*PillolediLongevità* : rubrica ideata e curata dal dottor Umberto Palazzo
La Murgia Altamurana è stata per millenni un ricco scenario per la continua ricerca di cibo da parte degli umani, già più di centomila anni fa, i cacciatori neandertaliani si aggiravano in questo territorio alla ricerca di prede da mangiare e uno di questi carnivori, il cosiddetto “Uomo di Altamura”, cadde in un fosso e ritrovato da un gruppo di speleologi nel 1993, con il suo scheletro incastrato tra stalattiti e stalagmiti che gli erano cresciute intorno.
Fin dai tempi più remoti l’uomo ha tratto dal mondo vegetale il necessario per alimentarsi per cui la conoscenza delle piante era un preciso obiettivo di sopravvivenza , anche negli anni più recenti popolazioni dell’Amazzonia più nascosta come i Nambikwara hanno sorpreso antropologi della caratura di Claude Lévi Strauss per le capacità di sopravvivenza legata alla conoscenze di piante , frutti e bacche capaci di alimentare e far sopravvivere in modo così frugale che nessun abitante del mondo civilizzato avrebbe sopportato. Alcuni antropologi evoluzionisti hanno teorizzato che questa conoscenza così spiccata nelle società cosiddette primitive si può rapportare alla stessa avvenuta sopravvivenza di homo sapiens rispetto agli estinti neandertaliani. L’ipotesi è che l’ homo sapiens è riuscito a superare i periodi di carestia anche alimentandosi di piante e bacche dalla caratteristiche organolettiche rivoltanti e forse questo ha determinato la scomparsa dei compagni di caccia dell’uomo di Altamura , caduto in un inghiottitoio carsico nella zona di Lamalunga. La pratica di alimentarsi nei periodi di difficoltà anche con il raccolto murgiano può spiegare una durata della vita media dei sapiens doppia (60 anni), rispetto alla durata (30 anni) della vita da neandertaliano. Nel Medioevo, Altamura è stata capace di attrarre anche Federico II di Svevia , detto stupor mundi , che ne fece luogo previlegiato per le sue battute di caccia con la viscerale passione per quella con il falco. L’imperatore sosteneva, come i nobili del suo rango, un’alimentazione medievale con carne di volatili mentre per i contadini la sopravvivenza era legata soprattutto ai frutti della terra.
La scienza moderna per una sana longevità, oggi dà più ragione al mondo contadino, proponendo con la Dieta Mediterranea, un modesto consumo di carne a vantaggio di cereali di alta qualità e consumati in maniera integrale.
Con queste premesse culturali riapre ad Altamura l’Antico Forno Santa Caterina del 1391 che con la supervisione dell’agronomo Andrea Dibenedetto, cura la preparazione di prelibatezze della tradizione d’alta qualità, grazie alle farine del territorio e alla lievitazione naturale con lievito madre. Il forno si riappropria dunque del suo ruolo storico di centro per la cottura artigianale e di aggregazione per la preparazione e consumo di cibo salutare non trascurando la socializzazione, altro importante parametro citato sempre più frequentemente dagli studiosi di sana longevità.
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L’articolo Nella Murgia Altamurana pratiche di Longevità e riscoperta della tradizione contadina è già apparso su Il Corriere Nazionale.