Del 1 Febbraio 2024 alle ore 12:09
Il buco nero della ex ILVA
La situazione finanziaria della AdI, la società che gestisce la ex Ilva è, finanziariamente drammatica, ha 3,1 miliardi di debiti, dato rilevato al 30/11/2023, è evidenziato nel ricorso presentato dall’azienda al Tribunale di Milano per ottenere la misura di protezione dai creditori, tra questi Eni, Snam rete Gas, Enel energia e A2a, Unicredit e amministrazione straordinaria di Ilva. Come fosse una lista della spesa, leggiamo che AdI ha debiti per 263 milioni già scaduti, 75 li deve ad Eni da ottobre 2023. Da non dimenticare quello che deve alle imprese dell’indotto, 130 milioni di crediti maturati.
Lunedi 29, una grande manifestazione ha paralizzato la città, bloccando tutte le vie di accesso, con la finalità di sensibilizzare l’opinione pubblica sul grave problema dei mancati pagamenti di AdI che sta mettendo in crisi le piccole aziende, soprattutto quelle dell’autotrasporto che rischiano la chiusura, se non hanno già chiuso i battenti, licenziando i propri dipendenti. Una grande manifestazione, per la prima volta ha visto insieme: operai, sindacati e imprenditori che hanno circondato lo stabilimento della ex Ilva, uniti dal comune grido di “ Morselli e Mittal “ via da Taranto. La manifestazione, organizzata da tutte le sigle di metalmeccanici, serviva a denunciare il progressivo spegnimento degli altoforni con la drastica riduzione della produzione, già ai minimi attualmente.
La colpa di tutto questo viene attribuita all’AD Morselli che, secondo i partecipanti alla manifestazione, sta portando la ex Ilva alla sua definitiva chiusura, da cui il grido “ Morselli via da Taranto “ anche se oggettivamente, le colpe non sono esclusivamente attribuibili all’AD, una politica che da sempre ha dimostrato scarsa attenzione alle problematiche industriali della città di Taranto, è altrettanto correa.
Un serpentone di Tir, degli autotrasportatori, ha bloccato gli accessi alla città, chiedono, legittimamente, il pagamento di quanto loro dovuto, di fatto già scaduto da mesi, creando molti problemi per il pagamento degli stipendi e in qualche caso anche delle tredicesime. Temono che con la messa in amministrazione straordinaria di AdI, i loro crediti non vengano più riconosciuti. L’AIGI, che rappresenta oltre 100 aziende dell’indotto, dice “NO” all’amministrazione straordinaria, a tal fine ha rivolto un appello al Capo dello Stato, Mattarella, nel quale denunciano la situazione di grave disagio delle aziende dell’indotto che assorbono circa 4mila persone che, se non si mettessero in sicurezza i crediti, rischierebbero il loro posto di lavoro creando un grave problema economico e sociale nelle loro famiglie.
Ancora una volta la ex Ilva torna prepotentemente alla ribalta, ora per il rischio di una chiusura definitiva, dimenticando quello che è sempre stato l’eterno contrasto fra “ Lavoro e Salute “ Se ILVA dovrà essere, lo sia con sistemi di produzione che salvaguardino la salute dei cittadini tarantini, non meno importante della produzione dell’acciaio. Un colosso della siderurgia Ucraina, Metinvest, starebbe valutando un suo investimento sulla ex Ilva, speriamo non sia un altro sogno nel cassetto come fu Arcelor Mittal nel 2018 quando fu annunciato come “ L’Ilva volta pagina, inizia l’era di Arcelor Mittal “
Antonello Giusti
L’articolo Taranto ostaggio di acciaierie d’Italia è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.