Del 26 Febbraio 2024 alle ore 23:31
“Fin da piccolo ho sempre considerato questa breve vita un passaggio tra due silenzi assoluti”
Filosofando su antropologia, teologia, storia e cultura, Enrico Fratini, umbro doc, di Toscolano (Terni), narra la sua originale e atavica passione per il restauro e il collezionismo di auto funebri d’epoca. E’ il sentimento a muovere tutto per Enrico, non c’è dubbio alcuno e impossibile sia diversamente, e una ‘specializzazione’ tanto particolare quanto rara, saputa coltivare nel tempo e nella tecnica del modus operandi (che per lui è sacra teoria) di ‘mai smettere di imparare’. Tutto’ prese forma dalla nonna Amelia, quando egli aveva compiuto appena 3 anni. La guardava, incantato, mentre ella all’uncinetto creava opere d’arte in tonalità nera, a partire dal quello che sarebbe poi stato l’abito che l’avrebbe accompagnata per l’ultimo viaggio.
“Fin da piccolo ho sempre considerato questa breve vita un passaggio tra due silenzi assoluti, quindi ho pensato che in questo percorso terreno avrei dovuto esternare – in forma estrema e per quanto ‘anomale’ agli altri – le mie passioni. La morte per me ha sempre avuto un ruolo prim’ancora dell’amore e del tempo. Per anni ho sognato il mio funerale, cercando anche la colonna sonora, giacché la musica ben scelta è ella stessa – e anche – colonna sonora della nostra esistenza. Ho iniziato a collezionare auto di quel segmento subito dopo la perdita di mio padre, nel 2012. La prima vettura, trovata quasi per caso, caso che non è mai un caso, me la segnalò un’agenzia funebre storica, amici di famiglia, i quali mi proposero il suo recuperare. Datata 1954, parliamo della Fiat 1400, ridotta in condizioni veramente irriconoscibili. C’era da fare praticamente tutto, dal motore alla carrozzeria fino agli interni. Pensare che, quasi per un fato paradossale e incredibile nel 1958 fu questa vettura ad accompagnare Duina, la prima moglie di mio padre Danilo, al cimitero”.
Va da sé che l’attaccamento fu immediato, poiché pensavo alle emozioni di mio padre dietro proprio a questo mezzo, il quale segna per me l’inizio della collezione. In sostanza, quel che cerco di fare da anni, è riportare ad antichi splendori e ridonare sfarzo di un tempo a dei pezzi unici. Opera sicuramente costosa e impegnativa, ma che poi ripaga di molte soddisfazioni quando il lavori giungono a compimento. Recuperarle dopo decenni di oblio, in un periodo che va dagli anni ‘30 fino ai 90, prese in situazioni ormai drammatiche.
Curarle, custodire, accudirle, con i miei attuali garage pieni, ma con la concreta consapevolezza di esporle e farne presto una raccolta-museo per intenditore e cultori del settore. Intendiamoci bene, talmente particolare il genere di collezione che anche il mondo del cinema ne è attratto. Passione sì dunque, ma che può diventare anche lavoro, così come adatte per eventi tematici, o anche con possibilità di noleggiarle per il funerale di un amico o parente o proprio, al fine di sfatare il tanto temuto trapasso e donare al nostro caro un ultimo e meritato giorno ricco di bellezza e importanza”.
L’articolo L“ultimo viaggio” raccontato dal più grande appassionato e collezionista di auto funebri in Italia: Enrico Fratini è già apparso su Il Corriere Nazionale.