Editoriale di Daniela Piesco co-direttore Radici
Originariamente la Befana era simbolo dell’anno appena passato, un anno ormai vecchio proprio come lo è la Befana stessa. I doni che la vecchietta portava, erano dei simboli di buon auspicio per l’anno che sarebbe iniziato.
D’accordo, tutti vorremmo, dodici mesi finalmente più sereni di quelli appena conclusi. Un legittimo desiderio che si ripete a ogni notte di San Silvestro, alla quale ci aggrappiamo per esorcizzare le situazioni di difficoltà, in molti casi, vicino a noi e in giro per il mondo, i drammi e il dolore che hanno attraversato il 2023, condizionando la vita delle comunità e dei singoli. Che tutto finalmente cambi, non certo per lasciare in modo gattopardesco tutto come prima; un cambio che parta dalle coscienze e dalla volontà collettiva e di ciascuno, con senso di responsabilità e autentico desiderio di crescita.
In spregio alle Cassandre che abitano un po’ dappertutto e che profetizzano per il 2024 “altre brutte notizie”.
Come scrive Aldo Cazzullo “l’importante è ricordarsi che in fondo al vaso resta annidata la speranza; e non è detto che sia l’ultimo male”.
E’ il caso, ad esempio, dell’Africa,che non perdendo mai la speranza ,si sta separando dal precedente giogo coloniale della Françafrique e che ora guarda al mondo multipolare per trovare finalmente una sua dimensione autonoma che non sia quella di un governo coloniale sottoposto all’influenza di Parigi.
C’era il dominio dell’Africa attraverso il colonialismo francese che a sua volta era il garante in Africa della supremazia economica delle famiglie del capitalismo internazionale quali i Rothschild che hanno saccheggiato questo continente delle sue preziosissime materie prime per più di un secolo.
C’è da dire che è La Russia il Paese che sta accompagnando l’Africa verso la sua sovranità. La storia e i popoli africani dovranno certamente rendere merito di aver trovato per la prima volta una potenza che non è entrata nelle loro case per comandare, ma per trovare un’intesa fondata sul reciproco rispetto della sovranità nazionale.
Ma vediamo i due principali eventi di rilievo del 2024 .
Il primo evento di rilievo del 2024: la rielezione di Putin
Ora il 2024 si presenta come un anno, dotato di quelle caratteristiche necessarie per imprimere un’accelerazione ancora maggiore a questo processo storico in corso e il primo evento da prendersi in esame in tale ottica è sicuramente la rielezione, praticamente scontata, del presidente Putin il prossimo marzo.
Del resto l’ascesa dei BRICS che vediamo ora è il frutto di un lavoro che è stato seminato con pazienza da Mosca negli anni..
Ma vi è di più! La rielezione di Putin a marzo e la sempre più probabile caduta di Zelensky che in molti si attendono nei prossimi mesi porteranno alla definitiva e ufficiale sconfitta della NATO in Ucraina.
Per la prima volta dalla fine della guerra fredda e dal crollo del muro di Berlino, il patto atlantico si ritrova spettatore passivo di un enorme processo storico che vedrebbe il crollo di un regime suo satellite e la definitiva perdita di influenza sullo scacchiere internazionale.
L’idea del Nuovo Ordine Mondiale poteva esistere solamente attraverso un suo braccio armato militare, quale appunto la NATO, ed è del tutto evidente che una sconfitta dell’alleanza atlantica in Ucraina rende impossibile la sopravvivenza di questa organizzazione.
Il secondo evento di rilievo del 2024: il ritorno ufficiale di Trump
Gli astri della geopolitica però nel 2024 non portano solamente una scontata rielezione di Putin ma anche ad un probabile ritorno ufficiale di Donald Trump a novembre.
Ricordiamo che l’ascesa di Trump ha portato alla fine dell’internazionalismo americano e un suo ritorno ufficiale metterà fine alla permanenza di Washington nella NATO, mettendo così fine ad un ordine, quello liberale internazionale, che è esistito dal 1945 in poi.
Il 2024 contiene dunque evidentemente quelle caratteristiche ideali per rinsaldare quella che è stata un’alleanza che esiste almeno dal 2016, ovvero quella tra Donald Trump e Vladimir Putin.
La globalizzazione in tale ottica diventa semplicemente impossibile da sostenere poiché le principali potenze internazionali sono intenzionate ad aprire una fase laddove siano gli Stati nazionali a dominare la politica e non gli attori internazionali senza volto nemmeno eletti dalle varie popolazioni.
Se guardiamo a questo insieme di unici eventi storici la sensazione che questo anno sia un anno che porterà cambiamenti che dureranno per molti a venire, si rafforza notevolmente.
E tali cambiamenti ovviamente non potranno non toccare l’Italia la cui decadente classe politica si ritrova ormai scaduta e legata ad un vecchio contesto internazionale, quello Euro-Atlantico, che sta uscendo di scena.
Il 2024 sarà per tutte queste ragioni un anno speciale e sarà un anno da vivere molto intensamente.
pH Fernando Oliva