Del 28 Dicembre 2023 alle ore 10:44
di Davide Romano, giornalista
“Sii povero e ama la povertà. Ricorda che niente siamo, che niente possediamo, che niente vale la pena tranne Dio.” – Giuseppe Benedetto Labre
La storia di Giuseppe Benedetto Labre, santo per la Chiesa cattolica romana, nonostante le sue radici francesi, si intreccia in modo indelebile con il nostro Paerse, dove ha vissuto gran parte della sua vita dedicandosi alla preghiera, all’adorazione eucaristica e a un profondo senso di povertà e di condivisione con i più poveri ed emarginati. Nato il 26 marzo 1748 ad Amettes, un piccolo villaggio nella diocesi di Boulogne-sur-Mer, in Francia, Labre ha incarnato la spiritualità attraverso una vita di rinuncia e servizio.
Labre proveniva da una famiglia di agricoltori, ma fin dalla giovinezza, il suo cuore era orientato verso la vita spirituale. A soli sedici anni, intraprese il cammino della rinuncia alle ricchezze materiali, desiderando dedicare la sua vita a Dio. Tuttavia, i primi tentativi di ingresso in ordini religiosi come i Cappuccini e i Trappisti furono infruttuosi.
Nel 1770, Labre giunse a Roma, la Città Eterna, alla ricerca della sua vocazione spirituale. Qui iniziò il capitolo più significativo della sua vita, caratterizzato da una profonda devozione e povertà. La sua giornata era un perpetuo atto di adorazione, passata pregando nelle chiese e nutrendo una vita ascetica. La sua testimonianza di vita divenne presto una fonte di ispirazione per coloro che lo incontravano.
“Sii come il pane: il pane è per tutti e si dà a tutti. Sii anche tu per tutti.” – Giuseppe Benedetto Labre
La vita di Labre era segnata da estrema povertà. Dipendeva interamente dalla carità degli altri, eppure la sua gioia interiore e la sua pace lo rendevano un faro di speranza per i poveri e gli emarginati di Roma. Indossava abiti logori e digiunava quasi ininterrottamente, dimostrando che la vera ricchezza risiede nella consacrazione a Dio.
Labre trascorse gli ultimi anni della sua vita peregrinando tra le chiese di Roma e compiendo pellegrinaggi a luoghi sacri. Nel periodo della Quaresima del 1783, la sua salute peggiorò notevolmente, e il 16 aprile di quell’anno, a trentacinque anni, chiuse gli occhi sulla terra. La sua morte fu accolta con una mistura di tristezza e riconoscenza per la testimonianza di vita offerta.
La fama di santità di Giuseppe Benedetto Labre si diffuse rapidamente. Il suo spirito di sacrificio e la sua dedizione alla povertà ispirarono molte persone. La Chiesa Cattolica lo canonizzò il 8 dicembre 1881, riconoscendo ufficialmente la sua santità.
“Il mio unico desiderio è quello di essere santo.” – Giuseppe Benedetto Labre
Oggi, San Giuseppe Benedetto Labre è venerato come il patrono dei senzatetto, dei pellegrini e dei giovani in cerca di direzione nella vita. La sua vita di totale abbandono a Dio continua a ispirare milioni di persone in tutto il mondo, insegnando che la vera ricchezza è nel dono di sé e nell’amore per il prossimo.
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L’articolo “Giuseppe Benedetto Labre, il santo mendicante” è già apparso su Corriere di Puglia e Lucania.