Del 1 Febbraio 2024 alle ore 16:36
Editoriale di Daniela Piesco co-direttore Radici
“Sono stata costretta a rivestirmi con abiti sporchi, malconci e puzzolenti che mi hanno fornito in Questura e ad indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo che non erano della mia taglia“( Dalle diciotto pagine di quaderno scritte a mano. La data è del 2 ottobre 2022. In fondo c’è la firma di Ilaria Salis.Il memoriale, mostrato in esclusiva dal TgLa7, è scritto nel carcere di Budapest)
Non era famosa Ilaria Salis prima che il suo caso facesse il giro d’Europa, prima che diventasse anche un murales sui muri di Roma
Pochi giorni fa le immagini della detenuta in aula legata mani e piedi hanno fatto il giro del mondo.
Chi è Ilaria?
Idealista e antifascista ma non anarchica Ilaria nasce a Monza ,cresce in Brianza, si diploma col massimo dei voti nel liceo classico della città, lo Zucchi, sezione D.Dopo il liceo, a 18 anni, Ilaria Salis, con altri, fonda il centro sociale Boccaccio nel cuore della borghesissima Monza.Amante di teatro, oltre che delle arrampicate in montagna, nella sala del centro sociale, ribattezzata “La scala pericolante”, interpreta l’antimilitarismo di Euripide ne “Le troiane”di cui conosce il testo a memoria .Qualche anno più tardi arriva la laurea in Storia alla Statale di Milano con pieni voti e una tesi su Sant’Ambrogio. E il lavoro da maestra elementare che svolge fino al giorno dell’arresto in Ungheria.
In passato Salis finisce in alcune intercettazioni della procura sulla galassia anarchica per le sue conversazioni con Roberto Cropo, anarchico italiano estradato dalla Francia nel 2020. Ma su di lei non erano state formulate accuse. Nel 2017 viene coinvolta in un processo per un assalto a un gazebo della Lega a Monza ma, come hanno ricordano i suoi legali, viene assolta per non aver commesso il fatto”, diversamente da quanto racconta il Carroccio. Nella motivazione il giudice si legge: “Nessuno dei quattro imputati per il presunto assalto alla sede della Lega a Monza, tra i quali Ilaria Salis, appare aver partecipato all’azione delittuosa commessa dai compagni di corteo, né pare averli in qualche modo incoraggiati o supportati moralmente”
Che cosa è successo?
L’11 febbraio del 2023 Ilaria Salis è a Budapest e partecipa a una manifestazione antifascista contro il raduno dei militanti neonazisti per il Giorno dell’Onore.Qualche ora dopo il corteo viene fermata in taxi con altri due militanti antifascisti tedeschi, uno dei due aveva un manganello retrattile in tasca.Viene accusata per quattro aggressioni ma due contestazioni cadono quasi immediatamente perché si dimostra che la donna non era ancora arrivata in Ungheria quando sono avvenute. Oltre alle lesioni ai due neonazisti, che per l’accusa furono “potenzialmente mortali”, sebbene le due vittime non hanno mai sporto denuncia e sono guarite in pochi giorni, le viene addebitata anche l’affiliazione alla Hammerbande, un gruppo nato a Lipsia, in Germania, che si propone di “assaltare i militanti fascisti”. Rischia fino a 24 anni di prigione.
Ilaria Salis si dichiarata innocente,rifiutando un patteggiamento a 11 anni, e chiede di poter visionare i video che non la riprenderebbero in volto e di poter avere accesso a tutti gli atti del processo tradotti in lingua italiana.
Il 2 ottobre scrive una lettera ai suoi avvocati denunciando le condizioni detentive, tra abiti sporchi, mancanza di assorbenti durante il ciclo, infestazioni di cimici in cella. Il 16 dicembre, su Repubblica, la sua storia è venuta fuori. E ora è diventata un caso politico.
Ma non poteva restare a casa sua?
La prima delle obiezioni, arrivata ancora prima delle immagini dal tribunale dove è apparsa incatenata mani e piedi,è stata questa:
ma non poteva restare a casa?
Questa scusa viene detta a chiunque si trovi in una situazione che non è abituale e che crea problematiche.E’ valsa per chi ha scelto un posto di vacanza e non un altro e ha avuto in sorte lo tsunami, è valso per chi era in Egitto da ricercatore e non è tornato per raccontarlo.. è valso per quei 2mila italiani dimenticati all’estero in prigione tra anomalie e diritti negati
Sia chiaro: ognuno è libero di fare ciò che vuole e protestare nel modo che ritiene opportuno, nei limiti della legge o almeno nella consapevolezza di questi. Ilaria Salis, se effettivamente colpevole, avrebbe agito al di là della legge, pagarne le conseguenze è corretto, ma non significa dover subire un trattamento non corretto e non significa nemmeno che la sua protesta, anche se portata avanti con metodi sbagliati, non possa essere considerata un diritto.
Ilaria Salis potrebbe essere condannata con pene superiori a vent’anni che appaiono sproporzionate per un’aggressione, che ha causato ferite guaribili in pochi giorni e che in Italia non arriverebbe a 4 anni di condanna. Ha comunque pieno diritto a un processo equo e a un trattamento che tuteli la sua dignità e i suoi diritti di persona e di detenuta come chiunque abbia compiuto qualsiasi reato.
Vero che in Ungheria il sistema giudiziario è sovrano, come lo è quello italiano, ma esistono regole europee e internazionali di tutela della dignità dei detenuti!
Il problema è che in troppi non hanno sottolineato l’inaccettabilità di questo trattamento, lontano da ogni regola di tutela e dignità dei detenuti, ma si sono invece concentrati su altri dettagli..Contro Ilaria Salis monta un’ondata di odio,sui social minacce, insulti, filmati realizzati con l’intelligenza artificiale in cui viene rappresenta come un cane con il guinzaglio.Si trascura la presunzione di innocenza, si trascura che fosse legata mani e piedi.Si trascura che queste misure, non dovrebbero essere necessarie perché offendono la dignità umana .E la Lega che fa? Si appiglia a un vecchio caso, salvo farsi correggere dal legale della donna: era stata assolta! Evito di soffermarmi sull’idea del Carroccio di dirottare la narrazione di questi giorni e di fare sempre e comunque propaganda e marchette.
Ilaria Salis è apparsa incatenata ed è un trattamento che le è stato riservato ad ogni trasferimento:le hanno messo un cinturone di cuoio con una fibbia a cui hanno legato le manette.Poi c’erano due cavigliere di cuoio chiuse con due lucchetti. Infine il guinzaglio a un polso, tenuto all’altra estremità da un agente.Si resta legati così per tutta la durata dell’udienza.E tutto questo accade nella civilissima Europa?
È giusto, doveroso, anzi, obbligatorio che il governo italiano intervenga ed in maniera dura per difendere la dignità della nostra concittadina soprattutto per quel che riguarda le condizioni carcerarie a cui viene sottoposta che vanno ben oltre le manette in tribunale. E poco conta, anzi non conta nulla, che Ilaria faccia della lotta al sistema ed al potere costituito la sua filosofia di vita. Lo Stato, chiunque sia al comando, ha l’obbligo di tutelare ogni italiano, indipendentemente da idee politiche, opinioni, posizioni di qualsiasi tipo.
Ma la dura realtà è un’ altra. La vera sconfitta in tutta questa vicenda non è la premier italiana( che poi tanto amica con Orban non è )ma l’Europa. Bruxelles ancora una volta si dimostra debole, se non inutile, al punto da non riuscire nemmeno a stabilire regole uguali per tutti nella Ue sulla gestione di chi si trova in carcere.
Ognuno fa da se, quindi, ed è difficile allora far cambiare regole a chi ritiene che non ci sia nulla di male nel legare mani e polsi a una carcerata.
Ecco questa è l’ Europa.
pH Fernando Oliva
L’articolo Incatenata è già apparso su Il Corriere Nazionale.