Il caso di Alexandre Mora Sverzut (*)
1. La Sociatria e l’arte: un connubio pericoloso
Negli ultimi anni, si è talora assistito a tentativi di accostare la Sociatria all’arte, creando una sorta di “Sociatria dell’arte”. Tale disciplina si prefiggerebbe di analizzare gli artisti e le opere d’arte in chiave socio-terapeutica, rischiando però di “medicalizzare” un campo già di per sé complesso e sfuggente a definizioni univoche.
L’arte non è un oggetto sistematico e non va tantomeno ridotta a mero obiettivo di analisi con strumenti di natura sociologica. Il suo valore risiede nella sua capacità di esprimere l’interiorità dell’artista, la sua relazione con il mondo e la sua visione della realtà. La critica d’arte, a sua volta, ha il compito di cogliere questa complessità e di restituirla al pubblico, non di ingabbiare l’opera d’arte in schemi predefiniti e riduttivi.
2. Il narcisismo della “critica militante”
C’è tuttavia chi, per ostentare una presunta erudizione, utilizza termini come “Sociatria” in maniera prolissa e narcisistica, dando vita a una “critica militante” che non ha nulla a che vedere con la critica d’arte seria e rigorosa.
È un fenomeno che talora ruota attorno ad individui, spesso provenienti da altri campi disciplinari, i quali tentano di riciclarsi nell’arte usando un linguaggio oscuro e complicato, che non fa altro che confondere e allontanare il pubblico. La “Sociatria dell’arte”, nelle loro mani, diventa una iattura, una sterile etichetta che mortifica la vitalità e la complessità dell’arte stessa.
3. La denuncia sociale come unica possibilità
L’unica accezione in cui il termine “Sociatria” potrebbe avere una qualche legittimità in ambito artistico è quella relativa alla denuncia sociale. L’artista, in quanto individuo sensibile e consapevole, può infatti utilizzare il proprio lavoro per denunciare le ingiustizie e le disparità della società in cui vive.
Comunque, la denuncia sociale non deve mai coincidere con la mera rappresentazione della realtà sociale. L’opera d’arte, per essere efficace, deve saper trasmettere un messaggio di speranza e di cambiamento, e non deve limitarsi a fotografare una realtà negativa.
4. Denuncia sociale in arte: il caso di Alexandre Mora Sverzut
L’arte può assumere diverse forme e linguaggi, ma uno dei suoi scopi più nobili rimane la denuncia sociale. L’artista, attraverso la sua sensibilità e il suo talento, può portare all’attenzione del pubblico questioni urgenti e ingiustizie che affliggono la società. Un esempio emblematico è Alexandre Mora Sverzut, artista brasiliano che ha fatto della denuncia sociale il fulcro della sua poetica.
Nelle sue opere, Alexandre Mora Sverzut utilizza materiali di riciclo per creare pitture, installazioni, foto e sculture che affrontano tematiche come la metropoli caotica, l’oppressione politica, la discriminazione e le disparità sociali. La sua cifra stilistica si contraddistingue per la centralità dell’inconscio, l’astrattismo figurativo e la forza cromatica.
Le sue opere, pur trattando temi drammatici, assumono spesso un tono ironico e dissacrante, quasi a voler sdrammatizzare la realtà e renderla più accettabile. I tratti e le forme semplici, volutamente infantili, accentuano il contrasto con la gravità dei contenuti, creando un effetto di straniamento che scuote la coscienza del pubblico.
Conclusione
L’arte è un linguaggio universale che non ha bisogno di pseudo-scienze per essere compreso. La critica d’arte deve concentrarsi sul gesto e sul segno, sull’analisi estetica e simbolica dell’opera d’arte, senza scadere in facili riduzionismi o in inutili tecnicismi. La denuncia sociale, quando presente, è un valore aggiunto, non il fulcro dell’arte.
L’artista, con la sua sensibilità e il suo talento, può dare voce a chi non ha voce e scuotere le coscienze di fronte alle ingiustizie del mondo. La critica d’arte, a sua volta, ha il compito di accompagnare il pubblico in questo viaggio, svelando la bellezza e la complessità dell’arte e il suo potere di cambiare il mondo.
(*) Sito ufficiale di Alexandre Mora Sverzut
L’articolo Critica d’arte tra gesto e segno, quando la Sociatria non c’entra nulla è già apparso su Il Corriere Nazionale.