Del 19 Febbraio 2024 alle ore 07:35
CDR acronimo inquietante che significa tante cose, ma si riferisce a Centro di raccolta rifiuti.
Non voglio parlare della mia città che è un disastro per la gestione dei rifiuti, voglio partire dalla sora Maria, di una qualsiasi città del Bel Paese che si trovi di fronte al classico dilemma: lo scolapasta di plastica va nella differenziata o nella spazzatura tal quale?
Questa fantastica domanda l’ho ascoltata in un convegno pubblico, fatta proprio da una garbata signora. Gli esperti di raccolta differenziata non hanno alcuno dubbio o scarsa pietà per i polimeri della plastica; alfieri della filiera dell’imballaggio diranno senza tema: spazzatura indifferenziata!
Imballati nell’imballaggio
E così sedie, tavoli usati nelle uscite fuori porta, ceste della frutta, mobili… seguiranno la strada dell’inceneritore e della discarica; come nel vetro, la cui pubblicità è chiara: bottiglia e vasetto, riciclo perfetto, non c’è dubbio: siamo condannati e imballati nell’imballaggio, è quanto mai pertinente il bisticcio di parole.
Per tornare alla domanda della sora Maria, se dunque la risposta la dovrà fornire il servizio pubblico che si occupa della raccolta differenziata e sarà spazzatura o tal quale, perché dal ‘porta a porta’ sotto casa si raccoglie solo l’imballaggio.
La storia dell’imballaggio, peculiarità italiana, o eccellenza come viene scritto nel sito del Conai, è legata alla tassa che pagano i produttori di imballaggi, dalla quale tassa si sostiene tutto il sistema di incentivi che finiscono nelle casse comunali.
Quindi se tanto mi dà tanto, la ragionevole prassi della raccolta differenziata parla di imballaggi, ovvero tutti quei contenitori colorati che trovate nel supermercato o nella bottega del signor Andrea sotto casa.
Solo per la carta oltre al cartone si prevede anche il macero, ma questo per una tradizione secolare di raccolta dei cartonai, ma anche per una diversa organizzazione della filiera Comieco che prevede una raccolta disgiunta dal cartone da tutto il materiale cellulosico che va nella cartiera che, attraverso un accordo con Assocarta, si convenziona con il Comune o l’azienda che gestisce il centro di selezione dei materiali proventi dalla raccolta differenziata.
E tutto ciò che non è imballaggio? Pensiamo al computer che abbiamo comprato, la confezione di cartone è imballaggio, così come la plastica che avvolge i singoli componenti e il polistirolo inserito per la sicurezza durante il trasporto.
Lo stesso computer dopo anni potrebbe diventare rifiuto e un segno di cassonetto sbarrato – riportato nella scheda-manuale dell’apparato informatico – ci dice in modo esplicito che non si possono buttare. In verità ho la soffitta piena di cianfrusaglie elettroniche; ma è davvero impossibile disfarsene?
In questo piccolo manuale di sopravvivenza – pubblicato a puntate – cercherò di spiegare cosa è avvenuto o deve ancora avvenire in Italia, soprattutto al Sud, per quanto riguarda i Centri di Raccolta che ancora qualcuno, anche tra gli amministratori pubblici confonde con le isole ecologiche, più o meno grandi. Ma l’assillo di incomprensione che abbiamo messo in copertina è quello di noi tutti compreso quello della sora Maria ancora con lo scolapasta in mano. (continua)
Redazione Corriere di Puglia e Lucania
L’articolo Centri di raccolta rifiuti, questi sconosciuti è già apparso su Il Corriere Nazionale.