Del 24 Febbraio 2024 alle ore 17:39
di Camilla Iannaci
Emanuele Coccia, dopo laurea in filosofia medievale all’Università degli Studi di Firenze, ha insegnato a Friburgo, è stato visiting professor all’ Università di Tokyo, e di Buenos Aires per poi insegnare alla Columbia University, a Priceton ed attualmente a Parigi all’École des Hautes Études en Sciences Sociales.
Le sue ricerche affrontano l’indagine sulla natura del vivente come in “La vita delle piante. Metafisica della mescolanza” e “Metamorfosi Siamo un’unica, sola vita”.
In “Filosofia della casa. Lo spazio domestico e la felicità” Coccia si sofferma sulla dimensione privata della casa che ci consente di confrontarci anche con gli spazi esterni del privato e dei nostri simili.
di Camilla G. Iannacci
Indice dei contenuti
Gli spazi della casa
La solitudine dell’agorà
L’info-sfera e il privato
Le forme di vita nei territori
Le modalità dell’abitare nella storia
La reinvenzione degli spazi
Il focolare senza felicità nè “gemellanza”
Gli spazi della casa
La casa non è solo luogo fisico, è un bozzolo che accoglie la nostra intimità “è una forma di cucina dello spazio” dove ognuno dà vita a relazioni uniche e singolari e intreccia il proprio destino con quello altrui.
Gli spazi della casa rappresentano l’apertura da parte di ognuno verso l’altro: una radura circoscritta e densa di relazioni intime. Il privato viene a circoscrivere, contenere, delimitare la dimensione della vita pubblica che viene relegata non a un ruolo di secondo piano.
Emanuele Coccia in “Filosofia della casa. Lo spazio domestico e la felicità tra spazi di vita” ci porta a riflettere sui luoghi privati e pubblici dell’abitare anche in conseguenza delle trasformazioni del vivere indotte dalla rivoluzione tecnologica vale a dire dell’innesto della dimensione virtuale.
La solitudine dell’agorà
Gli spazi urbani paiono non più centrali ma marginali, la stessa organizzazione del lavoro dei luoghi di produzione, con lo smartworking, conosce una metamorfosi che sembra non più ricomponibile.
L’info-sfera e il privato
Non si può più parlare di spazio domestico come luogo di felicità private senza definire confini e rapporti con l’info-sfera che ingloba in sé, condiziona la dimensione privata del vivere.
Le forme di vita nei territori
Le favelas, periferie degradate e le magioni patrizie, borghi e territori ben preservati non sono certo assimilabili tra loro.
Le modalità dell’abitare nella storia
Di conseguenza siamo tenuti a interrogarci su cosa siano stati, nella storia ed ora, gli spazi fisici e culturali della polis e della dimensione privata dell’abitare cui abbiamo dato vita nel corso dei secoli
La reinvenzione degli spazi
Il sottotitolo del libro non corrisponde ad alcune realtà di vita, presenti in larga parte del pianeta, ove non abitano né bellezza né felicità.
Il lockdown ha allargato le distanza tra coloro che potevano o non potevano usufruire di buone dotazioni tecnologiche: anche qui niente gioia o dimensione comunitaria soddisfacente ma solo conferme della differenze presenti nello spazio sociale.
Il focolare senza felicità nè “gemellanza”
La buona vivenza nello spazio privato implica un cambiamento anche nella sfera pubblica: la felicità circoscritta al proprio focolare non dà “gemellanza” come da neologismo di Emanuele Coccia in Filosofia della casa.
Lo spazio domestico e la felicità devono attraversare questo varco: una reale rigenerazione di forme di vita.
Qui servono buoni ingredienti, nuove pietanze e bravi cuochi che non sono alle viste per far sì che la felicità individuale possa essere raggiungibile da ognuno.
L’articolo Emanuele Coccia Filosofia della casa. Lo spazio domestico e la felicità è già apparso su Il Corriere Nazionale.