I Tecnici della Presidenza del Consigli dei Ministri stanno predisponendo le nuove linee di indirizzo sull’affido dei minori. L’intenzione è quella di arrivare a un documento più chiaro che sostituisca le precedenti disposizioni dell’ormi lontano 2012. Tra le principali novità del disegno di legge sui minori in affido emergono un registro nazionale, e uno in ogni tribunale per tenere traccia delle situazioni critiche.
Funzionale a quest’obiettivo sarà l’istituzione di un Osservatorio nazionale per monitorare eventuali anomalie nelle strutture di affido e, laddove necessario, promuovere delle ispezioni. Alla base delle nuove linee guida, c’è l’intenzione di evitare istituzionalizzazioni improprie e affidamenti lontani dalla famiglia sine die (senza un termine ultimo). Il termine “istituzionalizzazione” si riferisce al processo di collocare i minori in istituzioni o strutture residenziali anziché affidarli a famiglie, genitori adottivi o altri caregiver familiari. Insomma, viene ridefinito il senso stesso dell’affido: le nuove Linee guida sottolineano che l’obiettivo di questo istituto non può mai essere quello di separare, bensì di riunificare una famiglia in difficoltà.
Anzi, viene scritto nero su bianco che l’obiettivo dell’affido è preventivo, perché può prevenire un allontanamento dalla famiglia d’origine, che non deve certo favorire. Il ddl sull’affido, quindi, muove dall’interesse superiore del minore e danno spazio a ulteriori principii: il diritto alla continuità degli affetti, il dovere di ascoltare i minorenni in tutte le fasi dell’affidamento familiare, l’attenzione a nuovi presìdi in grado di far rispettare meglio la durata limitata dell’accoglienza e/o dare un’alternativa alla istituzionalizzazione.
D’altronde, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva evidenziato l’importanza di riordinare il sistema degli affidi già nell’intervento alla Camera per ottenere la fiducia del suo Governo. Insomma, l’affidamento in strutture o in altre famiglie dovrà essere (quasi) una extrema ratio, mentre si dovranno favorire forme di affidamento familiare che non implichino, quando possibile, la separazione del bambino dalla sua famiglia. A tal fine, occorrerà sostenere le varie forme di solidarietà intrafamiliare (presso parenti), l’affidamento diurno o residenziale part-time e la vicinanza solidale tra famiglie. Le nuove linee di indirizzo sono:
Affidamento familiare consensuale, il più diffuso insieme a quello giudiziale: l’affido è disposto dai servizi sociali in accordo con la famiglia di origine. Le linee guida raccomandano di favorire questo tipo di soluzione;
Affidamento giudiziale: qui, il provvedimento viene predisposto dal giudice;
Affidamento intrafamiliare: il minore viene affidato a parenti fino al quarto grado. Questa soluzione, tra gli altri casi, viene favorita dalla legge 4/2018 per gli orfani di crimini domestici (quando un minore rimane privo di un genitore, vittima della violenza del coniuge). La legge prevede che il giudice preferisca la continuità delle relazioni affettive che si erano consolidate tra il bambino e i parenti fino al terzo grado. Vista la peculiarità della situazione, però, serve un adeguato accertamento sulle capacità genitoriali, le competenze educative ed emotive degli affidatari.
Marcario Giacomo
Editorialista de Il Corriere Nazionale