Del 6 Marzo 2024 alle ore 19:41

di Camilla G. Iannacci

Il premio Nobel per la Letteratura nel 1975 non è uno dei “poeti laureati” di cui parla nella sua poesia: il suo canto, nella sua unicità, getta uno sguardo sull’Abisso e sul Nulla costitutivi della condizione umana.

La ricerca di senso connota in Eugenio Montale la singolarità del suo pensiero poetante: l’essere umano incessantemente si trova a dover fare i conti con “le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede” e nonostante la sua ragione tenti una spiegazione degli eventi tuttavia non riesce a trovarne il significato e le finalità.

La poesia di Eugenio Montale aprono un varco verso l’autenticità della condizione umana.

I versi del poeta

Eugenio Montale è un’espressione della singolarità del pensiero poetante e non è chi non lo veda nei suoi versi: “le cose sembrano vicine a tradire il loro ultimo segreto” infatti pensiamo di tenere “il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità” e, soprattutto, aspettiamo “di scoprire uno sbaglio di Natura” dopodiché scopriamo come siano vani i tentativi di fare luce su cosa sia la verità.

Lo scacco della Ragione

Il significato della vicenda umana torna a sfuggire alla comprensione. Qui si consuma lo scacco della ragione.

Pertanto la presa di coscienza è obbligata in quanto non si sfugge alla realtà: il logos, che spesso sfiora la hybris, si ritrae.

In questo passaggio, in questo farsi incerto ed umile della Ragione trionfante nella tecnica, paradossalmente, scopre il suo Essere e ne prende coscienza.

La finitezza dell’essere uomini

Da qui è necessario partire per trovare il nostro significato nell’universo, il senso dell’esistenza che risiede nella nostra consapevolezza, nel pensarci e riconoscerci nell’altro e nella nostra finitezza.

Il tramonto del Poeta Vate

 Non diversamente accade al poeta Montale che può solo donare “qualche storta sillaba e secca come un ramo” qui la figura del vate è archiviata tra gli arnesi della storia.

 L’ Indecidibile nella condizione umana

 

Anche la voce alta della poesia si scontra con l’imponderabile e l’indecidibile, a niente vale la richiesta di aprire uno squarcio, “il varco” di Montale per l’ appunto, il poeta lo dichiara quasi in modo programmatico “non domandarci la formula che mondi possa aprirti” perché non resta che “qualche storta sillaba e secca come un ramo”.

 La caduta delle illusioni

E’ la caduta di ogni illusione, Eugenio Montale indica, in questo modo, il tracciato “l’uomo che se ne va sicuro, l’ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro” e solo un miracolo è individuabile per ognuno e per il poeta stesso “il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me”.

Pertanto, nel caso rimanesse un’esile speranza sappi che “solo possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.

Il Nulla e l’Abisso nella poesia di Eugenio Montale

 Sì, possiamo ora dirlo “il calcolo dei dadi più non torna” e “se un giorno butteremo le maschere” ebbene solo allora ci sarà dato di accogliere il nostro vivere sull’orlo dell’ Abisso e del Nulla.

 Gli echi in Montale di Pascoli, Leopardi e Democrito

 Certo si sente l’eco di Pascoli, di Leopardi e Democrito ma la singolarità di Montale emerge chiara e riconoscibile: un unicum nel dialogo con i classici e una voce del nostro tempo.

Il “Correlativo Oggettivo” di Eliot nella poesia montaliana

 Il ricorso al “correlativo oggettivo”, che Eugenio Montale riprende da Thomas Stearns Eliot, nei versi  del poeta ligure si rigenera, diventa personalissimo, di conseguenza ingentilisce la sua voce e la differenzia dal poeta inglese.

 Il Tragico, l’Essere ed il Nulla nella Poesia e nella Filosofia

Ora lo sa, chi interrogava il poeta, cosa riserva il percorso della vita: “i cocci aguzzi di bottiglia” richiamano gli echi della tragedia greca e soprattutto la stessa condizione umana.

Eugenio Montale e Martin Heidegger

L’eco forte di “Essere e Tempo” di Heidegger ci porta ad uscire dall’inautentico, dal dominio del “sì” e della “chiacchiera”.

“La scienza ha ben altro da fare o da non fare” e  non resta che accogliere “il nulla alle mie spalle, ilvuoto dietro di me” nel guardare “la divina Indifferenza: la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato”.

 Alcuni versi di Montale

 “Meriggiare pallido e assorto/presso un rovente muro d’orto/ascoltare tra i pruni e gli sterpi/schiocchi di merli, frusci di serpi//sentire con triste meraviglia/com’è tutta la vita e il suo travaglio/in questo seguitare una muraglia/che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.” 

Camilla G. Iannacci

Di formazione classico-filosofica, ha seguito lezioni e conferenze di Filosofia alla Fondazione S. Carlo di Modena, ai Dip.ti delle Università di Torino e Firenze.

Ha partecipato al Bando del CNR ”Pubblicazione Opera: Opere Storiche, Filosofiche e Letterarie Italiane con particolare attenzione alla Riflessione Contemporanea” con “Il principio di indeterminatezza quale Ermeneutica del rapporto uomo-Physis”

Recensita in Storie distr. Feltrinelli, MI – Storia della Letteratura Italiana, Helicon Ed. a c.d. Prof. N. Bonifazi  con la prefazione del Prof. G. Luti ed alcune sue poesie sono apparse on line su www.espresso.it e alcuni racconti su  La Repubblica-Firenze

Ha ricevuto i seguenti premi: il CDCalendarsPirelliINTERNETional; il 1^ Premio del Concorso di Poesia “Pegaso-Dire” di Biella;

il 2^ Premio Internazionale di Poesia “La Piazzetta” di Salerno col Patrocinio di Presidenza e Senato della Repubblica; il 2^ Premio del Concorso di Prosa “Pegaso” di Biella;

è risultata 3^ classificata alla 25^ ed. del Premio Letterario internazionale “La Pira” del Centro studi “G. Donati” di Pistoia.

Pubblicazioni: Desideranza, Philopoiesis, Il post pop e lo human-tech-space, Ferragni e Fedez: Analitica, Morfogenesi e Singolarità dei Fashion blogger influencer nell’info-sfera dei social media

Ferragni and Fedez: Analysis and Morpho-genesis of a Singularity in the info-space-time of social media, Ferragni and Fedez: Media-Morphosis. Aphorism about the Ferragnez.

Ha curato le Pubblicazioni di Giacinto Plescia.

L’articolo Eugenio Montale: una singolarità del pensiero poetante dopo Heidegger è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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