di Franco Faggiano *
In questo mio breve articolo, visti anche i recenti tragici fatti di cronaca riguardo all’aggressione di cani, esprimo alcune considerazioni frutto non solo di oltre trent’anni vissuti intensamente con cani di diverse razze, ma – soprattutto – di esperienze vissute in prima persona. Io ho sempre avuto cani di media-grande taglia, e oltre ad essermi dedicato a varie discipline cino-sportive e non (Dog-trekking, U.C.S. Protezione Civile ecc.), con relativo addestramento degli stessi, mi sono dedicato negli anni anche a studi amatoriali di psicologia canina. Pertanto, ho sempre pensato – forse presuntuosamente – di poter gestire qualsiasi situazione. Invece, come spesso accade a chi si sente eccessivamente sicuro, ho subito una spiacevole esperienza di aggressione da cani che ha cambiato le mie convinzioni e il modo di vedere alcuni aspetti del mio rapporto con questi meravigliosi animali. Infatti, ritengo che non esista alcun metodo sicuro per affrontare senza conseguenze una situazione di pericolo come un’aggressione di tal genere, in quanto può avere tante variabili. Innanzitutto, è importante il contesto nel quale avviene e a chi viene effettuata. Ovvero, la difesa e le azioni sono vincolate a: tipologia di luogo dove avviene l’aggressione, tipologia di aggredito (persona o cane, o entrambi) e tipologia di cani aggressori (molto dipende anche dalla razza). Inoltre, un altro aspetto fondamentale è dato dalle risorse a disposizione per difendersi, quasi sempre limitate. Detto questo, è chiaro si tratta di momenti relativamente brevi, seppur intensi, ed avere del cosiddetto “sangue freddo” risulta utilissimo. E’ fondamentale non farsi prendere dal panico, saper gestire il dolore quando si subiscono dei morsi (il ché è più semplice a dirlo che a farlo) e cercare di difendere il proprio cane se consapevoli che lo scontro tra le parti è impari. Troppe volte la paura gioca un ruolo importante, e può sfociare nel dramma. O per l’uccisione dell’umano e/o per quella del compagno a quattro zampe. A me, per esempio, è capitato di subire un’aggressione da parte di due grossi molossoidi usciti da un cancello di una villa, imprudentemente lasciato aperto, prima al mio cane e, conseguentemente, alla mia persona che si è interposta per salvarlo da morte certa. Risultato: io sono finito al pronto soccorso a fronte di tre morsi su una gamba e il mio cane in una clinica veterinaria per essere ricucito, internamente ed esternamente, in più punti (N.d.A.: è bene precisare che non avevo nulla con cui difendere me e il mio cane, non avevo via di fuga alcuna, e soprattutto il mio cane, all’epoca un pacioso cucciolone, non aveva manifestato nessun atteggiamento ostile tale da giustificare un attacco). Certo, ogni evento di questo genere è fine a se stesso, ma – tranne nei casi che l’aggressione sia da parte di cani randagi (e qui si potrebbero fare altre ed ulteriori considerazioni) – l’elemento comune a tutti gli episodi violenti è dato da una cattiva gestione dell’animale da parte del proprietario. Avere dei cani aggressivi (e male educati aggiungerei) o comunque di grande taglia, dunque con caratteristiche di un certo tipo, e non adoperarsi per un corretto controllo (o durante una passeggiata o nella proprietà, permettendogli di uscire) può sfociare in incidenti pericolosi per chiunque. La mia non è una ricetta, e non esclude nessuna conseguenza data dell’aggressione, tuttavia sono giunto ad un’analisi finale: l’unico sistema che può risultare vincente è spaventare seriamente l’aggressore (al tal fine, alcuni gridano, altri utilizzano dello spray al peperoncino). Se però, trovandosi di fronte cani di un certo tipo, ancor peggio se in branco, non si ha a disposizione un oggetto deterrente di una certa efficacia come un bastone usato sapientemente, e visto che la fuga è quasi sempre impraticabile, il tentativo può esser vano. Ecco, quindi, il motivo di questi consigli finalizzati alla difesa con un oggetto che generalmente è quasi sempre portato insieme per effettuare un’uscita in zone campestri e montane. Vediamo dunque alcuni sintetici ma importanti dettagli.
Il bastone da escursione
Il bastone deve essere di legno robusto, semplice da realizzare autonomamente piuttosto che acquistato, e lungo circa un metro. E’ soggettivo realizzare con del cuoio o della corda un laccio all’estremità superiore per legarlo, ad esempio, allo zaino o per impugnarlo senza che sfugga alla presa. Il puntale può essere lasciato naturale o con l’aggiunta di un tappo in gomma, opportunamente fissato.
L’utilizzo
Fermo restando l’utilizzo primario come naturale strumento di supporto nelle escursioni e premesso che sarebbe il caso di allenarsi all’uso come con un qualsiasi strumento dedito alle arti marziali di tal foggia, il bastone durante un attacco deve fungere esclusivamente come dissuasore nei confronti di altri cani. Il sistema più immediato per fare questa operazione è rotearlo (con la mano a disposizione, visto che con l’altra è presumibile che si tenga al guinzaglio il proprio cane, anche se sarebbe più efficace con entrambe le mani) con decisione verso il cane aggressore che, tendenzialmente, si dovrebbe intimorire (operazione fondamentale se sono più cani da tenere a bada). Può capitare però che il cane non si spaventi con questa tecnica (simile a quella detta “scaccia cani”, praticata nella disciplina del bastone tradizionale nel nostro Sud) e continui a voler aggredire. In quel caso, nostro malgrado, saremo costretti a tenere a bada il soggetto aggressore. Inizialmente con delle leggere stoccate sulla canna nasale e, successivamente, se non desiste, con dei leggeri colpi sui fianchi (punti dove notoriamente il cane è più sensibile). Un’ultima precisazione può essere utile nel caso l’attacco sia condotto da un branco di due o più cani: bisogna sempre cercare di individuare il cosiddetto “capo branco” e ingaggiare lui per primo, con la speranza di dissuadere anche gli altri componenti. E’ bene precisare che, in qualsiasi caso, è opportuno evitare nel modo più assoluto di ferire l’aggressore, avendo come intento esclusivo il dissuaderlo dall’attacco.
Voglio concludere sostenendo con grande convinzione che, quasi sempre, i cani sono quello che noi umani non siamo riusciti a gestire ed educare. Pertanto, non è corretto prendersela con i cani (che spesso vengono poi abbattuti se l’incidente causato è particolarmente grave), ma contro l’uomo che ha permesso che un’aggressione avvenisse. Punire il cane è come punire per assurdo la pistola e lasciare libero l’assassino! Il cane, se ben gestito – anche il più potenzialmente pericoloso – è come un bambino educato che sa sempre ben comportarsi. E come i bambini, non vanno educati con la violenza e per essere violenti, ma formati per convivere serenamente con chi sta intorno, nel rispetto di alcune semplici regole comportamentali. Tuttavia, anche su questo, si potrebbe disquisire all’infinito sul fatto che molti cani, soprattutto di alcune razze, non dovrebbero avere certi proprietari. Troppo spesso le frustrazioni esistenziali e l’indole violenta degli umani diventano, tramite i cani, uno strumento atto ad offendere causando danni anche molto gravi a chiunque si trovi sul loro cammino. E la pena per questi umani, dovrebbe essere esemplare, tale da evitare che una semplice polizza assicurativa di responsabilità civile possa compensare con dei soldi quanto causato al prossimo, perché i danni subiti dagli aggrediti sono sempre indelebili.
* Esperto cinofilo, ha collaborato giornalisticamente dal 1988 con numerose case editrici nazionali, pubblicando articoli, saggi e foto.
L’articolo La difesa personale da un’aggressione di cani è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.