GRUMO APPULA – Garzoni e fornai, in camici o abiti da lavoro imbiancati dalla farina…ecco l’assortito e pittoresco gruppo che, facendo fracasso con pentole e cucchiai, o anche bidoni battuti con mazze e mattarelli, facevano il giro per tutti i rioni della città di Grumo. Questa la vera storia della insonne notte della “Farina ca trémb” che, sia pur rivoluzionata in chiave moderna, per fortuna ancora resiste e si ripropone persino nella vicina Toritto, ma addirittura in chiave un po’ più tradizionale, lì, con cori e canzoni pugliesi al posto del “Jingle Bells” sulle note di una “banda bassa” in costume da Babbo Natale.

Insomma una vera e propria festa della notte che culmina in entrambi i posti con tanto di messa alle luci dell’alba nelle chiese madri. Un vero e proprio pezzo unico nel nostro Paese, ma a rischio di scomparsa, questa festa che già si spiegherebbe da sola se soltanto, superando la sintesi dei titoli, ci limitassimo semplicemente a riportare per intero il grido per le strade e davanti alle case che teneva e tiene svegli tutti gli abitanti: « Ci tèn farin, ca trémb! Cudd ca nan te tèn  u ajéut u Santissem Sacramènt»   (chi ha farina la impasti, chi non ne ha lo aiuterà il Santissimo Sacramento).

Tempi non certo facili, quelli degli inizi del ‘900, ed è questa – per come ce l’hanno puntualmente riferita – l’invenzione, alla vigilia della vigilia di Natale, dei proprietari dei forni grumesi che, in un mix tra guadagno (i dolci da infornare, ma anche fichi secchi, uva passa, mandorle…con cui preparare i propri) e solidarietà, passavano casa per casa anche per raccogliere la farina che, all’indomani, veniva poi regalata ai poveri presso la sede, appunto, del Santissimo Sacramento, o anche “l’ Ospedale Vecchio” come tuttora nel gergo popolare si indica quel posto. Insomma luoghi suggestivi e ancora parzialmente intatti, come questa memoria, siamo sicuri che fossero stati di qui un Fellini o un Tornatore, una storia bella come questa ce la saremmo sicuramente ritrovata in un “amarcord” di qualche loro memorabile film.

Ma non disperiamoci, letteralmente di casa qui con cuore e radici, pur vivendo fuori, c’è Sergio Rubini, internazionale e pugliese che più non si può… e che se, come ha fatto il suo amico e collega lucano Rocco Papaleo con la sua Lauria per il suo film cult “Basilicata coast to coast”, deciderà di parlare ancora del suo paese, ma direttamente, beh location e materiale non mancano di certo per tutto quello che ha questa cittadina anche in termini di Storia, quella con la s naiuscola.

Ma per adesso, tornando al presente e all’attualità, un altro irrinunciabile appuntamento stasera a Grumo, alle 18 al Comune, con la poesia in vernacolo grumese: quella, per capirci meglio, che Sergio Rubini ha reso famosa in Italia persino attraverso i canali Rai. Lui ci sarà sicuramente, come ogni anno e come ha sempre fatto insieme al suo indimenticabile padre Alberto, e con lui tanti, tanti poeti locali. Inutile aggiungere altro.

Enrico Tedeschi

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