Del 25 Febbraio 2024 alle ore 13:14

Massimo Cacciari in “Paradiso e naufragio”, Einaudi, pagg. 128, euro 13, parla de “L’uomo senza qualità” di Musil che rappresenta il naufragio di un’epoca, di un mondo culturale e politico: il tempo che precede la prima guerra mondiale ed il periodo tra le due guerre.

Completa la sua riflessione (semmai si possa parlare di un confine, di un mettere un punto al pensiero) sul fare filosofia che mai si racchiude ed esaurisce nel proprio campo d’elezione.

Ancora più vero nel caso del filosofo veneziano che attraversa con grazia e furore la letteratura, la politica nel senso più alto del termine e che, per questo, si fa vita nel mondo della vita con una presenza e testimonianza civile costante e getta il cuore oltre ogni confine che si vuole precluso alla filosofia quale quello del pensiero scientifico.

di Camilla G. Iannacci

Indice dei Contenuti

 La narrazione de “L’uomo senza qualità”

L’azione parallela

Il naufragio del romanzo

Massimo Cacciari Paradiso e naufragio: lectio magistralis

L’uomo senza qualità di Robert Musil visto da Cacciari

Un’ermeneutica del  romanzo

 Musil, Nietzsche e Wittgenstein

L’ordine ed il caos

La crisi dei saperi

La mente e le passioni

L’informalizzabile

Massimo Cacciari Paradiso e naufragio: Eraclito, Musil e Heidegger

Conclusione

 

La narrazione de “L’uomo senza qualità”

Il gotha dell’industria, della cultura e dell’esercito sono riuniti per approntare il cerimoniale per festeggiare il compleanno del capo dell’impero che è l’emblema della convivenza di etnie e culture differenti presenti nei suoi domini.

Nessuno di loro individua e comprende le dinamiche presenti nel tessuto culturale e sociale.

L’azione parallela

L’azione parallela che si svolge sperimenta la totale incapacità ad una qualche forma di azione, ed è questo che determina e rinvigorisce il naufragio.

Il personaggio del romanzo adombra il ministro di Weimar Rathenau ucciso dall’estrema destra, nella vita un industriale del grande capitale che coltiva l’utopia di conciliare la cultura col progresso industriale.

Altri vogliono l’affermazione della cultura ma contro la meccanizzazione. L’esito è il naufragio nella guerra.

Il naufragio del romanzo

Ulrich lascia Vienna che precipita e con la sorella vive un’impossibile rapporto alla ricerca di un altrettanto impossibile paradiso: l’essenza dell’anello di Clarisse è proprio nel vuoto stesso dell’anello. È il vuoto che caratterizza l’esistenza.

“La vita tende alla felicità, al paradiso”, appunto, dice Cacciari ma si rivela pura utopia e come tale naufraga e con essa emerge l’impossibilità di portare a termine, da parte di Musil, il suo romanzo.

Musil non ci consegna un decalogo della felicità, del paradiso, ma una lucida analisi da cui trarre un qualche insegnamento per attraversare la vita e le temperie storico culturali e per poter individuare i segni del tempo della catastrofe e non farsi travolgere e non determinarla con le nostre azioni.

La grande letteratura compete col pensiero filosofico e con le più raffinate delucidazioni storiche e le supera per capacità di analisi.

Massimo Cacciari Paradiso e naufragio: lectio magistralis

Nella lectio magistralis su Hegel, Cacciari dice “filosofi smettete di chiamarvi amanti”, appunto il termine  φιλοσοφία, φιλεῖν, phileîn, significa “amare”, σοφία, sophía sta per sapere,  perché “la filosofia si è immedesimata con la scienza, wissenschaft”.

Il nesso sapere-storia-potere-scienza lo ritroviamo vitale e determinante ne “La crisi delle scienze” di Husserl, non è sorta a caso.

L’uomo senza qualità di Robert Musil visto da Cacciari

Il momento storico narrato sperimenta, da parte dei suoi protagonisti, l’assenza totale di una qualche consapevolezza dei sommovimenti che l’avrebbero portato alla catastrofe.

“Paradiso e naufragio” giunge più che a proposito, analizza e riflette la nostra vivenza investita e travolta proprio in questi giorni dalla necessità di una scelta irremovibile: paradiso o naufragio, salvezza o implosione del mondo?

“I ministeri della verità” non ci portano ad essa, solo l’ironia, il cui etimo εἰρωνεία vuol dire “indagine, ricerca”, è lo strumento a nostra disposizione per trovare un barlume che ci accompagni nel cammino della vita e della storia.

Un’ermeneutica del  romanzo

“L’uomo senza qualità” di Robert Musil, ascoltato da Cacciari, in questo suo nuovo saggio, rappresenta un topos fondante di una letteratura che interseca la sua parola col senso di smarrimento, inconcludenza propria dell’erlebnis retta dal caos che, come scrive Esiodo “il chaos fu per primo” e come ci consegna il mito  venne poi la Concordia, Eros per mettere ordine al disordine.

La materia da cui sorge il vivente è magmatica, indefinibile nella sua infinitezza, vano è ogni tentativo di descriverla e contenerla.

L’insensatezza, l’inesatto, il probabile, l’imprevedibile, l’indescrivibile, il caso non è fuggito dagli umani come gli dei.

 Musil, Nietzsche e Wittgenstein

Musil svolge la propria tesi su Mach che sancisce la crisi della fisica classica il suo è “uno sguardo probabilistico” che non può più pensare di essere depositario delle verità assolute.

Massimo Cacciari in “Paradiso e naufragio” istituisce un’analogia tra il Nietzsche logico-filosofico probabilistico e Wittgenstein e tra Musil e l’autore del “Tractatus logico-philosophicus” e afferma che “il senso del mondo non è nel mondo, serve un metalinguaggio per interpretarlo” e “il profondo sta sulla superficie” e che non esiste un percorso già approntato su cui l’uomo può incamminarsi infatti “la strada si costruisce andando”.

Non esistono teorie belle e pronte, non tutto è spiegabile col “logos”: non c’è una verità, abbiamo vissuto la crisi del pensiero, dei fondamenti.

Ma questo orizzonte, di cui prendere atto, non ci esime dall’obbligo della responsabilità: le nostre azioni devono scoprire le ragioni di ogni nostro atto e le sue conseguenze.

L’ordine ed il caos

L’ordine, la misura, la compostezza, l’apollineo non ci appartiene e forse è stata non bene intesa la voce di Nietzsche. Cacciari, sin dal titolo e dalla cover stessa sembra richiamare “le teorie del caos” il caos si nasconde e coesiste col cosmos: vige il chaosmos.

 La crisi dei saperi

 Al teorema di incompiutezza di Gödel che costituisce la crisi dei fondamenti si sono aggiunte le teorie non lineari e della complessità: temi che “non si accontentano” di sostare nei libri, no, vivono con e tra noi: nella vita di ogni giorno.

Se volessimo trasporre la crisi dei fondamenti dalla scienza al vivente ci accorgeremmo come esso sia ancor meno rassicurante in quanto immenso, ancora inconoscibile e impensato del tutto.

 La mente e le passioni

E’ la mente umana ad essere retta da passioni incontenibili e indomabili.

Siamo infatti sofferenti anche nella compassione: ci caratterizza la συμπάϑεια che è anche un soggiacere e se si subisce uno status se ne è appunto succubi, κατασροϕή in Aristotele indica un rivolgimento, un cambiamento di fase di una situazione dolorosa.

Mai come ora l’umanità è travolta e trascinata da una “bufera infernal che mai non resta” nella storia umana.

L’uomo senza qualità Ulrich è un matematico, la sua figura esemplifica la ricerca e l’amore  per “il chiaro e distinto” e vive le aporie e la violenza del paradosso che non appartengono solo alla scienza ma sono innervati alla vita, ci costituiscono.

Abitiamo l’inconcludenza e cerchiamo chiarezza per ritrovarci accanto e sperimentare il paradosso.

 L’informalizzabile

“Non è impossibile che la scienza sia fin d’ora vicina alla sua ultima possibilità di descrizione finita; l’indescrivibile, l’informalizzabile sono ormai alle porte e dobbiamo raccogliere la sfida.

Da questo punto di vista, i nostri metodi, in sé troppo indeterminati, condurranno ad un’arte dei modelli e non ad una tecnica standard” scrive un altro matematico e filosofo Renè Thom padre della Teoria delle catastrofi.

Massimo Cacciari Paradiso e naufragio: Eraclito, Musil e Heidegger

Possiamo dire, con Musil, che non resta “altro che silenzio”?

Cacciari sembra suggerire che l’esercizio del silenzio, non può significare rassegnazione perché «la propria qualità interiore, per l’uomo, è un demone» e va perseguita la parola di Eraclito «ἦθος ἀνθρώπῳ δαίμων» nell’ordinario, nell’inconsueto e nei momenti di rivolgimenti che portano all’inaspettato, all’imprevedibile.

Conclusione 

La parola è coessenziale all’azione, al cambiamento scrivere è agire e confrontarsi con l’indomabile. Cacciari parla e scrive o meglio, scrive-parla e parla-scrive ergo detesta il silenzio.

 

 

L’articolo Massimo Cacciari: Paradiso e naufragio è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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