Del 31 Dicembre 2023 alle ore 09:46Bastano solo cento anni per essere fagocitati dalla dimenticanza che catapulta tutti nella dimensione dell’invisibilità, dove ogni cosa perde il proprio significato e nulla ricorda niente a nessuno.
Degli sconosciuti prenderanno possesso di tutto quello che per noi oggi è particolarmente importante, persone che ancora non appartengono a questo mondo e che non sapranno mai chi veramente eravamo, ed al di là forse del nome e qualche foto, la nostra intera vita sarà come mai vissuta. Le nostre case, abitate da estranei, perderanno ogni calore e l’essenza dei tanti sacrifici, delle gioie e dei dolori vissuti. Chissà quanti oggetti che oggi sono preziosi ricordi, diventeranno insignificanti cimeli da mettere da parte o da buttare, mobili antichi costati tante impensabili privazioni, finiranno nella polvere dei mercati dell’usato ed ogni scritto ed appunto di una vita arricchirà il macero.
Dopo la nostra morte verremo ricordati per qualche anno e poi pian piano, consumati dalla memoria, la storia si perpetua in quella dimensione dell’oscuramento, dove spira senza volto il padre di nostro nonno. Probabilmente tutto questo vuole essere la certezza che dopo la morte non esiste più vita fra gli umani, ma solo per volontà degli stessi e del loro marcato disinteresse. Gli umani amano ricordare, studiare e tramandare le vicissitudini degli uomini di guerra e di arte, senza mai concedere spazio alla memoria familiare di una vita normale. Interessante, utile ed altamente educativa diventerebbe la scuola che fa tesoro delle radici del singolo, attraverso la conoscenza e le ricostruzioni genealogiche familiari, una ricerca storica affinché nulla di quello che è stato si disperdi in un tempo così breve. Viviamo in mondo privato delle radici più profonde, che rincorre chissà chi, non c’è sosta e nessuno osa fermare le macchine, un governo va ed un altro arriva, pronto a riprendere il viaggio su un sentiero a senso unico che porta tutti sempre più lontani dalla magia dall’umanità. Ci è stata tolta in poco tempo la bellezza di quella semplicità che ci rendeva felici con poco e tante volte con nulla. La tecnologia, il benessere ed i progresso ci hanno rubato l’odore di un libro, l’emozione di scrivere una lettera, il valore della calligrafia, la sorpresa di una cartolina e quell’entusiasmo dettato dai piccoli valori. La crisi dell’uomo contemporaneo è dovuta esclusivamente alla perdita delle virtù ed in particolare alla scomparsa della nobiltà di spirito. Il progresso ha distrutto il mos maiorum senza offrire valide alternative, le usanze ed i costumi degli antenati, che rappresentano la morale, oggi sono ignorate o derise dai giovani che prendono le distanze da tutte le tradizioni che sono il fondamento dell’etica. Attraverso il reinserimento dell’insegnamento dell’educazione civica qualcuno ha pensato di poter colmare le grandi lacune dell’etica in una società pronta a calpestare il senso civico per un non nulla. Il progressismo sta portando avanti una vera e propria crociata contro la pietas e lo smarrimento di una patria, dove i giovani non avvertono più il senso del valore militare, dell’austerità e del profondo rispetto delle leggi, non fa che attestarne il successo.
La volontà di non riconoscere il valore altrui e di non attribuire i dovuti giusti meriti ha messo in moto un processo inarrestabile di alienazione dell’humanitas e questa società che si ciba di rappresentazioni della falsa felicità, afferma ogni giorno di più il regresso morale. Illusori oratori stravolgono il passato ed il presente, tentando di azzerare le appartenenze per dar luogo ad una spaventosa e controllabile solitudine, dove la liberazione dai legami familiari afferma una società confusa, senza sani e solidi punti di riferimento, in nome di una conquista di diritti ed una pseudo libertà promossa come un valore irrinunciabile. Una libertà che mette i giovani davanti alla consapevolezza del nulla.
La violenza, la criminalità, le droghe, l’alcolismo, le pressanti sollecitazioni mediatiche che causano confusione nell’orientamento sessuale, la tendenza dei giovani a compiere gesti trasgressivi e la difficoltà di adattarsi alle norme etiche e comportamentali, individuano la necessità di mettere in ordine le prospettive future con l’aiuto dei pensatori del passato la cui saggezza si ritrova quasi sempre fra i componenti più anziani della propria famiglia. Serbare memoria dei nostri avi, conoscerne la vita materiale, composta da beni e proprietà, e la vita spirituale, composta da ideali, valori, segreti e ricordi, significa conoscere le proprie radici e con certezza la propria provenienza. La memoria familiare fornisce la continuità e la stabilità dell’appartenenza per educare ed auto educarsi, attraverso la comprensione di quell’amore che ci ha consentito di ritrovarci qui, con il preciso dovere di celebrare ed onorare la propria storia e coloro che non dovrebbero mai essere dimenticati.
Nessuno muore finchè vive nel ricordo di chi resta. (Ugo foscolo)L’articolo Una vita nell’oblio è già apparso su Il Corriere Nazionale.