Del 16 Marzo 2024 alle ore 10:27
Ora il pianeta straripa di presidenti, governanti, direttori, amministratori, ispettori, ufficiali e generali, accademici e premi Nobel superalfabetizzati e masterizzati, ma non ha alcuna intenzione di garantire agli umani manco pane e acqua, se non daranno un taglio alla devastazione e all’avvelenamento fisico e culturale dell’intero Creato.
Rendendo gli esseri viventi capaci di acquisire tutta l’intelligenza istintiva necessaria per muoversi e usare la natura senza reciproci danneggiamenti; il Creatore aveva reso il mondo vivibile e la vita un dono per tutti: uomini, animali, piante, virus, batteri, muffe e chissà cos’altro per centinaia di migliaia di anni. II presente e il futuro non avevano scadenza settimanale come lo yogurt.
Poi è arrivata l’istruzione, l’informazione, la scienza, e in una manciata di secoli ha sprogrammato anzi ha resettato i cervelli fino a cancellare totalmente l’intelligenza “istintivo-adattativa“, che induceva gli umani e magari pure gli animali ad adattarsi alla Natura; e li ha riprogrammati in senso “logico- consumistico“, per cui ogni singolo individuo, pure se stupido come una capra, oggi pretende (in un delirio d’onnipotenza tipico dell’umano culturalmente modificato) che l’Umanità e il Creato debbano mettersi al suo servizio.
Il contadino, il pastore, il pescatore, il boscaiolo, (se protetti dalle patologie cerebrali indotte dalla “incultura” moderna) avrebbero saputo istintivamente, come lo hanno fatto per millenni, procurarsi di che vivere senza derubare il prossimo o devastare la natura.
Mentre l’uomo di “scienza”, fuori dal perimetro della sua minuscola conoscenza specialistica, (spacca capello in quattro), senza una visione d’insieme che la renda doppiamente compatibile, col diritto alla vita per l’umanità e nel rispetto del Creato, ha difficolta persino a trovare la via di casa.
Tant’è che oggi, (salvo rare e illustrissime eccezioni), i ladri, i truffatori e gli assassini non si sprecano tra i lavoratori poco acculturati e mal retribuiti, ma tra le teste d’uovo della scuola, stampa, politica, burocrazia, finanza e mercato.
Invece noi umani siamo culturalmente programmati per contribuire freneticamente al festival della distruzione, costruzione, consumo e profitto per miliardari, banche e multinazionali. E fame e morte per gli altri.
Insomma è la cultura non la politica a delimitarci la libertà consapevole e produttiva. Quella illimitata che pretendiamo dalla politica presunta democratica, è libertà omicida o suicida.
Un ingegnere, un avvocato, un commercialista, un giudice, un politico, un banchiere che osasse muoversi liberamente in una sala operatoria durante un intervento chirurgico, sarebbe più pericoloso di un elefante in una cristalleria.
Insomma, è una tragica illusione pensare che sia la “buona” politica a rendere il cittadino libero, consapevole, responsabile.
A delimitare la libertà degli uomini che non vogliono essere distruttivi, è la qualità della loro “cultura”, sempre che sia degna di questo nome.
Nemmeno il più genio del mondo ha la percezione totale dell’intero Creato. È come se oggi noi poveri umani ci trovassimo su una nave piena zeppa di ufficiali, ma priva di capitano capace di tracciare o modificare una rotta perché sia salvifica per tutti: senza fallimenti, guerre, carestie, epidemie, sconvolgimenti climatici.Al capezzale del mondo malato, professori e professionisti accreditano a sé i meriti del poco che sembrerebbe funzionare, e addebitano i guasti che affliggono l’Umanità ai loro colleghi prestati alla politica, industria e finanza.
Servirebbe un bagno mondiale di autocritica, partendo dal grande Carl Gustav Jung, che con l’umiltà propria di chi è consapevole dei limiti dell’intelligenza umana, ci ha fornito la chiave del buon senso con queste inequivocabili parole: “Se le cose grandi vanno male, è solo perché i singoli individui vanno male, perché io stesso vado male”.
Franco Luceri
L’articolo Due forze modellano l’Umanità: natura e cultura è già apparso su Il Corriere Nazionale.