Del 3 Febbraio 2024 alle ore 05:44

Il sindaco Lepore spiega che il Comune si è dato un orizzonte temporale di 6 mesi per valutare la funzionalità di ‘città 30’. Può essere che dopo questa data qualche strada venga modificata, ma avverte: “Togliere limiti può creare danni enormi, soprattutto nei giovani”

BOLOGNA – La Bologna a 30 all’ora per adesso non cambia. Ma non è escluso che tra “sei mesi”, al termine della prima fase di monitoraggio, e sulla base di “dati scientifici”, possa arrivare qualche modifica al provvedimento. Ad esempio, cambiando i limiti di velocità in qualche strada. Lo assicura il sindaco Matteo Lepore, all’indomani della direttiva del ministero dei Trasporti indirizzata a tutti i Comuni italiani sulle Città 30. Per ora, spiega Lepore alla stampa, questa mattina a Palazzo D’Accursio, “rimane il percorso che abbiamo messo in campo, cioè le ordinanze che abbiamo fatto, il sistema di monitoraggio e il confronto”.

Anche i controlli della Polizia locale a rotazione sulle strade resteranno invariati e anzi si concentreranno pure sulle arterie “con limiti a 50 e 70- promette il sindaco- e anche su biciclette e monopattini“. Alla base del provvedimento, ricorda Lepore, “c’è anche la possibilità di modificarlo e migliorarlo, perchè no cambiando anche le strade e le situazioni. Ma sulla base del confronto”.

Dunque, ribadisce Lepore, “io sono disposto a migliorare il provvedimento. E se questo significa togliere alcune strade, perchè si verifica che nella pratica non ha senso, su questo sono disponibile e laico, perchè il nostro obiettivo non è fare cassa nè peggiorare la mobilità in città. Però dobbiamo verificarlo. L’importante è che il motivo sia legato a dati scientifici e non a una battaglia ideologica per la campagna elettorale delle europee. Dobbiamo togliere questa ambiguità”. Da questo punto di vista, aggiunge il sindaco, “il Ministero fa il suo mestiere. Ha una struttura tecnica che rispetta le regole. Le dichiarazioni che invece abbiamo sentito in queste settimane sono state molto sopra le righe. Ma siamo abituati”.

Nei giorni scorsi, spiega ancora il sindaco, “abbiamo riunito la Polizia locale e da loro stanno emergendo valutazioni importanti, anche sul fatto che i cittadini stanno rispettando la misura, che l’incidentalità sta calando e che sta cambiando il modo di muoversi in città“. Lo stesso confronto è in corso con Tper sulle linee degli autobus e “questi dati ci permetteranno di andare avanti- afferma Lepore- ho poi chiesto all’assessore Bugani di coordinare un tavolo, insieme al capo di gabinetto Sergio Lo Giudice, sul fronte della consegna delle merci e dei rider, perchè a Bologna abbiamo tantissime persone che lavorano in questo settore, di fatto senza regole, in cui vale l’algoritmo e la velocità. Ma prima c’è la vita delle persone. Non ci deve essere nessuno schiavo di un algoritmo o di una piattaforma. Credo che anche per i fattorini e gli artigiani sia importante avere un tavolo dove regolamentiamo insieme gli accessi al centro e apriamo nuove zone di carico e scarico merci”.

LEPORE: “CON DIRETTIVA CITTÀ 30 SI RISCHIA PIOGGIA RICORSI”

La direttiva del ministero dei Trasporti sulle ‘Città 30’ rischia di spalancare le porte a centinaia di “ricorsi, dall’una e dall’altra parte”. Col risultato di creare “una giungla” di carte bollate e “scartoffie” in cui restano in piedi “solo le grandi città”, mentre i Comuni medio-piccoli devono cedere il passo. A suggerirlo è il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, che questa mattina a Palazzo D’Accursio ha fatto il punto con la stampa sull’atto firmato ieri dal ministro Matteo Salvini. Direttiva che, almeno per il momento, il Comune di Bologna ha deciso di non impugnare davanti al Tar. “Non credo che si arriverà a tanto- dice Lepore- sarebbe davvero paradossale. Per fare una legge e farla applicare si fanno dei regolamenti, poi si deve fare una direttiva e poi per capire la direttiva si deve fare una circolare. E magari per capire cosa dice la circolare dobbiamo andare pure in un tribunale. Questo significa riempire i Comuni di scartoffie. Noi dobbiamo stare alla politica”.

Per questo, manda a dire il sindaco di Bologna, “mi piacerebbe che ci fosse un confronto non tra avvocati, ma tra eletti che si assumono una responsabilità politica. Quando si parte con carte bollate, burocrazia e ricorsi, si sa come si parte ma non si sa come si finisce. A lasciare andare troppo la mano agli avvocati, poi la politica sparisce”. Secondo Lepore, del resto, “leggendo bene questa direttiva sembra quasi sia una memoria pronta a far partire migliaia di ricorsi, nell’una e nell’altra direzione. E io non credo si possa governare un Paese abdicando al proprio ruolo di responsabilità”.

“DIRETTIVA PER APRIRE GIUNGLA DI CARTE E INONDARE I COMUNI”

Per Lepore, insomma, “che si faccia una direttiva per aprire a dei ricorsi è paradossale, significa creare una giungla. E alla fine resteranno in piedi solo le città più forti. Questa cosa però temo che andrà a discapito dei Comuni piccoli e medi, delle tante città in giro per l’Italia che hanno fatto un provvedimento e rischiano di essere sommerse dai ricorsi”. Il Comune di Bologna, assicura il sindaco, “ha le spalle larghe e questa cosa la possiamo affrontare, ma attenzione che questa direttiva è rivolta a tutti i Comuni italiani. Quindi si rischia di fare dei danni grossi se non si gestisce insieme questo percorso”.

LEPORE: “TOGLIERE LIMITI IN STRADA PUÒ FARE DANNI ENORMI”

Dare l’idea che in strada si può fare quello che si vuole “può creare danni enormi, soprattutto nelle giovani generazioni. Le Istituzioni devono dare l’esempio, anche se fa perdere consenso”. Tiene il punto sulla ‘Città 30’ il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, dopo la direttiva del Ministero dei Trasporti. E sferza il centrodestra per le dichiarazioni di questi giorni. “Dare l’idea che in strada si può fare quello che si vuole– dice Lepore- che si può andare a qualunque velocità e che nessuno farà mai una multa, un’idea che a volte il centrodestra tende a far passare, può creare danni enormi. Soprattutto nelle giovani generazioni”. Per questo, insiste il sindaco, “le Istituzioni devono dare l’esempio, anche se può far perdere un po’ di consenso. Ma alla lunga questo crea una società più forte e più libera. Lo dobbiamo alle tante vittime della strada“. Per questo il 28 febbraio Bologna ospiterà un convegno nazionale sulla sicurezza stradale, promosso “insieme a tanti Comuni di centrodestra e centrosinistra- ci tiene a sottolineare Lepore- e insieme a tante associazioni. Invitiamo tutti al confronto”.

Quindi incalza: “Se invece di occuparci della vita delle persone, ci occupiamo delle nostre poltrone, allora sì che le persone si arrabbiano. Se invece conduciamo un percorso che porta concretezza e soluzioni condivise, allora anche chi oggi è a disagio o ha dubbi si convincerà”. Lepore insiste sulla questione della sicurezza stradale anche quando confuta la direttiva del Ministero. La Bologna a 30 all’ora, spiega, “è una proposta e un progetto politico per rafforzare la sicurezza stradale. Con questa direttiva, invece, la risposta purtroppo è burocratica, non politica”. La ‘Città 30’, continua Lepore, “è un’idea di città e di sicurezza stradale complessiva, che proponiamo anche a un confronto politico col Governo”.

Il sindaco di Bologna ribadisce: “La risposta al punto politico che poniamo sulla sicurezza stradale e la vita dei cittadini non può essere una risposta che sommerge di carte bollate i Comuni, perchè di fatto si sta chiedendo alle città di riempire gli uffici del ministero di chili di carta, dimostrando strada per strada le proprie ragioni. Noi è una cosa che possiamo fare tranquillamente, ma faccio presente che tutti i Comuni hanno zone 30, anche molto ampie, e dagli anni ’80. Il nostro centro storico è tutto ai 30 con un’ordinanza del 1989, così come i centri storici di tanti Comuni italiani”.

Quindi, afferma Lepore, “se si dovesse applicare alla lettera quella direttiva, anche nello spirito dei politici di centrodestra che la stanno raccontando, di fatto in tutta Italia bisognerebbe ripartire da capo. Invece dobbiamo fare passi avanti sulla sicurezza stradale, non indietro. Qual è la discussione politica sul migliorare la sicurezza stradale? Noi di questo vorremmo parlare”. Per questo il Comune di Bologna andrà avanti a 30 all’ora.

Ci siamo dati sei mesi di tempo per monitorare i dati– ricorda Lepore- e vorremmo che mesi fossero mesi utili anche al Governo per confrontarsi con le città. Non abbiamo nessun problema a mettere mano al provvedimento, l’importante è che si faccia non per fare delle scartoffie, ma perchè vogliamo migliorare la sicurezza stradale. Se questo è l’obiettivo comune anche del centrodestra, sarò felice di collaborare. Se invece si intende inondare i Comuni solo di scartoffie e carte bollate, Bologna sarà pronta a questa sfida. Ma sarà un male per i piccoli e medi Comuni, che saranno travolti da un peso burocratico che non si meritano, inutile e dannoso“. Il sindaco quindi conclude: “Salvare vite umane riducendo la velocità è una priorità di tutta Italia, non solo di Bologna, E tanti colleghi, di centrodestra e di centrosinistra, stanno prendendo provvedimenti in questa direzione”.

Agenzia DIRE www.dire.it

L’articolo Bologna resta città 30, Lepore: “Tra 6 mesi valutiamo, ma togliere limiti può creare danno enorme” è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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