Del 30 Marzo 2024 alle ore 17:01
Convergenza tra soggettività e oggettività nella ricerca della verità.
Ritter, filosofo tedesco del XIX secolo, elaborò teorie sull’evoluzione della scienza e del pensiero umano. Secondo la sua visione, la rivoluzione scientifica determinò una separazione tra l’essere (ens) e il bello (pulchrum), mostrando che la scienza si concentra sempre più sull’oggettività e sulla conoscenza empirica, a scapito della bellezza e della soggettività, separazione che conduce alla diversificazione delle discipline scientifiche con maggiore specializzazione nella ricerca.
Durante il periodo 1947/48, Ritter spiega la dissociazione tra ens e pulchrum. L’ens, oggetto di studio delle scienze e della metafisica, diviene accessibile solo alla ragione e ai concetti, mentre il pulchrum è percepibile attraverso i sensi e non ai contenuti concettuali portando al rifiuto della teoria metafisica dell’immagine come copia di un archetipo.Fu introdotta anche una separazione tra immagine e ente, come si manifesta nelle avanguardie artistiche come Kandinsky e Malevic.
Queste avanguardie artistiche del XX secolo furono dei movimenti rivoluzionari che cambiarono radicalmente il modo di concepire l’arte tradizionale. Artisti come Wassily Kandinsky e Kazimir Malevich furono due figure di spicco di queste correnti. Secondo Kandinsky, uno dei precursori dell’arte astratta, l’arte è caratterizzata dall’assenza di raffigurazioni figurative e dalla predominanza di forme geometriche e colori vibranti, per lui l’arte doveva essere espressione diretta dell’anima cosìcchè, i colori e le forme potessero comunicare emozioni in modo più profondo rispetto alle rappresentazioni realistiche.
Malevich, invece, fu il fondatore del Suprematismo, un movimento che proponeva l’uso essenziale di forme geometriche, principalmente quadrati e cerchi su uno sfondo neutro, per esprimere idee di spiritualità e universalità. Il suo lavoro più famoso è il quadrato nero su sfondo bianco, che rappresenta il massimo grado di astrazione e riduzione degli elementi artistici.
Nell’arte estetica, l’immagine assume una dimensione autonoma rispetto all’archetipo e si basa esclusivamente sull’attività creativa del soggetto. Segue un ordine soggettivo che si discosta dall’ordine della realtà, la quale non può essere rappresentata con qualità sensibili. L’immaginazione diventa pertanto il metro dell’arte estetica, poiché è attraverso di essa che la soggettività dà forma alla verità al di fuori dei limiti della ragione. La verità non è riprodotta, ma creata. Questa creazione non è casuale, ma rappresenta l’essenza della soggettività nel mondo. Quindi, ciò che viene rappresentato in una performance artistica è il soggetto stesso. La verità, sia soggettiva che oggettiva, si manifesta attraverso la relazione emotiva tra il soggetto e il mondo circostante. Il concetto di bellezza ha senso solo in relazione ai sentimenti e non alla realtà esterna. Ritter afferma che il compito dell’estetica è far sì che la soggettività possa riconoscere il proprio mondo nella natura stessa.
Secondo Ritter, esiste una distinzione tra verità logica e verità estetica. La verità logica si riferisce all’astrazione, al calcolo matematico e ai concetti scientifici, mentre la verità estetica riguarda il mondo sensoriale, ossia il mondo percepibile attraverso i sensi.
Ritter sostiene che queste due forme di verità coesistono e si completano reciprocamente. L’estetica ha il compito di preservare il mondo dell’esperienza rispetto al mondo della razionalità. Per questo l’Aesthetica di Baumgarten del 1750 rappresenta un momento epocale, in quanto combina i concetti di arte liberale e conoscenza sensibile, affermando che nella forma d’arte appropriata, la conoscenza sensoriale raggiunge il massimo livello di perfezione. Questo implica che l’arte diventa il mezzo più sofisticato per comprendere il mondo sensoriale, un mondo soggettivo che non può essere pienamente compreso tramite strumenti scientifici o filosofici.
Qual è il metodo attraverso il quale possiamo giungere alla comprensione interpretativa della verità del mondo sensibile in cui viviamo, considerando che la nostra conoscenza è basata sul nostro punto di vista soggettivo anziché sull’oggetto in sé?
In tempi moderni, Ritter sostiene che la verità dell’arte sia intrinsecamente legata alla soggettività. Questa prospettiva solleva interrogativi su ciò che ha generato l’emergere improvviso di questo problema. Ma qual è stata l’innovazione della rivoluzione scientifica che ha portato gli intellettuali del XVII secolo a interrogarsi sulla validità delle percezioni e a cercare soluzioni ad essa? Secondo Ritter, l’estetica ha origine dalla crescente separazione tra l’uomo e la natura, che si è intensificata nel corso del 1962. Questa separazione ha trasformato la natura in un oggetto e ha portato a una nuova condizione sociale e culturale, influenzata dalla rivoluzione scientifica. In questa nuova condizione, l’uomo diventa soggetto e si trova in contrasto con l’oggetto, conflitto fondamentale che impedisce la ricomposizione dell’unità tra soggetto e oggetto.
Con la rivoluzione scientifica, la concezione della natura subisce un cambiamento epocale. La visione tradizionale della natura come qualcosa di inferiore al cielo visibile e strettamente legato alla vita umana sulla Terra, viene sostituita dalla visione eliocentrica di Copernico. Questa nuova prospettiva rappresenta la natura in una luce completamente diversa, fuori dagli schemi delle scienze naturali convenzionali. Si verifica quindi una trasformazione radicale, in cui la natura sembra “perdersi”, nel senso che la sua rappresentazione e comprensione vengono completamente ridefinite.
Secondo Ritter, l’estetica svolge un ruolo fondamentale nel modo in cui percepiamo e interpretiamo il mondo sensibile intorno a noi. In un’epoca in cui vi è una separazione sempre più marcata tra il soggetto e l’oggetto, l’arte diventa un mezzo per esprimere la propria verità interiore e per riconnettere l’uomo alla natura in un modo profondo, al di là delle convenzioni razionali e scientifiche. Attraverso l’estetica, siamo in grado di cogliere l’essenza della nostra esperienza sensoriale e dare voce alla nostra interiorità, riconoscendo la bellezza e la complessità del mondo che ci circonda.
L’articolo Relazione tra rivoluzione scientifica ed estetica dell’arte è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.