Del 16 Marzo 2024 alle ore 18:05
In merito al processo avviato nei confronti della società proprietaria della centrale termoelettrica di Monfalcone A2A Energiefuture, l’Associazione Ambientalista “Eugenio Rosmann” che ha tentato la via della costituzione nel procedimento, ha dovuto constatare che dopo la riforma Cartabia si sono notevolmente ridotti gli spazi per la partecipazione delle associazioni in materie che riguardino il Codice dell’Ambiente, che riserva al solo Ministero dell’Ambiente il titolo a costituirsi in giudizio e altri soggetti privati possono farlo solo se dimostrano di aver subito danni diretti. Com’è noto il Ministero e il Comune di Monfalcone non si sono costituiti, lasciando di fatto i cittadini privi di rappresentanza in giudizio, considerato che l’associazione non ha potuto sopperire a queste assenze.
Tuttavia bisogna considerare che siamo il terzo polo demografico della Regione, considerando i Comuni del Mandamento monfalconese e Duino-Aurisina, con una popolazione superiore ai 50.000 abitanti, popolazione fragile in quanto già colpita dalla tragedia dell’amianto: negli anni passati sono stati avviati degli studi sugli impatti sanitari dell’inquinamento. Nel 2014 la “Campagna di monitoraggio della qualità dell’aria nel comune di Monfalcone” dell’ARPA FVG, nel 2015 lo “Studio epidemiologico sull’incidenza dei tumori nelle donne isontine” coordinato dal prof.Barbone, nel 2016 lo studio epidemiologico riguardante i 14 comuni interessati dalle ricadute della centrale elettrica coordinato dal dott. Ferraino, lo studio sui licheni condotto da ARPA con il prof.Tretiach dell’Università di Trieste e prima quello del prof. Nimis per la Provincia di Gorizia.
Erano previste ulteriori indagini, ad esempio analisi sull’urina e il sangue delle donne che hanno vissuto vicino alla centrale, l’installazione di nuove centraline per il monitoraggio della qualità dell’aria, per approfondire e completare gli studi precedenti, ma quella stagione si è interrotta e la politica non ha proseguito su quella promettente strada.
Chiusa la centrale a carbone, oggi si prospetta una nuova grande centrale termoelettrica, sempre alimentata a fonti fossili come il gas, che a livello europeo sta vivendo un grosse difficoltà di approvvigionamento per le guerre in corso e come scelta appare fuori tempo mentre il resto d’Europa sta andando nella direzione delle fonti rinnovabili. Solo per citare il caso della Francia, che ha messo in campo l’obbiettivo di raddoppiare la velocità della decarbonizzazione con una serie di provvedimenti, dei quali il primo è quello che riguarda i parcheggi, per cui il governo francese ha stanziato ben nove miliardi di euro con l’obiettivo dichiarato di raggiungere gli 11 gigawatt di nuova energia, equivalenti a 10 reattori nucleari. In sostanza, tutti i parcheggi con più di 80 posti auto, compresi quelli già esistenti, saranno obbligati a montare pannelli fotovoltaici almeno sulla metà della loro superficie, pena delle sanzioni molto pesanti. Questo accanto a 50 nuovi parchi eolici offshore e la volontà è avere 200mila nuovi impianti fotovoltaici entro il 2050.
Al contrario il futuro di Monfalcone e dell’Italia intera, legherà ancora per diversi decenni la città al suo destino di grande polo energetico, frustrando le speranze di uno sviluppo diverso.
Tali temi e scelte a nostro avviso dovrebbero essere portati in un ampio dibattito pubblico, a partire dalla consulta comunale dell’ambiente, che per statuto dovrebbe essere riunita ogni 6 mesi ma che da quanto risulta non si riunisce più di due anni, risultando una perdita di democrazia per tutti.
La Segretaria Paola Barban
dell’Associazione ambientalista “Eugenio Rosmann”
L’articolo L’Associazione Rosmann sul processo alla centrale a carbone: fuori dal processo ma confidiamo nella giustizia è già apparso su Il Corriere Nazionale.