Del 26 Febbraio 2024 alle ore 10:07
La gioia dei piccoli miracoli fanno del Beato Giacomo un Santo diverso dagli altri, umile, semplice, amante della natura e defli animali. Qui ricordiamo un altro bellissimo aneddoto quello della lepre che inseguita da un cacciatore si nascoose sotto la tunica del Beato Giacomo e di salvò. Le allodole, gli usignoli quando lo incontravano si appaoggiavano dolcemente sulla sua spalla certi d’essere protetti.
Il Convento fondato nel 1432, per circa due secoli è stato abitato dai frati minori osservanti e ceduto nel 1625 ai frati minori Riformati. Oggi si presenta come un notevole complesso architettonico costituito: dalla bellissima chiesa seicentesca, un piccolo scrigno d’arte con il suo stupendo altare in legno dorato opera del frate fr Giuseppe da Soleto; dal chiostro con i suoi affreschi; dal convento che ha subito notevoli rifacimenti dal 1400 al 1800; da un ampio parco verde all’interno del quale è presente la Via Crucis, la grotta della Madonna, la cappella dell’estasi e la cascata con la statua di san Francesco. La devozione popolare ha coinvolto, soprattutto nel passato, anche due alberi, che sarebbero stati piantati dal Beato. Il primo può essere osservato dal giardinetto accanto all’ingresso del santuario.
Era un ginepro. Che sarebbe cresciuto dal bastone di fra Giacomo. Mentre coltivava il giardino. Le sue coccole, abbrustolite e polverizzate, erano somministrate come pozioni miracolose alle gestanti e ai malati gravi. Seccò il secolo scorso. Il secondo albero si trova nel chiostro.
Era un arancio selvatico che il Beato piantò il 1485, come si rivela dall’iscrizione latina che corre intorno sull’epistilio. Nel 1750, come si dice nella stessa iscrizione fu costruita l’elegante struttura ottagonale, scandita dai pilastrini con le basi scolpite a disegni diversi. L’albero fornì i suoi frutti, che venivano distribuiti ai devoti, fino al 1930 circa, quando seccò per colpa di una improvvida potatura.
Marcario Giacomo
Editorialista de Il Corriere Nazionale
L’articolo Beato Giacomo da Bitetto. E il suo bastone di cipresso diventò un albero in fire è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.