Del 17 Marzo 2024 alle ore 22:30
di Raffaele Gaggioli
Haiti non ha mai avuto una storia felice. Sin dalla sua indipendenza dalla Francia nel 1804, il piccolo paese caraibico ha dovuto affrontare molteplici problemi e disgrazie, inclusi numerosi anni di dittatura ed instabilità politica.
Jovenel Moise, presidente di Haiti dal 2017 al 2021, era l’ultimo arrivato nella lunga lista di dittatori che hanno dominato lo stato caraibico sin dalla sua indipendenza. Per quasi quattro anni, Moise aveva governato il paese con il pugno di ferro, sospendendo le elezioni ed arrestando tutti i suoi potenziali avversari politici.
Nonostante la brutalità, Moise non era però stato in grado di fermare l’inesorabile collasso politico del suo paese. La crisi economica e i diversi disastri naturali, come il terremoto del 2010 e l’uragano Matthew nel 2016, avevano infatti fortemente indebolito il governo centrale haitiano.
Nel 2021 Moise fu ucciso in circostanze mai chiarite da un commando armato mentre si trovava nella sua dimora. La sua uccisione ha aperto in Haiti un vuoto di potere che nessuno è stato finora in grado di colmare.
Secondo la costituzione haitiana, il successore di Moise avrebbe dovuto essere il Presidente della Corte di cassazione. Tuttavia il giudice René Sylvestre era deceduto l’anno precedente dopo aver contratto il covid, lasciando come unico possibile candidato l’allora Primo Ministro Ariel Henry.
L’ascesa politica di Ariel non ha fatto altro che peggiorare l’instabilità politica di Haiti. Non solo il nuovo Presidente era estremamente impopolare, ma era stato anche accusato di essere uno dei mandanti dell’assassinio del suo predecessore.
Sin dall’inizio del suo governo, Ariel non era quindi sostenuto né dai civili né dalle forze armate haitiane ed era considerato un leader illegittimo dalla maggior parte delle forze politiche del paese. Se Haiti si trovava sull’orlo del baratro quando Moise era al potere, Ariel gli ha dato la spinta necessaria per caderci dentro.
Pochi mesi dopo la nomina del nuovo capo di stato, Haiti è stata infatti colpita da un terremoto di magnitudo 7.2 ed in seguito dall’uragano Grace che hanno provocato circa 2000 vittime. L’impopolarità di Ariel e la sua incapacità di affrontare queste emergenze aveva permesso a diverse bande di criminali di assumere il controllo in molte regioni in Haiti.
In meno di tre anni queste bande hanno espanso la loro influenza per tutta l’isola, riuscendo a reclutare anche numerosi soldati e poliziotti haitiani. Per questo motivo, il governo haitiano aveva tentato di ottenere il supporto militare della comunità internazionale per fronteggiare l’emergenza.
Ariel non ha fatto in tempo ad ottenere l’aiuto di cui aveva disperatamente bisogno. Il 2° marzo 2024, mentre il Presidente era in missione diplomatica in Kenya, Jimmy Cherizier, ex poliziotto e leader di una delle più grandi bande criminali in Haiti, ha assaltato le due principali prigioni del paese per liberare diverse migliaia di detenuti.
Ariel Henry, ora rifugiatosi in Porto Rico, ha già annunciato le sue dimissioni nel tentativo di porre fine all’anarchia dilagante in Haiti. Tuttavia i suoi tentativi non sembrano avere avuto alcun successo.
Il governo centrale sembra essere sparito dall’isola. Le diverse bande criminali hanno stabilito una tregua temporanea con Cherizier, accettando di collaborare con lui contro quel che è rimasto del governo haitiano.
L’aeroporto internazionale di Haiti e molti edifici governativi sono stati messi a ferro e fuoco dai diversi gruppi armati che oramai controllano l’80 % della capitale haitiana. La situazione è deteriorata al punto che diversi Paesi (tra cui la Germania, il Canada, la Francia, gli Stati Uniti e da ultimo l’intera Unione Europea) hanno già chiuso le proprie sedi diplomatiche in Haiti o richiamato la maggior parte dei loro impiegati.
Cherizier forse spera di diventare il nuovo dittatore di Haiti. Il suo rifiuto di permettere nuove elezioni dopo le dimissioni di Ariel e le sue purghe contro veri o presunti rivali politici sembrano indicare che il criminale voglia governare il paese caraibico come un signore della guerra del ventunesimo secolo.
Tuttavia Cherizier rischia di commettere gli stessi errori dei suoi predecessori. Eliminare i propri rivali politici ed avere dalla propria parte un massiccio numero di uomini armati, non è sufficiente per controllare Haiti.
L’alleanza tra Cherizier e le altre bande armate è estremamente instabile, motivata per lo più dal desiderio di saccheggiare quanto più possibile piuttosto che da qualsiasi strategia a lungo termine. Il rischio che l’alleanza si sfaldi o che un ambizioso sottoposto decida di eliminare Cherizier è molto alto.
Anche se Cherizier non ha motivo di temere un intervento della comunità internazionale, l’isolamento geopolitico di Haiti non aiuterà certamente la stabilità del paese. L’interruzione del commercio internazionale e la sospensione degli aiuti umanitari sta causando una diffusa carestia nel paese mentre la distruzione delle infrastrutture locali ha gravemente compromesso la situazione sanitaria dell’isola.
In ogni caso, è improbabile che la crisi haitiana venga risolta in breve tempo.
Raffaele Gaggioli
L’articolo La crisi haitiana è già apparso su Il Corriere Nazionale.