Del 13 Febbraio 2024 alle ore 10:01

Al Teatro Orfeo di Taranto l’emozione della grande musica di Puccini in una Bohéme impreziosita dalle voci degli interpreti

 

Folto pubblico ieri sera al Teatro Orfeo di Taranto per la prima serale di una delle opere più rappresentate del grande maestro toscano: la Bohéme. Un pubblico che ha partecipato emotivamente alla magia della musica di Puccini, vera protagonista di quest’opera andata in scena per la prima volta nel 1896.

Manifesto della prima rappresentazione della Bohéme- 1896

La Bohéme, un’opera che, ancora oggi, risulta attuale per l’intersecarsi di  temi ricorrenti nella nostra società. Amore e morte, gelosia estrema e passione, estremizzati nelle loro espressioni musicali, ma anche velati di quel romanticismo, tipico della musica di Puccini, che caratterizza il passaggio dai canoni musicali dell’800 a quelli del ‘900.

Le luci, le ombre

E se, ieri sera, l’Orchestra ICO della Magna Grecia, abilmente diretta dal maestro Gianluca Marcianò, ha saputo dare concretezza al pathos emotivo della rappresentazione, non si può dire lo stesso su una scenografia pressoché inesistente che, nell’immaginario di Danilo Coppola, scenografo e regista di questa Bohéme, avrebbe dovuto,  in uno spazio invero esiguo, ricreare l’atmosfera della Parigi dei bistrot, dei café. Luoghi in cui l’arte, nelle sue molteplici declinazioni svolgeva un ruolo da protagonista.

L’azione scenica è stata infatti limitata ad una minuscola stanza, posta strategicamente al centro del palcoscenico, che ha mutato le sue funzioni rappresentative a seconda dei quadri scenici dell’Opera.

Né  i costumi, ad opera della sartoria Iris Cito, hanno dato una collocazione temporale precisa. Si spaziava infatti dai look tipici dei gloriosi anni ’50 a quelli tipici degli anni ’30, in una mescolanza di atmosfere poco edificante.

Che le tendenze innovative e pseudo intellettuali delle attuali regie siano la piaga del melodramma è un dato acquisito, ma le estremizzazioni lasciano l’amaro in bocca e snaturano talvolta l’essenza anche del dialogo tra gli interpreti.

Gli interpreti

A dare voce e colore a questa Bohéme sono stati invero gli interpreti. Da veri professionisti infatti hanno saputo ricreare l’alchimia straordinaria di quest’opera, tanto  disprezzata dalla critica di un tempo, ma tanto innovativa, specie dal punto di vista musicale.

Boheme
Rodolfo e Mimì nella stanzetta, fulcro della scena

Il dramma di un amore reciso dalla morte ha assunto infatti vibrazioni sonore uniche, grazie alla melodiosa voce di Francesca Sassu, nei panni della sfortunata Mimì, e soprattutto grazie a Matteo Desole. Un Rodolfo straordinario, dalla vocalità prorompente e padrone della scena.

Di spicco anche il Marcello interpretato dal sudcoreano Jungmin Kim, baritono noto alle platee, di grande impatto sonoro.

Bohème
Marcello

Bravo inoltre Davide Giangregorio, nei panni di Colline, nonché la frizzante Musetta resa scenicamente e vocalmente dal soprano Gesua Gallifoco.

Tutti interpreti di ottimo livello che hanno creato, unitamente al coro, sapientemente diretto da Carmen Fornaro, l’emozione vibrante di una dramma che sfida il tempo. Un coro affiancato dalla sorprendente sonorità del coro di voci bianche dell’I.C. Alfieri di Taranto.

Un bilancio dunque positivo, dal punto di vista vocale e musicale, ma limitato indubbiamente da una scenografia che non ha entusiasmato, in linea generale, la platea.

 

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L’articolo Bohéme, la magia della musica di Puccini è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.

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