Tragico il bilancio delle vittime della strage di ieri sera al Crocus City Hall nei pressi di Mosca. Rivendicata la responsabilità dell’attacco dall’Isis-K
Sono terribili le immagini che fotografano una strage che ha mietuto oltre 60 vittime, tra cui anche bambini, e circa 145 feriti nella tarda serata di ieri a Mosca. Una folla inerme, preda della follia omicida di circa 4 uomini armati di kalashnikov che hanno fatto irruzione nella sala concerti del Crocus City, alla periferia della Capitale russa.
E, mentre il mondo intero ha espresso tutta la sua costernazione e la sua solidarietà di fronte a un attacco terroristico di tale ferocia, è arrivata la rivendicazione di esso da parte dell’Isis-K. Affiliato dello Stato Islamico, presente prevalentemente in territorio afghano.
Ma, nel contempo, si è diffusa la notizia secondo cui, nelle scorse settimane, l’intelligence americana avrebbe avvertito il Cremlino del pericolo attentati.
L’incendio, la paura, l’orrore
Tanti i filmati che raccontano la paura e l’orrore dei presenti all’interno del Crous City ieri sera, mentre l’assordante rumore degli spari echeggiava tra le grida di tutti.
Si cercava un rifugio, un’ancora di salvezza dietro i sedili e intanto la morte falcidiava vittime innocenti. Il fumo degli spari faceva calare un’ombra sinistra su uno scenario terribile e, subito dopo, un incendio improvviso divampava all’interno dell’edificio. Un incendio di tale intensità da richiedere l’intervento di elicotteri per domare le fiamme, che mettevano a repentaglio la stabilità di questa imponente struttura.
Facile dunque per gli attentatori allontanarsi, nel caos generale, a bordo di un’auto bianca. Probabilmente una Renault.
La rivendicazione, le accuse, le supposizioni
Una strage, dunque, che si racconta da sola, ma che apre il dibattito sulle cause e le responsabilità di un simile eccidio.
Come rivendicato dall’Isis, attraverso i propri canali mediali, i suoi militanti, responsabili dell’azione, sarebbero tutti sani e salvi. Mentre intanto è aperta la ‘‘caccia agli uomini’ da parte delle Forze dell’Ordine russe.
Dopo le congetture iniziali da parte del Cremlino di una ipotetica responsabilità ucraina della strage e le immediate smentite di Kiev, ci si interroga sul perché l’Isis abbia voluto colpire la Russia di Putin all’interno del suo territorio.
L’ipotesi più attendibile è quella del ruolo significativo avuto da Putin nel 2015 nella guerra civile siriana. Lo zar infatti si schierò al fianco del presidente Bashar al-Assad contro l’opposizione e contro lo Stato islamico. Ma resta solo un’ipotesi. Mentre sorprende la notizia trapelata da Washington, secondo cui circa due settimane fa l’ambasciata statunitense, presente in Russia, aveva avvertito il Cremlino dell’imminente pericolo di azioni terroristiche a Mosca da parte di gruppi estremisti
Ciò che sorprende ancora di più è l’atteggiamento di Putin di fronte a una simile notizia. Probabilmente accecato dal suo odio nei confronti dell’Occidente, ha infatti definito tale informazione ‘ricatto’.
‘Sembra un vero e proprio ricatto e un tentativo di intimidire e destabilizzare la nostra società’. Queste le parole usate dal glaciale Vladimir, sempre pronto a manipolare la realtà dei fatti, piegandola alla sua propaganda di legittimazione delle proprie azioni. E in questa ottica ha poi accusato l’Occidente di aver utilizzato tutti i possibili gruppi terroristici nei suoi interessi e, addirittura, di averne incoraggiato ogni possibile aggressione contro la Russia.
Un’accusa pesante che mette a nudo una lettura anacronistica e manipolatoria della realtà, ma anche un campanello d’allarme per l’Occidente.
Intanto, però, Mosca piange le sue vittime e il mondo esprime tutto il proprio sdegno per l’efferatezza di una simile strage, stringendosi idealmente attorno ai familiari delle vittime
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L’articolo Mosca piange le sue vittime e Putin parla di ricatti è già apparso su Il Corriere Nazionale.