Di Letizia Ceroni
Un paradiso malato
il cancro del Dio denaro lo sta lentamente divorando.
Mentre percorro le sue strade,resto sempre col fiato sospeso
nell’ammirare il suo paesaggio sempre diverso.
Piccole valli e picchi ripidi
rocce antiche che il vento ha scolpito
divertendosi come un pazzo scultore
alberi piegati dal continuo soffiare del vento sugli altopiani
foreste intricate e misteriose
pianure arse dal sole d’estate e verdi e fiorite d’inverno,
macchie di cespugli tra le rocce dai colori strani
coperte di muschio nelle zone d’ombra.
Antichi nuraghi che cercano di resistere indomiti
al tempo e alla incuria
testimonianze di un passato misterioso,
ti guardano muti e severi dall’alto di colline.
Piccoli fiumi quasi inesistenti che a volte
si riempiono e ruggiscono di onde e cascate
per poi ritornare piccoli e nascosti da rigogliosi cespugli fioriti.
Gente che con tenacia e dignità
lotta per non far morire la storia millenaria delle sue tradizioni,
maschere antiche tragiche ed enigmatiche,
riti tribali di caccia e mistero.
Suoni ed echi di spazi immensi,
dove la libertà diventa palpabile, e puoi volare su ali di falco
negli ampi giri sullo sfondo di un cielo azzurro
solcato da nubi veloci.
E poi arrivi al mare.
E chiudi gli occhi e aspiri il suo profumo………..
così meraviglioso da sembrare un sogno
ed hai quasi paura che,aprendo gli occhi
sia svanito come un miraggio…….
ma no,è ancora lì,è la realtà e tu immagini di volare
su ali di gabbiano e quasi senti la brezza tiepida su di te.
E tutto questo sta morendo lentamente
ucciso dalla stupidità umana
che pensa tutto gli sia dovuto.