giorno festivo a partire dal 1949.
In occasione del decennale della Liberazione, nel 1955, il Movimento sociale italiano, di ispirazione neofascista, portò avanti una campagna di abolizione della festività, organizzando nello stesso aprile una celebrazione in ricordo dei caduti della Repubblica sociale italiana. L’allora Presidente del Consiglio Mario Scelba commentò durante la celebrazione del decennale: “Se ricordiamo le tragiche vicende della più recente storia d’Italia non è per […] coltivare la divisione, ma perché vano sarebbe il ricordo dei morti e la celebrazione dei sacrifici sofferti se non ne intendessimo il significato più genuino ed il valore immanente, se gli italiani non avessero a trar profitto dagli insegnamenti delle loro comuni< esperienze”.
Nel 1973, invece, Sandro Pertini, dopo gli accadimenti del giovedì nero di Milano, che videro protagonisti una serie di militanti di gruppi neofascisti, tra cui l’attuale Presidente del Senato Ignazio La Russa, rivolse il suo discorso a “coloro che vorrebbero ancora una volta […] uccidere la libertà, di questi sciagurati, rifiuti di fogna, che sono i neofascisti”. La celebrazione del 25 aprile avviene tutt’oggi con il tradizionale discorso del Presidente della Repubblica e con la deposizione di una corona d’alloro al Vittoriano, “in memoria di quanti hanno perso la vita per ridare indipendenza, unità nazionale, libertà, dignità, a un Paese dilaniato dalle guerre del fascismo, diviso e occupato dal regime sanguinario del nazismo, per ricostruire sulle macerie materiali e morali della dittatura una nuova comunità”, utilizzando le parole del Presidente Sergio Mattarella espresse durante il discorso del 25 aprile 2023.
Ricordare l’anniversario della Liberazione è centrale nella storia della democrazia italiana: non è solo celebrare la memoria della Resistenza contro il fascismo, ma anche riaffermare il valore della libertà, schiacciato dal mito della guerra e della prevaricazione in epoca fascista. Festeggiare la Liberazione è celebrare gli italiani che ci hanno dato la possibilità di vivere a pieno i nostri diritti, che ci hanno concesso di essere liberi e di poter dire a voce alta: Viva l’Italia antifascista.