Siamo all’eutanasia giuridicamente benedetta e burocraticamente assistita; posto che gli umani nascono e muoiono schiavi di bisogni fisici e psicologici incancellabili; e a cancellarli a colpi di finta cultura, benessere e libertà, si rischia seriamente di trasformare gli umani in bestie.
Vedi femminicidi, commessi non da poveri e ignoranti, ma da soggetti benestanti e istruiti che sono sul punto di laurearsi o sono già laureati.
In America le stragi nelle aule scolastiche si sprecano da sempre, a conferma che la cultura, il benessere e la democrazia non stanno assolvendo la funzione umanizzante strombazzata ai quattro venti, ma quella opposta. Persino le guerre sono diventate attacchi terroristici mondiali e crimini contro l’umanità.
Non sono contro Galileo Galilei o contro i veri scienziati ma contro la “pseudoscienza” attuale. E manifestando le mie opinioni mi sono buscato a bruciapelo questa condanna inappellabile: “se sei contro la scienza sei contro la democrazia. Confessa non ci sono attenuanti”.
Se democrazia significa scienza aperta a cani e porci per rovinare il pianeta e bestializzare la razza umana allora sono contro la democrazia pur ammirando Platone. Ma quella di Platone era un’altra cosa.
La scienza è nata per due ragioni: per convertire la natura matrigna in madre premurosa se non generosa, e per trasformare i cavernicoli bellicosi in popoli intelligenti e pacifici.
Perciò la scienza è degna di questo nome se assolve a quelle due funzioni: proteggerci dalla natura matrigna e umanizzare la bestia uomo.
E va detto senza troppi giri di parole: ciò che danneggia la natura e imbarbarisce l’uomo, fingendo di civilizzarlo e umanizzarlo, non è né scienza né fantascienza e nemmeno democrazia, è truffa a 24 carati, che sta facendo rivoltare Platone e Galilei nella tomba.
È congegnata efficacemente per schiavizzare i popoli e arricchire finti scienziati e veri strozzini.
La scienza è un mezzo come l’automobile, salva o uccide. È la qualità degli autisti: scienziati, governanti e banchieri a fare la differenza: producendo progresso o barbarie.
E in 24 secoli, il problema cultura e politica non sembra cambiato di una virgola. Così Platone giudicava gli apprendisti stregoni, chi si vanta di avere capacità che non ha:
“Finché si tratta di calzolai che siano incapaci o che sian corrotti, o che si vantino di essere abili pur non essendolo, non ne verrebbe una gran perdita per lo Stato. Ma vedi bene che se fossero i Custodi delle leggi e dello Stato a fingere di essere custodi, mentre non lo sono, sarebbe la Città intera a correre il rischio di una completa distruzione, proprio perché la sua felicità e la sua buona amministrazione sono nelle loro mani.”
Platone, La Repubblica, IV, 421A
Franco Luceri

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