È iniziato il lavoro per la realizzazione della scultura monumentale “La Chiave Albanese”, un’opera dell’artista italo-albanese Alfred MIRASHI Milot, vincitore del Concorso Internazionale “Arte nello Spazio Pubblico” indetto dal Ministero della Cultura dell’Albania.
“La Chiave Albanese” è una delle opere d’arte più imponenti che sarà collocata all’ingresso della città di Shkodra, il cui completamento sarà reso possibile grazie al contributo di una squadra composta da: lo scultore Alfred MIRASHI Milot, il curatore Albert Vataj, il direttore artistico Michele Stanzione, gli architetti Suela Dragovoja, gli ingegneri Valbona Calliku ed Enver Zafeli, Michele Palumbo, responsabile del design delle luci, Paolo Sandrini. Senza dubbio, questo capolavoro di uno spirito creativo non avrebbe potuto essere realizzato senza il contributo dei collaboratori, Lai Junjie e Albina Shkreli Mirashi. Un peso significativo sarà portato da VATA Kostruksion, MICULI Shpk, Associazione Italiana Mille Volti, MediaPresse Swiss Ag di Zurigo con il CEO Antonio Campanile.
Questi impegni e responsabilità professionali saranno rappresentati in questo confronto, come in un’impresa che entrerà nella storia dell’arte albanese come un evento. E chi, se non Shkodra, la città che si è distinta nella storia albanese come un’identità unica nel culmine degli atti rappresentativi, sia dal punto di vista storico che culturale, artistico, etnografico, ecc. avrebbe potuto meritare questo colosso artistico. Questa sfida audace di Milot non è solo un’opera monumentale per Shkodra e per i monumenti dello spirito creativo, ma anche il compimento di un lascito, un ricordo e un omaggio ai suoi predecessori. E come potrebbe radicare le sue radici nel sangue il maestro Milot, se non con “La Chiave Albanese”, un’installazione, come una sorta di destino fortunato alle porte della città di Shkodra, una chiave che viene a dimostrare attraverso l’idea e la realizzazione che meritiamo un presente e un futuro per noi e i nostri figli, senza porte chiuse, senza ostacoli, senza privazioni.
E chi può parlare con un linguaggio più puro, sincero e realistico dell’arte, della creazione, che viene a comunicare con tutti e a coinvolgere tutti in questa manifestazione sublime della creatività. Una scultura gigantesca per Shkodra, la città dei valori monumentali “La Chiave Albanese”, questa opera di Milot sarà realizzata con dimensioni imponenti, in acciaio Corten, un’immagine che emerge dalla normalità di un simbolo come la chiave, per incanalare l’immaginazione nel significato compositivo. È una chiave, ma più di una chiave, è un emblema che verrà posizionato all’ingresso di Shkodra. Sì, da questo punto si libera Rozafati, il fiume della freschezza Buna, emerge l’altura di Tarboshi e si estende come un falco il Lago. Lì l’arte della forza e dell’inno alla bellezza culmina con “La Chiave Albanese”, un’opera che mostrerà la direzione dell’ingresso di quella dea che ci ha benedetti. Là dove si incrociano il passato, il presente e il futuro della storia di una città che è emersa dalla leggenda per dominare attraverso uno spirito, grazia e resistenza, coraggio e saggezza, proprio dove Shkodra inizia e sfoggia le ali del volo e dell’abbraccio.
Lì l’arte cerca di stabilire un punto. E chi meglio dell’opera del maestro Milot, più potente e più eloquente dello spirito creativo di questa arte rinomata, può trasformare un terreno in un altare, dimostrare la necessità che la società umana ha avuto, ha e avrà, di comunicare con le generazioni future, di rivelare loro lo spirito della bellezza, come ricompensa che merita. “La Chiave Albanese”, questo “Arte nello Spazio Pubblico”, finanziato dal Ministero della Cultura dell’Albania, è offerto alla città che è stata benedetta con il battesimo “la culla della cultura”, come un simbolo della definizione di un’epoca, come un superamento. In questo momento di cambiamento della città, degli investimenti che il governo albanese e il Comune di Shkodra stanno facendo con il sindaco Benet Beci, per ampliare l’ingresso della città e trasformarlo in un insieme straordinario in cui “La Chiave Albanese” dell’artista Milot ha un messaggio universale, una cosa diversa che porta con sé il simbolismo di questo superamento, mostra la grandezza di un’opera che si impone attraverso le dimensioni tanto quanto attraverso la forma, una scultura monumentale che mira a ciò che significa, idee, immagini e l’essenza stessa della creazione artistica.
La scultura come un simbolo Coraggio per osare e determinazione per credere, queste sono le sfide che l’artista di fama mondiale, Alfred MIRASHI, con il nome d’arte Milot, nato a Kurbin e di origine Kelmendi, affronta attraverso questo confronto concettuale, ideologico ed estetico. In una necessità dell’arte di comunicare, “La Chiave Albanese” cerca di portare soluzioni, abbattere muri e aprire porte. Capire il significato profondo di un’opera che cerca di parlare alle generazioni future, tanto quanto cerca di stabilire relazioni anche con il presente, è una missione dell’artista, tanto quanto è una necessità di accordo con le idee innovative e gli ambiziosi intenti modernisti dell’espressione artistica. Tra un’arcata e un’aquila in volo, a seconda dell’orientamento dell’opera, Milot trasmette la sua unicità come artista. Ora in una dimensione globale, dove le chiavi, sia in pittura che in scultura, trasmettono il significato di una realtà che cerca nell’artista creativo l’altare di un presente che vuole trovare nell’anima umana le voci della bellezza. “La Chiave Albanese” non è solo una scultura monumentale che si impone con la forza, cerca anche di formalizzare nell’espressione artistica l’intera spiritualità che Shkodra rappresenta come “culla della cultura”, come centro principale dell’intersezione di strade e culture, culmine di eventi storici e visioni del mondo.
E questa opera d’arte cerca simbolicamente di coinvolgere nel risveglio della consapevolezza di riconoscere questi valori e virtù. La scultura monumentale “La Chiave Albanese” sarà lunga 20 metri e alta 10 metri. Pesa quasi 16 tonnellate. Una grandezza che si impone con forza attraverso un messaggio e una comunicazione che parte dalle esperienze personali e dall’energia che la sua interezza crea per superare ogni limite. Un approccio per la dignità e l’integrità nazionale attraverso l’arte è evidente in “La Chiave Albanese” con la sua fusione di elementi come la libertà, che aspira a un presente e a un futuro senza porte chiuse, ma anche senza confini divisori di pensieri e visioni del mondo. Il linguaggio espressivo -L’orizzontalità dell’estensione con due supporti de “La Chiave Albanese” è una tendenza a dominare il peso su una superficie che si estende in direzione nord-sud, come una bussola che orienta i discendenti, allo stesso modo delle bussole dei navigatori, e ciò si riflette nell’aquila a ali spiegate in un simbolismo chiave, indicando dove la storia e la creazione culminarono, così come l’unità che supera gli estremi per evitare la divisione. -In una curvatura con una tendenza a sollevare l’orizzonte, questa gobba piegata di metallo è una chiave che sottomette ogni ostacolo e apre ogni porta, come un inchino al servizio, purificatore della volontà e della fede che si innalza all’ingresso di Shkodra come un altare. -La parte dentata della chiave è quella caratteristica particolare scelta dall’artista, che si sforza di mostrare attraverso questo componente simbolico.
Le porte spirituali del destino, gli ostacoli e le restrizioni che circondano la necessità impellente di libertà e diritti, di convivenza e accettazione universale, devono essere aperti. Sono state e rimangono tra gli albanesi di questa antica capitale cittadina, cittadinanza e cultura, storia e identità, questo appello come un lascito. -La cattura della chiave, l’arco circolare della parte chiave si esprime simbolicamente con un elemento molto significativo in cui crea un simbolo tanto antico quanto contemporaneo. Fin dai tempi antichi, si credeva che trovare un trifoglio a quattro foglie garantisse la felicità nel futuro. Tuttavia, molti non sanno veramente cosa si nasconda dietro al simbolo del trifoglio a quattro foglie. Questa credenza risale ai Celti, che credevano che avesse un potere magico protettivo, la capacità di evitare il male. Molti simboli celtici sono stati adottati nelle regioni albanesi, forse da una genealogia che li unisce nel tempo e li divide nella storia, ma senza poterli sopprimere nello spiritualismo. L’artista cerca così di affrontare la necessità e di plasmarla come un elemento culminante nell’intera creazione dell’opera. L’inclinazione de “La Chiave Albanese” assume una specificità diversa di comprensione e coinvolgimento in questa relazione dell’arte con l’esposizione. Da un’unione di ponti a un’aquila in volo, questa opera unisce entrambi questi elementi in uno solo, in una chiave, un simbolismo che si trova in un luogo come il Mercato Principale, Shkodra, mostra contrasto e comunicazione. Cerca anche di manifestare grandezza e sublimità. Si posiziona in una posizione imponente e inclusiva.
Una chiave per cuori aperti Entrare a Shkodra attraverso una porta aperta e uno spirito creativo che si magnifica nell’opera d’arte, questo è il significato, questo rimane ciò che l’artista porta audacemente in una presente battaglia creativa. Anche “La Chiave Albanese” viene a mostrare sia la capacità che l’afflusso di comunicazione. Accettare gli elementi estetici come linguaggio universale, come presentazione e inclusione. “La Chiave Albanese” è una mano che si estende, una gobba che diventa un ponte, un arco che accarezza l’aquila. Attraverso quest’opera parliamo alle generazioni del linguaggio dell’arte e alla voce fragorosa del tempo. Impegniamo il presente attraverso questo simbolismo, non solo per le battaglie della resistenza, ma anche per le sfide della convivenza. Attraverso quest’opera mostriamo alle generazioni future che la comunicazione attraverso l’arte è la forma più divina e l’espressione più espressiva che l’umanità abbia abbracciato. È l’arte e solo essa che parla tutte le lingue e comunica con tutte le comprensioni del mondo. Shkodra è un’unità identitaria e come tale sarà rappresentata in questa relazione in modo significativo.
Attraverso “La Chiave Albanese”, il centro della cultura e della fede; prende e dà, aspetta e trasmette, si avvicina simbolicamente all’unione tanto quanto all’aquila, in un dualismo di idealizzazione espressiva. Attraverso questa scultura monumentale l’arte lascia l’esclusività di essere accolta nella città dei grandi maestri dell’arte, che hanno aperto i cuori grandi della passione e del talento e hanno riempito l’Albania con la possibilità di sperimentare i valori delle grandi opere dello spirito creativo.
Albert Vataj
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Biografia breve dell’artista Milot
Milot, artista contemporaneo nato nel 1969, risiede e lavora a Firenze. Si laurea presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera nel 1999, ottenendo una borsa di studio per l’University of Art & Design di Loughborough in Inghilterra. Nel 2003, espone al Museo del Maschio Angioino di Napoli con la mostra personale “Le Veneri di Milot”, curata da Francesco Poli ed Eduardo Cicelyn. Nel 2010, riceve il “Premio alle Eccellenze” durante la rassegna Napoli Cultural Classic. Durante le Olimpiadi del 2012, viene insignito della medaglia d’oro in pittura al Barbican Center Museum di Londra. Nello stesso anno, è invitato a partecipare alla VI edizione della Biennale d’Arte Internazionale di Beijing presso il Museo Nazionale di Pechino. Nel 2014, partecipa alla rassegna “Open 14” a Venezia Lido, esposizione internazionale di scultura ed installazione curata da Paolo De Grandis. Nel 2015, vince il primo premio al Museo Water Cube Beijing. Nel 2016, riceve l’onoreficenza di Visiting Professor presso l’Università di Arte e Design di Shandong in Cina e cura la sezione internazionale della 6° Biennale della Fotografia di Jinan, Shandong, Cina. Nello stesso anno, vince il primo premio della rassegna “Eccellenze dell’Arte Contemporanea” a Roma, curata da Francesco Gallo Mazzeo, e cura la mostra personale del fotografo internazionale Zeng Yi al Museo Nazionale di Tirana. Espone in una doppia personale “Azione e Pensiero Xhixha e Milot” presso il Palazzo Reale di Torino, curata da Anselmo Villata, e partecipa alla 10° edizione di “Stemperando” – Biennale delle Opere su Carta di Torino. Espone anche la mostra personale “Believe” presso la Galleria Tornabuoni di Firenze, curata da Lucio Trizzino, e realizza la scultura permanente a Lizzanello (LE) nella rassegna “Arte & Diritti Umani”, curata da Massimo Guastella. Nel 2018, realizza la scultura permanente “La Chiave di Cervinara”, lunga 20 metri, curata da Peppino Vaccariello. Nel 2019, espone a Pechino nella rassegna “The International Artist and Children’s Art”, curata da Liu Ruowang, e al Museo d’Arte Contemporanea Arcos di Benevento nella personale “Key for Humanity”, curata da Ferdinando Creta e Nello Valente. È curatore per l’installazione monumentale di due sculture del Maestro Wu Weishan al Museo Leonardiano di Vinci. Dal 2020, ricopre il ruolo di Direttore del DODO Art Museum di Pechino. Nel 2022, a Palazzo Reale di Napoli, vince il Premio alla Carriera “Artisuavitas”. Durante lo stesso anno, ha esposto in piazza del Mercato a Napoli la scultura monumentale “Key of Today” dalle dimensioni di 20x10x10 metri, a cura di Maurizio De Giovanni con la direzione artistica di Michele Stanzione. Le sue opere sono parte di numerose collezioni in musei ed enti pubblici.
L’articolo La Chiave Albanese, un’opera gigantesca dell’artista Milot dedicata a Shkodra e ai monumenti dello spirito creativo è già apparso su Il Corriere Nazionale.