di Michele Santulli
Nella dottrina del folklore europeo tra i costumi regionali dei vari paesi i più famosi sono tradizionalmente quelli del Tirolo, della Scozia, della Baviera, dei Paesi Bassi, della Bretagna, non viene ricordato quello infinitamente soprattutto più documentato, quello cioè che veniva indossato nella regione ai piedi di Roma, e a Roma stessa, fino all’incirca all’Abbazia di Montecassino, quello cioè che si connota come costume ciociaro.
All’inizio, nei luoghi d’origine e poi a Roma e regione sottostante, non si trattava di costumi bensì di veri e propri brandelli che ricoprivano una umanità derelitta di braccianti agricoli e di girovaghi. L.L.Robert (1794-1835) fu tra i primi ad imbattersi in tali miserabili creature e a notare anche che gli ‘stracci’ indossati erano ‘colorati’; ed è in verità il cromatismo primitivo e fragoroso delle vestiture che iniziò a colpire ed attrarre i numerosi giovani artisti europei che da sempre ogni giorno dell’anno risiedevano a Roma: ci si immagini una via o una piazza di Roma ogni giorno dell’anno con processioni, funzioni religiose, anche esecuzioni capitali e questi stracci sgargianti che prorompevano e si stagliavano tra la popolazione di romani e di pellegrini in giro.
Il risultato fu un vero e proprio amore che esplose tra i giovani artisti europei e quelle donne dagli occhi neri e le carni brune e i capelli corvini che sbucavano dai fazzoletti sul capo e quegli uomini dalle capigliature nere e i volti segnati dalla fatica e dalle intemperie: e iniziò una produzione pittorica che doveva durare circa centocinquanta anni a Roma prima e a Parigi, Londra ed altre città europee dopo, con successo planetario: fu la prima volta, tra l’altro, che nella pittura occidentale dopo santi e madonne, veneri, mitologia, gli ultimi della società apparivano quali soggetti e protagonisti dei quadri! Mai visti prima di allora, adesso protagonisti in primo piano, perfino i briganti in agguato, nelle loro splendide vestiture ciociare. Nacque un nuovo genere pittorico nelle parole di certi pittori belgi dell’epoca: la pittura di genere all’italiana!| Le riprese di quegli abbigliamenti gradualmente, nell’arco del tempo, dovevano divenire il vero e proprio classico costume ciociaro e le misere calzature divenire cioce uniche e tipiche. Naturale fu il trapasso alle riprese e alle pose negli studi e al corpo delle donne e degli uomini: nascevano per la prima volta i modelli e le modelle d’artista. Corpi femminili e maschili mai visti da quei giovani artisti prima di allora da nessuna parte e decantati e illustrati come fuori del comune: era in effetti come se la natura avesse voluto indennizzare queste creature dotandole del fascino della bellezza e della perfezione dei corpi in cambio delle sofferenze e miserie vissute nei luoghi originari. Nel libro “MODELLE E MODELLI CIOCIARI A ROMA, PARIGI e LONDRA nel 1800-1900” si apprenderà come Rodin, Burne Jones, Poynter, Sargent, illustreranno il corpo e la perfezione fisica delle modelle e modelli.
La Francia sempre ospitale e ricettiva in particolare dello straniero, già dalla fine del 1700 inizià ad
incontrare nelle piazze e vie parigine il suonatore di piffero e di organetto, all’inizio anche di zampogna e ad assistere ai balli e balletti per le strade con le donne e il tamburello. A parte i documenti ufficiali della Polizia/Gendarmeria, la presenza era attestata anche a mezzo di altri strumenti: i giornali, gli artisti, e anche qualche artista quale Jacob Petit che alla vasta gamma della sua produzione in porcellana aggiunse anche immagini ciociare e di briganti ma determinante fu l’apparizone ai Salons parigini già dagli anni ’20 per la prima volta di tali opere di L.L.Robert, di Schnetz, Coignet, di H.Vernet… che anno dopo anno risulteranno ingrediente normale e consolidato; e più tardi le illustrazioni di Daumier e poi le prime fotografie di Nadar.…e a Roma il costume ciociaro, grazie a Michallom, a Coignet, Schnetz, Navez, e la modella o il brigante di Sonnino grazie a L.L.Robert, a De Chatillon, all’Accademia di Francia dove le modelle e i modelli, posavano dalle 6 alle 9 di sera. E grazie alla maggior parte degli artisti francesi, il costume ciociaro divenne per la prima volta oggetto di arte. Non perché italiani ma ciociari nelle loro vestiture!
Il ciociaro ha con la Francia una relazione speciale, come con nessun’altra società e la Francia ugualmente, rapporti e anche sentimentali, una relazione non politica o economica o di altra natura e quindi come tale circostanziata e formale bensì espressione solidaristica e sentimentale! La Semeuse accarezzata e tesaurizzata da tutti i francesi di Francia e dei paesi d’Oltremare che si vedeva nelle monete e sui francobolli e oggi sull’Euro, era una ciociarella della Valcomino, oggi uno dei simboli come la Rivoluzione, la Marsigliese!
Intenso il contesto esistenziale nel periodo napoleonico già in Ciociaria medesima allorché numerosi imprenditori francesi si insediarono sulle rive del Fibreno e del Liri a Sora e a Isola del Liri e gradualmente realizzarono quello che fu il distretto industriale più ricco del Regno di Napoli e sicuramente anche di tutto il Paese: e perciò continua e quotidiana fu la esperienza con la popolazione locale. Altra contingenza storica che pure mise in stretto rapporto ciociari e francesi fu nelle prime due decadi del 1800 nel Fondano, per la lotta comune di Papato e Regno di Napoli contro i briganti ciociari dell’epoca che imperversavano nei luoghi, tanto che la parola brigante è un francesismo. E poi Coluche amato da tutti i francofoni, al quale sono dedicate biblioteche, teatri e scuole e piazze in tutta la Francia, che fece divertire e ridere i francesi per almeno venti anni e ormai nel cuore e nella realtà di tutti principalmente e soprattutto grazie alla miracolosa realtà da lui messa in opera nel 1985 assieme a qualche amico sulle piazze di Parigi: dare un pasto caldo ai derelitti e poveri, i clochards. Oggi una vera e propria industria del soccorso e dell’aiuto ai deboli e ai poveri, finanziata in gran parte dai cittadini e dagli attori, per un quarto sia dallo Stato sia dalla
Unione Europea. Quale indimenticabile e commovente fino alle lacrime, spettacolo aver potuto assistere, da lontano, alcuni anni addietro a qualcuna di queste serate in inverno a Parigi. E anche Coluche era un ciociaro di origine di Casalvieri: sono i ristoranti del cuore, i Restos du coeur, presenti in tutta la Francia con estensione della solidarietà anche agli studenti e ai bisognosi in generale.
Ma l’attenzione della Francia nei confronti del personaggio in costume ciociaro si documenta in altre esperienze ed iniziative che non mancherò di ricordare ancora.
Michele Santulli
L’articolo La Francia e il costume ciociaro è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.