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Stretto fra Nigeria a est e Ghana a ovest, il Togo è una ex colonia tedesca e successivamente francese ma è indipendente dal ’60.
La lingua ufficiale è il francese, ma ovviamente vengono parlate varie lingue etniche; gli abitanti sono per buona parte di religione cristiana, ma è presente anche una minoranza islamica. Dal lago si estrae il fosfato, e l’agricoltura è orientata verso la produzione di prodotti coloniali come cacao, cotone e caffè (e anche, ahinoi, olio di palma largamente utilizzato nell’industria alimentare…).
Conviene andarci in inverno, per ammirare i numerosi animali: principalmente elefanti, ma anche ippopotami, giraffe e scimmie.
La capitale Lomé si trova sulla costa nel Golfo di Guinea, ed è interessante da visitare per i monumenti, le varie architetture coloniali e i giardini.
Il Togo ha un passato complesso e penoso: i primi europei presenti in Togo sono forse stati i portoghesi nel ‘400, e in seguito anche inglesi e francesi per esempio: il commercio più remunerativo era quello degli schiavi, sostenuto anche dalle popolazioni locali che acquistavano schiavi per rivenderli ai colonizzatori. Seguirono secoli di contrasti fra le due principali popolazioni locali per il controllo del paese, i Mina e gli Ewe. Dopo l’indipendenza le cose non andarono meglio, e nel ’63 si ebbe anche un colpo di Stato militare seguito da uno successivo nel 2005.
Oggi il togo è un paese con 45 etnie e una quarantina di lingue fra europee e etniche: oltre a cristiani e musulmani esistono poi le religioni animiche del passato, nonché riti vudù. Solo il 63% degli abitanti è alfabetizzato, e si lamentano ritardi nella difesa dei diritti umani (la pena di morte è stata abolita solo nel 2009). Dal punto di vista economico, il Togo non è autosufficiente e quindi è costretto a importare molti prodotti.
E’ dunque evidente che questo paese ha ancora una lunga strada da percorrere…
Sandra Fallaci©
L’articolo Togo è già apparso su Il Corriere Nazionale.