di Franco Faggiano
Dissertare sulla letteratura che diventa una pellicola al cinema non sempre è semplice. Sia perché è difficile trarre da un libro un’adeguata sceneggiatura per un film, sia perché i film, anche con l’importante presenza di grandi produttori e di famosi registi e attori, non è scontato che sortiscano dei buoni risultati. Diverso, a mio avviso, è quando parliamo degli scritti di J.R.R. Tolkien. Ma chi era costui? John Ronald Reul Tolkien (1892–1973), massimo studioso di letteratura inglese medievale ed anglosassone (forse il più grande del secolo passato), scrisse la trilogia de Il Signore degli Anelli nell’arco di quattordici anni, nel periodo in cui era professore ad Oxford. Questa saga, è venuta crescendo tra le dita allo studioso innamorato dei suoi studi severi, con la creazione di atmosfere oniriche e rare. C.S. Lewis ha scritto al riguardo: “Non è immaginario il mondo che Tolkien ha proiettato, così molteplice, vero e completo nella sua intima coerenza. Nessun altro mondo è così palesemente oggettivo, purificato da ogni psicologismo individuale legato all’autore”. Elémire Zolla, invece, ha scritto: “Tolkien riparla, in una lingua che ha la semplicità dell’anglosassone o del medioinglese, di paesaggi che pare di aver già amato leggendo Beowulf o Sir Gawain o La Mort d’Arthur, di creature campate tra il mondo sublunare e il terzo cielo, di archetipi divenuti figure”. Quindi, da come si evince da questi sintetici commenti di autorevoli personaggi della letteratura, non si esagera a definire l’opera letteraria di Tolkien un autentico capolavoro, e di lui l’inventore del genere letterario fantasy (certamente, un genere, con importanti influenze date dalla storia e dalle leggende del Medioevo occidentale e, in particolare, dalla mitologia Norrena).
Come spesso avviene, però, la diffusione di massa è avvenuta grazie alla trasposizione cinematografica di qualche anno addietro in tre fantastici film (o parti che dir si voglia) dell’opera letteraria: La compagnia dell’Anello, Le Due Torri e Il ritorno del Re. Peter Jackson, il bravo regista, ha saputo creare una trilogia (poi continuata, anche se con un prequel, con Lo Hobbit) che rimarrà sicuramente nella storia del cinema (n.d.a.: non è un caso il notevole numero di premi ricevuti, tra cui diversi Oscar.) e nella memoria di chi è un cultore del genere. Ed è proprio al cinema che, oltre a viaggi perigliosi nelle più disparate lande, ad eventi drammatici e commoventi, a momenti di profonda e filosofica conversazione, e a dolci attimi d’amore, quasi platonico, come tra Aragorn e Arwen (principessa elfo di Gran Burrone), è soprattutto il combattimento che prende forma e ne rimane fortemente esaltato, in particolare con l’uso della spada e dell’arco, entrambi simboli solari regali. Ad esempio, per chi ha visto la seconda parte (Le Due Torri), ricorderà la battaglia nel Fosso di Helm, dove le forze del bene e quelle del male si scontrano. Gli elfi comandati al tiro da Aragorn, re erede in esilio del regno di Gondor, nel linguaggio elfico quenya (n.d.a.: linguaggio creato dallo stesso Tolkien sulla base del latino, del finnico e del greco.), creano un pathos ineguagliabile scoccando le loro frecce dalle mura e, successivamente, continuando il cruento scontro corpo a corpo con spade di diversa foggia. Per meglio comprendere però l’insieme, è bene spiegare sommariamente chi sono i personaggi della Terra di Mezzo.
Stregoni: chiamati Istari erano Maira, cioè messaggeri inviati a contrastare il potere di Sauron (il forgiatore dell’anello). Sono molto vecchi, ma il trascorrere del tempo non li cambia. Si vestono di colori diversi, a seconda della loro abilità e del loro grado: il bianco è quello più alto. Umani: hanno qualità limitate rispetto alle altre razze, non riescono ad indovinare i pensieri e sono meno abili nelle arti e nelle scienze. Hobbit: gentili di natura, sono i più piccoli abitanti della Terra di Mezzo. Alti circa un metro e venti centimetri, hanno piedi grandi e pelosi, con la pelle talmente dura che non hanno bisogno di usare scarpe. Vivono a contatto con la natura e in caverne arredate dentro la collina. Elfi: eleganti, e più alti degli umani. Sono immortali e il passare del tempo non li invecchia, tuttavia li rende più saggi. Nani: piccoli, forti e coraggiosi, sono alti meno di un metro e mezzo, e resistono al fuoco. Grandi minatori ed abilissimi artigiani, lavorano pietre, gioielli e metalli. Per orchi e altri, rimando i lettori alla lettura dei libri o, quanto meno, alla visione dei film. In sintesi, vediamo di seguito la storia. L’Unico Anello, forgiato migliaia di anni prima dallo Stregone Sauron, finisce – tramite lo zio Bilbo Baggins che aveva trovato l’anello perso da Gollum (tenero e mostruoso personaggio, originariamente un Hobbit) – nelle mani del giovane Frodo della Contea, il quale in compagnia di tre fidati amici Hobbit (Sam, Pipino e Merry) insieme al prode re Aragorn, raggiunge il Gran Burrone (terra degli Elfi), sotto la terribile minaccia dei Nazgul, gli spettrali Cavalieri Neri (schiavi dei nove anelli, un tempo uomini e re).
Lì nasce la Compagnia dell’Anello, composta dai quattro Hobbit, da Gandalf il Grigio (che poi diventa il Bianco), da Legolas l’elfo, da Gimli il nano, e da Aragorn e Boromir, nobili guerrieri. Obiettivo: raggiungere il Monte Fato (il regno di Sauron) e distruggere l’anello e con lui le forze del male che Sauron, anche grazie all’alleanza con Saruman (l’altro Stregone [Bianco] soggiogato dal potere oscuro) hanno generato (tra cui gli Uruk-Hai, orchi giganteschi e più potenti).
È chiaro che ometto di scrivere come finisce per permettere a chi non ha letto i libri o non ha visto i film di assaporare fino in fondo questa fantastica trilogia. Dunque, la saga de Il Signore degli Anelli – sebbene si tratti di letteratura cosiddetta fantasy – nei suoi contenuti è molto più attuale di quanto possa apparentemente sembrare, visto che il filo conduttore di tutta l’opera è la ricerca della pace, anche se tramite l’inevitabile guerra, eliminando il male grazie a chi crede nel bene. A voi, quindi, l’invito alla lettura dei suoi libri, intrisi di innumerevoli sfaccettature, al fine di trovare e vivere una dimensione straordinaria!
Franco Faggiano, membro per diversi anni della Società Tolkieniana Italiana. Ha collaborato giornalisticamente dal 1988 con numerose riviste, pubblicando saggi, articoli e foto.
Fonti bibliografiche:
Il Signore degli Anelli – J.R.R. Tolkien – Ed. Bompiani;
Il Signore degli Anelli: Armi e Battaglie – Chris Smith – Ed. Bompiani;
Dizionario dell’Universo di J.R.R. Tolkien – a cura della Società Tolkieniana Italiana – Ed. Bompiani;
La Trilogia Il Signore degli Anelli – CIAK Dietro le quinte dei Grandi Film – Mondadori.
L’articolo J.R.R. Tolkien e la trilogia de “Il Signore degli Anelli” è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.