Il Metano ha dato indubbiamente una mano in passato, ma è un potente gas a effetto serra. L’ultima relazione del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change, IPCC) ha evidenziato come i livelli di metano abbiano notevolmente superato quelli compatibili con l’obiettivo dell’accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. La riduzione delle emissioni di metano contribuirebbe rapidamente ed efficacemente al rallentamento dell’incremento delle temperature mondiali, ma, per raggiungere tali obiettivi, i paesi e le industrie di tutto il mondo dovrebbero intervenire adeguatamente anche sulla base di dati accurati sulle emissioni, a livello di fonte, con dati rilevati da satellite.
Rammentiamo come a fine anni 80 uno slogan incentivasse la riconversione al metano come fonte energetica. Uno spot istituzionale Snam ribadiva che “Sotto di noi c’è un cielo pulito: Il metano. Il metano ti dà una mano”
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Considerandone l’efficienza energetica, si tratta di un gas con un alto valore calorifico, il che significa che produce più calore per unità di volume rispetto ad altri combustibili fossili, come il carbone o il petrolio. È pertanto meno costoso rispetto all’elettricità o ad altri combustibili derivati dal petrolio, rendendolo una scelta economica conveniente per molti. Tra gli altri usi, quello per il riscaldamento domestico ha avuto indubbiamente vantaggi, ma anche svantaggi, con impatti negativi per l’ambiente, l’economia e la salute pubblica, comportando un ritardo nella transizione verso fonti di energia rinnovabile e più sostenibili.
Durante la combustione emette anidride carbonica (CO2), ossidi di azoto (NOx), che contribuiscono alla formazione di smog e pioggia acida, nonché particolato fine con ricadute negative sulla salute pubblica, anche per i connessi problemi respiratori che può indurre.
Inoltre, occorre considerare che le perdite di metano, durante l’estrazione e la distribuzione, possono aumentarne significativamente l’effetto sui cambiamenti climatici. Si stima abbia una capacità notevolmente maggiore della CO2 di produrre effetto serra, (80 volte più potente su un periodo di 20 anni secondo il Parlamento Europeo). Tuttavia gli impatti hanno una portata globale e la questione del quanto, così come del dove siano stati originariamente emessi i gas climalteranti, pur essendo importante per gli effetti, è maggiormente rilevante per gli impegni da assumere al fine di contrastare il cambiamento climatico.
Di recente la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato: “Oggi ridurre le emissioni di metano è fondamentale se vogliamo rispettare il limite di 1,5 gradi Celsius previsto dall’accordo di Parigi. Anche una sola frazione di grado può mitigare immediatamente l’aumento della temperatura globale. Abbiamo gli strumenti necessari per combattere lo spreco di gas causato dal rilascio e dalla combustione in torcia e usare le risorse recuperate a favore di una transizione energetica equa. Con il programma “Voi raccogliete/noi compriamo” mostriamo la via da seguire e destinando 175 milioni di € al Methane Finance Sprint aiuteremo ad agire anche i paesi a basso e medio reddito.”
La 29esima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, la Cop29, si terrà in Azerbaigian dall’11 al 24 novembre di quest’anno. La Commissione Europea ha ritenuto di elaborare una tabella di marcia, per diffondere in tutto il mondo, entro la COP29, il programma “Voi raccogliete/noi compriamo“, con l’obiettivo di incentivare le imprese a catturare e commercializzare il gas che andrebbe perso, e nello stesso tempo per rafforzare l’azione per le problematiche del clima e della sicurezza energetica. Si tratta di progetti di cattura e stoccaggio del carbonio.
Il programma sarà realizzato congiuntamente dall’Ue, dall’Algeria e dall’Egitto. Riportiamo infatti la dichiarazione della presidente: “Stiamo iniziando con i nostri partner nel Mediterraneo. E vorrei ringraziare l’Algeria e l’Egitto in particolare per la loro stretta collaborazione.”
Dunque, la Commissione europea, procedendo in tale direzione, a fine 2023 ha già presentato il primo regolamento dell’Ue per ridurre le emissioni di metano nel settore dell’energia, concordando su disposizioni definibili pioneristiche.
Per realizzare il Green Deal europeo e ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030, l’Ue obbligherà l’industria dei combustibili fossili a misurare, monitorare, comunicare e verificare adeguatamente le emissioni di metano, attenendosi a rigorose norme di monitoraggio, e ad intervenire per ridurle.
Entrando più nel dettaglio, il regolamento, al momento concordato, impone ai gestori di riferire, rendicontare periodicamente le loro attività alle autorità competenti sulle emissioni, obbligando le imprese petrolifere e del gas a effettuare indagini periodiche sulle loro apparecchiature, per rilevare e riparare le fuoriuscite di metano.
Viene precisato che il summenzionato rilascio in atmosfera e la combustione in torcia di routine saranno rigorosamente vietati, tranne in caso di motivi di sicurezza o di malfunzionamento delle apparecchiature, sarà quindi limitato il rilascio in atmosfera dalle miniere di carbone termico a partire dal 2027, imponendo condizioni più rigide dopo il 2031. Le imprese del settore fossile dovranno effettuare un inventario degli impianti o siti, per esempio pozzi e miniere, chiusi, inattivi, tappati e abbandonati, monitorando le loro emissioni e adottando un piano per ridurle tempestivamente.
La Commissione istituirà uno strumento di monitoraggio globale sugli emettitori di metano e un meccanismo di allerta rapida per gli eventi di super emissione.
Poiché l’UE importa gran parte del petrolio, del gas e del carbone che consuma, il regolamento riguarda anche le emissioni di metano associate a tali importazioni e si dovrà istituire una banca dati per la trasparenza del metano. Da gennaio 2027 sarà possibile concludere tali nuovi contratti di importazione solo con esportatori che adempiano agli stessi obblighi di misurazione, monitoraggio, comunicazione e verifica a cui devono attenersi i produttori dell’UE.
Inoltre, per gli Stati membri dell’UE, è stato annunciato un sostegno di 175 milioni di euro del Methane Finance Sprint. Lanciato da Canada, Unione Europea, Francia, Germania, Stati Uniti, Irlanda, Norvegia e leader filantropici, è sorto per mobilitare almeno 200 milioni di dollari per sviluppare progetti di “mitigazione delle emissioni di metano“. Tali fondi contribuiranno ad accelerare l’azione dei governi, dei settori produttivi e della società civile per ridurre le emissioni di gas metano, anche attraverso la rilevazione dei dati sul metano con l’uso di nuovi satelliti.
Intanto il 4 marzo scorso è stato lanciato un satellite, MethaneSat, sviluppato da un’organizzazione no-profit ambientale, l’Environmental Defense Fund, che cambierà il modo in cui fruire dei dati, consentendo di tracciare le emissioni invisibili tramite informazioni visibili, accessibili liberamente.
Il satellite è in grado di individuare anche emissioni minime con le sue capacità di imaging ad alta risoluzione e precisione, che si concentreranno su aree anche molto piccole, sino ad un km². Svolgerà un’attività di monitoraggio costante girando attorno alla Terra 15 volte al giorno, fornendo una visione globale sulle emissioni per l’80-90% delle regioni di produzione di petrolio e gas nel mondo.
Con notevole risoluzione e precisione, potrà consentire l’identificazione delle aree con maggiori emissioni, per sviluppare soluzioni tempestive, al fine di ridurle al minimo. La tecnologia di rilevamento utilizzata, uno spettrometro a infrarossi di nuova generazione molto sensibile, effettuando misurazioni ogni due giorni, consentirà una copertura globale e una risposta rapida alle variazioni delle emissioni. I dati raccolti saranno disponibili online gratuitamente, all’insegna della trasparenza.
Google collaborerà con MethaneSAT utilizzando l’intelligenza artificiale per determinare le fonti di emissioni di metano su vaste aree di interesse.
- L’accesso ai dati di MethaneSAT è disponibile sia da questo link sia sulla piattaforma di dati geospaziali Google Earth Engine link.
L’articolo MethaneSat per la visibilità è già apparso su Il Corriere Nazionale.