Il centro storico di Altamura continua a regalare delle emozioni grazie alle ricerche ad ampio spettro del giornalista e scrittore Giovanni Mercadante che da 50 anni setaccia il borgo antico e il territorio disseminato di masserie.
Un grazie, precisa il giornalista, va all’impresa Edilnext2020 del Cav. del Lavoro Pietro Di Leo, al Geom. Domenico Parisi, e alla dr.ssa Raguso proprietaria del primo piano dell’antico palazzo della nobile famiglia Rossi, che gli hanno permesso di visitare la struttura a fine lavori.
L’antico edificio era già stato trattato dallo scrittore 30 anni fa nel suo volume “Altamura nobilissima”/Schena Ed./Fasano; questa volta però, prima di andare in stampa col prossimo lavoro “Altamura e i palazzi nobiliari” ha avuto la fortuna di aggiungere delle chicche per il godimento dei suoi affezionati lettori e non.
Due sono le riscoperte: il Palazzo Rossi e il Palazzo Campanile. Procediamo in ordine.
Il Palazzo Rossi, situato ad angolo tra Corso Federico II di Svevia e Via Giuseppe Luciani, è una struttura che risale, secondo fonti documentali, al XIV-XV secolo.
Lo affermava soprattutto l’ultimo discendente, lo scomparso ing. Pasquale Rossi con cui lo scrittore ha avuto una frequentazione diretta.
Questo antico Casato annovera nella sua genealogia il prelato Francesco Rossi, primo vescovo della Diocesi di Altamura (1477-1527).
I lavori di restauro hanno portato al suo antico splendore sia la struttura esterna che i numerosi ambienti dell’appartamento del primo piano.
La facciata in via G. Luciani presenta all’apice un campanile a vela, la cui campana sarà ricollocata al suo posto.
E’ stato ripulito lo stemma che si trova al primo piano rappresentato dall’arma araldica: “un leone rampante accompagnato da tre rose purpuree, 2 sulle zampe anteriori e 1 su quella posteriore”.
Le stanze al primo piano presentano tutt’oggi le caratteristiche di volte a vela con spigoli che scendono sulle mensole dove scaricano il loro peso.
La famiglia Rossi fu una di quelle più nobili e facoltose di Altamura riportate nel registro delle “Famiglie nobili” compilato nel XV secolo, andato smarrito e poi ritrovato dopo la peste del 1527. Successivamente nel 1572 con solenne cerimonia del 19 settembre di quell’anno, alla presenza del notaio Mario Continisio, le 28 famiglie che rappresentavano “La piazza chiusa” furono nuovamente registrate; documentazione intercettata dallo scrittore G. Mercadante con l’impegno che questa vota sarà pubblicata integralmente per il godimento dei lettori.
Due stanze nell’appartamento del primo piano presentano un ciclo pittorico a firma del pittore di famiglia Pasquale Rossi (omonimo del primo) nato nel 1861 e morto nel 1945.
Le immagini ritraggono degli scorci della Murgia, alberi in fiore, ambienti rurali e lacustri, un gruppo di falchetti in volo; mentre lungo le pareti una cornice a stucco delimita la scenografica con ulteriori rappresentazioni di ghirlande, fiori, grappoli d’uva e volti di donne, bambine, e una Madonna con Bambino.
Insomma un tripudio alla natura. Il volto di una giovane donna con un fazzoletto rosso, rappresentato in una ghirlanda, riporta la data 1923 con la firma P. Rossi; mentre nella seconda stanza un altro ciclo pittorico è stato eseguito alcuni anni più tardi, la cui data con firma è registrata in un tondo con il volto di una bambina: 1928.
Il palazzo accorpa un locale con portale a bugnato nonché una cappella, dedicata a S. Filomena; entrambi gli ingressi sono in Corso Federico II di Svevia. La chiesetta padronale di circa 15 metri quadrati, anche se utilizzata nel secolo scorso come negozio di merceria, ha mantenuto la sua integrità insieme con l’altare; sulla parete sinistra è disegnato lo stemma di famiglia; sotto una iscrizione ricorda la nobildonna Maria Giuseppa Rossi, morta A.D. 12 gennaio 1832.
L’altro edificio situato ad angolo tra via Laudati e Via/Arco Pasquale Loiudice, definibile come “Casa palazziata” , appartenuto all’antica famiglia Campanile, in fase di restauro da parte della stessa Impresa Edilext2020, è stata una conferma per lo scrittore G. Mercadante che fu la dimora del predetto Casato.
Anche qui la struttura è nobilitata dalle volte a vela, con spigoli che poggiano su mensole; due stanze con affaccio su via Laudati con ambienti caratterizzati da elementi strutturali suggeriscono che erano salette di rappresentanza e dovevano accogliere nel rettangolo della volta lo stemma di famiglia: “un campanile”, arma parlante.
Altro argomento interessante è il locale sotto l’arco di Via Pasquale Loiudice, facente parte dell’intero immobile. La descrizione viene lasciata a beneficio del libro “Altamura Palazzi Nobiliari”, la cui pubblicazione è prevista nei mesi prossimi.
L’articolo Due palazzi nobiliari (Rossi e Campanile) del centro storico accendono i riflettori nella storia di Altamura è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.