Del 29 Marzo 2024 alle ore 17:13
Il percorso verso uno sviluppo sostenibile delle imprese nel pieno rispetto dei fattori ESG è ormai avviato e imprescindibile. Ma a che punto siamo in Italia?
di Luca Greco
In base all’ESG Outlook di CRIF siamo sulla buona strada, ma c’è ancora molto da fare. L’8% delle imprese italiane non ha, infatti, ancora avviato un percorso di transizione sostenibile o lo ha fatto raggiungendo un livello molto basso di adeguatezza ai criteri ESG. Circa il 60% delle aziende, infatti, dimostra di avere un livello medio e basso, mentre poco più del 30% si trova in uno stadio avanzato.
Le aziende con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro sono quelle più avanti nel percorso di transizione sostenibile: nel 39% dei casi, infatti, queste imprese dimostrano alta e molto alta adeguatezza ai criteri ESG, contro il 33% delle imprese di fatturato inferiore.
Dati che raccontano che in questo percorso verso la sostenibilità aziendale sono le PMI ad avere più difficoltà di adeguamento.
Il fattore ambientale (E): Lombardia e Piemonte le regioni più virtuose
L’aspetto della sostenibilità ambientale è a oggi quello su cui si è posta una maggiore attenzione da parte delle imprese, non senza grosse differenze a livello settoriale e territoriale.
Se si considera lo score ambientale di CRIF, le regioni più virtuose sono Lombardia e Piemonte, con oltre il 60% delle aziende con un alto livello di adeguatezza.
A livello settoriale, invece, emerge che sono il settore immobiliare e quello delle attività per il tempo libero (leisure) a essere i più attenti all’ambiente.
Fattore sociale (S): il settore farmaceutico è il più attento
Se si considera invece l’aspetto della sostenibilità sociale (S), è il settore farmaceutico – con il 48% delle sue imprese con un livello di adeguatezza molto alto – a essere quello più avanti nel percorso di transizione sostenibile, mentre oltre un terzo delle aziende agricole presenta un forte ritardo.
Del resto, i temi sociali – come le politiche del lavoro e la sicurezza – sono strettamente correlati con la dimensione dell’azienda e l’analisi CRIF evidenzia come a un fatturato più alto corrisponda una maggiore adeguatezza sociale.
Su questo aspetto le regioni più virtuose sono quelle del Nord Italia e il Lazio.
Fattore sociale (S): il settore farmaceutico è il più attento
Se si considera invece l’aspetto della sostenibilità sociale (S), è il settore farmaceutico – con il 48% delle sue imprese con un livello di adeguatezza molto alto – a essere quello più avanti nel percorso di transizione sostenibile, mentre oltre un terzo delle aziende agricole presenta un forte ritardo.
Del resto, i temi sociali – come le politiche del lavoro e la sicurezza – sono strettamente correlati con la dimensione dell’azienda e l’analisi CRIF evidenzia come a un fatturato più alto corrisponda una maggiore adeguatezza sociale.
Su questo aspetto le regioni più virtuose sono quelle del Nord Italia e il Lazio.
ESG, l’importanza di valutare l’impatto dell’intera supply chain
Il percorso verso uno sviluppo sostenibile è imprescindibile, per ogni azienda, a prescindere dalla dimensione e
dal settore.
Oltre agli sforzi per adeguare la propria realtà ai criteri ESG, è importante valutare l’impatto sulla sostenibilità dell’intera supply chain.
Synesgy, la piattaforma digitale globale per la valutazione della sostenibilità ESG all’interno della supply chain, nasce proprio con l’obiettivo di incrementare consapevolezza e trasparenza nei processi delle filiere produttive.
fonte Cribis com
Foto di Mohamed Hassan da Pixabay
L’articolo Imprese italiane e criteri ESG: a che punto siamo? è già apparso su Il Corriere Nazionale.