Definita anche la città dei Ciclopi, Alatri si racconta con le vestigia di un passato molto remoto. Un passato, ancora oggi, avvolto dal mistero
Il confronto con il passato, con le pietre che trasudano storia, ma anche leggenda, vita, determina sempre emozioni, sensazioni da brivido, ammantandosi di quell’alone di mistero che sollecita l’indagine, la ricerca. Ma, di fronte alla cinta muraria megalitica che avvolge Alatri, perla del Lazio, si rimane estatici. Quasi incapaci di proferire parola.
Perché la leggenda che avvolge queste pietre sfida il tempo e la sua voce è quella dei bisbigli innaturali di un’epoca così lontana da noi. E la narrazione è scritta lì, su quei massi irregolari, su quelle venature che al tatto sollecitano la memoria, le immagini.
Il mito
Tante le ipotesi sulla fondazione di questa città che, attualmente, ha una popolazione di circa 30.000 abitanti. Tante le ipotesi, poche le certezze.
Secondo la remota mitologia romana il dio Saturno in persona, cacciato dall’Olimpo a seguito della presa di potere dell’irrequieto Giove, sarebbe venuto nelle fertili terre del Lazio. Qui avrebbe fondato Alatri e altre città ( definite poi saturnie), dando origine all’età dell’oro.
Ma la struttura megalitica della cinta muraria suggerisce all’immaginario collettivo un’altra leggenda, ben più suggestiva e in linea con la vetustà di queste incredibili mura.
I fondatori sarebbero stati addirittura i Ciclopi, i soli in grado di trasportare questi massi così pesanti.
Al di là del mito, però, grazie ai continui scavi effettuati in loco, si attesta la presenza umana stanziale, in questo territorio così fertile, già nella fase finale dell’età del bronzo. Un’epoca del resto caratterizzata da strutture megalitiche.
Interessante, a tale proposito, l’ipotesi dell’archeologo francese Louis Charles Francois Petit Radel che pose la fondazione di Alatri prima della seconda fase di colonizzazione dei Pelasgi. Il leggendario popolo dell’Egeo, la cui provenienza e origine sono ancora oggetto di ipotesi e di studi. Dunque nel 1539 a. C.
Comunque questa imponente cinta muraria, costituita da massi poliformici, lascia supporre la necessità di una linea difensiva del centro cittadino. Un elemento in più, dunque, che contribuisce ad evidenziare il carattere guerriero dei suoi abitanti. Ma anche dei popoli circostanti.
I massi, inoltre, combaciano perfettamente ad incastro, senza l’utilizzo di calce o di cementi. E, con il loro perimetro, delimitano un’area trapezoidale di ben 19.000 mq. Il che convalida l’ipotesi che si fosse di fronte ad una società evoluta. Caratterizzata da categorie sociali differenziate. In grado di fornire maestranze attente e competenti
L’Acropoli
Il passaggio attraverso il tempo e la storia di questa perla della provincia di Frosinone continua nel centro cittadino. Un vero e proprio racconto di Alatri che scandisce i momenti, i secoli del suo passato.
E lo fa attraverso una serie di palazzi, chiese, scorci che lasciano stupiti. Ogni struttura, infatti, ogni chiesa, sorta spesso su preesistenti templi pagani, ricca di simboli templari, è un tassello di un mosaico ancora tutto da ricostruire.
Sembra quasi che sia il tempo stesso a raccontarsi con quelle mura e quegli edifici che trascinano chiunque nel vortice dell’Arte e della bellezza.
Ma Alatri custodisce i suoi segreti. E conserva l’antico spirito ciociaro nell’orgoglio identitario dei suoi abitanti, nonché in una naturale gentilezza che fa dell’accoglienza la prima norma di vita di questa popolazione.
L’articolo Alatri, uno scrigno di storia e leggenda è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.