Del 8 Aprile 2024 alle ore 21:01
di Irene Agovino
Come ben detto dalla prof.ssa Fariah Sabahi, l’Iran è una nazione complessa, con ottanta cinque milione di abitanti e con molti che, paradossalmente, preferiscono Bibi ad Hamas. Ciò è dovuto in primis ad una certa visione più laica di alcuni, che mal si sposa con l’ideologia islamista del gruppo palestinese, ma anche per una questione economica. Le proteste dell’anno scorso- che noi occidentali abbiamo definito solo per l’hijiab obbligatorio- sono in realtà dovute anche ad altro: la fortissima crisi economica che nemmeno Rouhani ha saputo migliorare. E spendere milioni di dollari per dei sunniti, per quanto i “fratelli”palestinesi di Gaza possano fare simpatia, quando già si spendono soldi e uomini in Siria, potrebbe destabilizzare un regime non fragile, ma sicuramente non così stabile come gli ayatollah affermano.
Quando nel 1979 cadde lo Scià di Persia, Reza Pahalavi, l’ayatollah Khomeini prese il potere e la retorica antisraeliana prese piede ovunque: Teheran divenne piena di murales e di cartelloni con disegnato Satana(gli Usa) con in braccio suo figlio(Israele) o un mostro con la stella ebraica. Prima con lo Scià, il rapporto con Israele era formale, ma non conflittuale, anzi, nel 1950, l’Iran fu l’unico Paese mediorientale a riconoscere il neo Stato ebraico.
Nonostante la retorica post Rivoluzione sciita, l’Iran ricevette molto supporto proprio dal “piccolo” Satana, con circa l’80% delle armi contro l’Iraq, fornite proprio dallo Stato sionista. Ma come mai?
È presto detto, poiché all’epoca Israele temeva molto di più Saddam- che si mostrava anche amico personale di Yasser Arafat- che delle minacce abitudinarie dell’Iran, il quale, voleva solo vincere la guerra, anche se ha fornirgli armi era il figlio dei nemici dell’Islam, come Israele.
Senza contare che l’Iran non amava nessun movimento palestinese; non certo Yasser Arafat, troppo laico per Khomeini, né tantomeno il nascente Hamas, che rappresentava gli odiati “Fratelli Musulmani”, considerati serpenti dall’ayatollah, senza però rinunciare a condannare l’illegale occupazione della Palestina.
Solo dagli anni 90 in poi, con Khatami e soprattutto con Ahmadinejad il regime iraniano si avvicinò alle istanze di Hamas e cominciò a finanziarlo con cifre- oggi improponibili- molto importanti. I pasdaran della Rivoluzione cominciarono a frequentare membri delle brigate Ezzedin el Qassam ed ad addestrarli, come forse hanno fatto anche con il massacro del 7 ottobre. Senza l’oblio della situazione di tredici anni di guerra in Siria, dove l’Iran e lo Stato sionista combattono e dove- difficilmente- si vuole una guerra diretta tra le due Nazioni. Non la vogliono i popoli e sicuramente, se vogliono ancora il potere, i politici.
L’articolo Il complesso rapporto tra Israele e l’Iran è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.