di Giulio Tarro
Si presume che i contatti con il virus cinese in Italia siano stati maggiori al Centro-Nord che non al Centro-Sud. A ciò si aggiunga la concomitanza delle situazioni ambientali e climatologiche, diverse fra Nord e Sud dell’Italia, arrivando addirittura ad ipotizzare che nel corso delle settimane si sia venuto a formare un coronavirus padano autoctono, diverso rispetto a quello cinese (1). Altre possibilità emergono dalle situazioni di Bergamo e Brescia soprattutto, dove si presume che la circolazione di altri microbi possa aver facilitato l’azione del SARS-CoV-2. Il problema, però, è stato soprattutto a monte: e cioè il non avere sufficienti posti letto in terapia intensiva, occupati in massima parte già a causa dell’influenza annuale. Sembra che la vaccinazione antinfluenzale favorisca l’infezione da coronavirus, addirittura maggiore del 36% come comunicato da uno studio militare americano (2). D’altra parte dal momento che vi è stata una recente emergente meningite sono state vaccinate 34000 persone a Brescia, mentre 180.000 sono state le vaccinazioni per l’influenza a Bergamo. Vi è stato una pubblicazione di studiosi olandesi stampata da un giornale scientifico dell’università di Cambridge in cui sia la malattia meningococcica che pneumociccica sono stati associati con l’attività dei virus influenzali e di quello respiratorio sinciziale. Lo studio del Pentagono, condotto sui militari americani, ha dimostrato un rischio maggiore del 36% di contrarre il covid-19 in soggetti sottoposti alla vaccinazione contro il virus influenzale (3). Se pertanto risultasse vera la previsione di una nuova epidemia da coronavirus, il vaccino antinfluenzale sarebbe ancora consigliabile? La stessa riflessione è stata fatta nella vicina Spagna con la quale abbiamo diverse affinità.
Dobbiamo smetterla di associare l’influenza con il Covid. La cosa sconvolgente è che si continua a promuovere la campagna vaccinale antinfluenzale, dimenticando che come confermato dallo studio del Pentagono, è stata responsabile del 36% della mortalità per Covid-19, favorendo lo sviluppo delle infezioni, che hanno registrato il picco proprio dove più alto era stato il numero di vaccinati (1). Quindi bisogna che ci mettiamo d’accordo una volta per tutte. Non si può dire alla gente di correre a vaccinarsi contro l’influenza, quando poi contemporaneamente si lancia l’allarme sul possibile ritorno del Covid con il rischio di nuove interferenze genetiche (4).
Sono i dati ufficiali del VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting System) a dirci che questi sospetti potrebbero non essere infondati, soprattutto di fronte a problemi cardiovascolari sia in soggetti geneticamente predisposti, sia in altri che non si sarebbero mai sognati di dover affrontare certe problematiche. Indipendemente dall’aspetto genetico non si può escludere, e nessuno è stato finora in grado di farlo,che questo tipo di vaccini possano incidere negativamente sulla coagulazione ematica (5) e provocare effetti avversi anche letali specie nei soggetti con aspetti genetici complessi.
L’inutilità delle vaccinazioni antivaricella zoster in soggetti già positivi per il virus VZ La varicella è una malattia molto contagiosa, causata dal Virus varicella-zoster. L’infezione si trasmette per via aerea e si manifesta con mal di testa e malessere generale, seguiti dalla comparsa, prima sul volto e poi sul resto del corpo di pustole coperte da vescichette contenenti un siero giallo. L’infezione determina una perenne immunità. In alcuni casi, tuttavia, il virus è rimasto latente nell’organismo e in situazione di calo delle difese immunitarie si riattiva dando origine all’ Herpes Zoster anche detto fuoco di Sant’Antonio.
In realtà questo virus, come tutti i virus, cerca di adattarsi per meglio perpetuarsi nell’organismo umano. Ed è probabile che il suo destino possa essere quello del virus della varicella (Varicella zoster, VZV) latente nei gangli delle radici nervose spinali (poco irrorate dal sangue e, quindi, difficilmente raggiungibili da anticorpi) di innumerevoli persone, senza provocare alcunché, salvo poi “ridestarsi”, solo in alcune persone, qualche rara volta, provocando un fastidioso “fuoco di Sant’Antonio”; o il virus dell’Herpes simplex, HSV, che provoca un antiestetico herpes labiale (6).
La Legge 119/2017 ha reso obbligatorio per tutti i nati dal 2017 il vaccino contro la varicella, anche se questo non garantisce una immunità definitiva.
Ciò ha spinto non poche associazioni a proporre, così come per la rosolia, di non vaccinare indiscriminatamente tutti i neonati, inclusi i maschi, per i quali la varicella non pone problemi, e a sottoporre le ragazze che (anche per la varicella come per la rosolia con l’attuale strategia vaccinale rischiano di perdere l’immunità proprio in età fertile) a un dosaggio specifico degli anticorpi anti-VZV, vaccinando solo quelle che non risultano essersi ancora spontaneamente immunizzate (7).
La determinazione dell’immunità dell’organismo ed il modello dell’HZV con la sua persistenza servono come spunto per approfondire le nostre conoscenze sulla biologia molecolare della divisione cellulare e sul fenomeno della sua ricomparsa. Nei soggetti con HZV trattati a lungo con antivirali i linfociti B infetti diminuiscono progressivamente (è stato però stimato in 11 anni il periodo per la loro completa eliminazione) (8).
D’altra parte la presenza del virus e la sua riattivazione in condizioni di abbassamento delle difese immunologiche rende del tutto inutile ed illogica una ulteriore vaccinazione specifica.
Vaccinazione antitetanica post alluvione
Sinceramente faccio fatica a comprendere le decisioni assunte in ambito sanitario. Non vedo questo rischio così alto di infezioni come ci stanno ripetendo da giorni i media e tale da giustificare questa corsa alle vaccinazioni contro il tetano. L’infezione tetanica si contrae in determinate circostanze, se ci si ferisce con corpi o sostanze contaminate, ma qui non mi pare che sia questo il problema. Non ci sono ferite così gravi da richiedere un intervento del genere. E comunque non capisco questa vaccinazione di massa, mi sembra più motivata dalla paura che da reali esigenze di carattere sanitario (9).
Come ho detto per prendere il tetano, bisogna avere delle ferite a monte. Non vorrei che dopo le cantonate prese a livello epidemiologico con il covid si continui sulla stessa strada, ovvero proponendo soluzioni che non hanno serio fondamento scientifico. Intendiamoci, non sto dicendo che l’acqua malsana faccia bene, ma se si seguono delle semplici precauzioni i problemi non ci sono, come mi pare non ci siano effettivamente.
Bisogna seguire semplicemente le più elementari norme igieniche che ci insegnano da bambini, ovvero lavarsi spesso e disinfettarsi. All’acqua sporca si risponde con l’acqua pulita e con il sapone. Poi se si deve stare a contatto con l’acqua stagnante basta indossare degli stivali, dei guanti e degli impermeabili utili ad evitare il contatto con la cute, specie se si hanno delle ferite. Vaccinare contro il tetano mi sembra una cosa senza senso a meno come detto che non ci si ferisca, ma soltanto in quel caso sarebbe opportuno farla. Basterebbe informare le persone a seguire delle buone e semplici pratiche, invece di ingenerare timori che poi rischiano di ripercuotersi negativamente sul sistema nervoso (10).
Vaccini anti covid per la salute dei bambini
Sul delicato tema dell’impatto dei lockdown e dei vaccini anti covid per la salute dei bambini, ho pubblicato studi e ricerche di particolare interesse come virologo, allievo prediletto di Albert Sabin (che scoprì l’antipolio) e autore di due volumi fondamentali per ‘capire’ fino in fondo covid & vaccini (e soprattutto fatti & misfatti): ossia “Covid
19 – Il virus della paura”, uscito a giugno 2020 (quindi a soli 5 mesi dallo scoppio dellapandemia) (11) e “Covid 19 – La fine di un incubo” due anni dopo, giugno 2022 (6). In particolare, i risultati dell’ultima ricerca circa gli effetti dei vaccini sui bimbi sono stati pubblicati proprio dal ‘British Medical Journal’ lo scorso giugno (12).
Mentre quelli di un primo studio sugli effetti dei lockdown, risalente all’estate 2020,sono stati pubblicati dalla rivista ufficiale della Scuola brasiliana di Pediatria (13).
Complesso primario e vaccino antitubercolosi
In Italia dai dettagli delle cartelle cliniche dei soggetti ricoverati così come quelli dimessi guariti e purtroppo le vittime, non sembra esserci alcun straniero nel senso di extracomunitario (14). Sembra che questi soggetti, che per alcuni comuni del Nord sono addirittura la maggioranza, possano avere una normale sindrome simil- influenzale (da coronavirus) senza sviluppare alcuna criticità. Sembra che si comportino come i bambini italiani che non hanno preso la polmonite perché sono stati vaccinati contro la turbercolosi, vaccinazione che dura vent’anni. Dopo vent’anni iniziano ad ammalarsi di tubercolosi come adesso di COVID-19. I cittadini extracomunitari sono tutti coperti da vaccino contro la tubercolosi che fa parte di un protocollo di copertura fornito dall’Azienda sanitaria locale. I virus non hanno pregiudizi né di sesso, né di censo, né di etnia. Circa il 90% delle persone infette da Mycobacterium tuberculosis ha un’infezione da tubercolosi asintomatica (chiamata anche LTBCI, da infezione tubercolare latente) e solo il 10% di probabilità nella vita che si sviluppi un’infezione latente nella tubercolosi (15). L’infezione tubercolare inizia quando i micobatteri raggiungono gli alveoli polmonari, dove attaccano e si replicano all’interno dei macrofagi alveolari. Il sito primario di infezione nei polmoni è chiamato focolaio di Ghon. I batteri vengono raccolti dalle cellule dendritiche, che non ne consentono la replicazione, ma che possono trasportare i bacilli ai linfonodi mediastinici locali. La lesione primaria del micobatterio accompagnata da adenopatia satellite rappresenta il “complesso primario”, in cui i bacilli rimangono murati senza dar luogo a manifestazioni cliniche, ma possono riprendere la loro attività patologica e diffondersi nell’organismo soprattutto a seguito di una immunodeficienza dell’individuo. Durante le Guerre Mondiali furono le truppe di colore ad essere falciate dalla Tubercolosi Bianca e non viceversa. Ovviamente poteva anche essere che al ritorno un bianco indifeso, senza cibo adeguato, stressato per la guerra, potesse a sua volta contrarlo da stranieri ma la norma era che i soldati “di colore” lo contraessero dai Bianchi. Nella Sierra de Ecuador normalmente tutti ricevevano la vaccinazione
contro la tubercolosi, solo negli ultimi anni si è discusso se renderla facoltativa. Ciò confermerebbe l’osservazione che nella Sierra i casi di infezione manifesta da COVID- 19 sono pochissimi. In Australia si sono svolti i test su 4mila medici e infermieri con il vaccino contro la tubercolosi (16).
La fine dell’epidemia da COVID-19
La verità sulla SARS, perché il virus si diffonde, l’insabbiamento della Cina, quanto dovremmo essere spaventati e altri dettagli sono riportati in sintesi. Lo scopo principale del lavoro è confrontare le precedenti epidemie di coronavirus con quella verificatasi dal 2019 e riportare le principali prevenzioni e terapie sull’attuale problema che si avvicina finalmente alla fine (17).
Vorrei ricordare l’intervento editoriale di Peter Doshy, professore universitario nel Maryland, che il 4 gennaio del 2021 ha pubblicato (18), una sorta di versione alternativa a come i vaccini erano stati presentati dalle case farmaceutiche, dai governi e dalla maggior parte dei media. I vaccini erano stati approvati per la messa sul mercato perché almeno il 50% delle prove era a favore della loro efficacia. Infatti i vaccini che abbiamo ricevuti non sono ancora approvati e la loro sperimentazione clinica sarà terminata solo il 31 dicembre 2023.
Inoltre mentre Pfizer e Moderna annunciavano un 90% di efficacia contro la trasmissione lui ne riscontrava dal 19 al 29% di efficacia contro il contagio da persona a persona. Dunque molto al di sotto delle soglie di approvazione di un vaccino e anche di un vaccino di emergenza.
Numerosi studi hanno dimostrato che uno dei fattori di rischio per le patologie cardiovascolari è l’elevato livello di omocisteina nel plasma, causato da una ridotta attività dell’enzima metilentetraidrofolato reduttasi (MTHFR) (19, 20).
L’ipersensibilità del paziente rientra nel difetto congenito e del trasporto degli aminoacidi, data la mutazione MTHFR presente perchè parliamo di trasformazione ed utilizzo della metionina e omocisteina e viceversa tra aminoacidi. La mutazione genetica MTHFR in eterozigosi o in omozigosi del paziente lo rende ipersensibile al contenuto vaccinale per un fattore elevato di rischio per manifestazioni trombotiche a carico del sistema arterioso (21, 22).
Un vaccino a RNA messaggero può alterare il DNA cellulare trascrivendo le sequenze virali integrate nel genoma mediante una “trascrittasi inversa” delle cellule o una trascrittasi inversa di un HIV e queste sequenze di DNA possono essere integrate nel genoma cellulare e la loro espressione è stata indotta con una infezione da COVID-19,suggerendo un meccanismo molecolare per una retro-integrazione di COVID-19 nei pazienti (23). Gli autori di Boston (USA) hanno spiegato sulla base di questa azione perchè alcune persone erano sempre positive anche dopo tre o quattro settimane.
È fondamentale per la salute pubblica di proteggere i soggetti più a rischio, cioè gli anziani e gli immunocompromessi.
Con l’approvazione dell’FDA e del CDC dei vaccini bivalenti, sembra finalmente di avere raggiunto un vantaggio con i vaccini per COVID-19, dal momento che sono in grado di neutralizzare i ceppi circolanti BA.4/BA. 5 (24), mentre non vi sono altre varianti trasmissibili ancora in circolazione. Il CDC raccomanda sei mesi di intervallo dopo un richiamo vaccinale precedente oppure una infezione naturale, perché i nuovi vaccini incontrano una popolazione che ha già avuto una infezione successiva alla vaccinazione da parte delle varianti omicron quest’anno e perciò hanno una forte protezione in corso nei riguardi della reinfezione con BA. 5 (25).
Secondo studi recenti un richiamo adesso protegge per almeno sei mesi. Un altro studio ha dimostrato che i livelli di anticorpo si stabilizzano da sei a nove mesi dopo la vaccinazione per i soggetti con o senza infezione precedente.
Il continente africano si è distinto per la sua endemicità legata alle zoonosi della famiglia dei beta coronavirus (26). Infine si dà particolare importanza all’infezione naturale da COVID-19 e alla risposta immunitaria con l’esonero vaccinale a causa del rischio di trombi per mutazione genetica e sovraccarico anticorpale (27).
L’obiettivo del virus è quello di convivere con i nostri organismi. Infatti il COVID è ormai endemico ed il rischio maggiore è quello della infodemia, l’epidemia di informazioni espresse da medici che hanno dimenticato il giuramento di Ippocrate, da politici interessati a beneficiare della paura generale e da giornalisti compiacenti. Non vi era nulla di scientifico nei bollettini che venivano riportati a rete unificate ogni giorno e che tutt’ora affollano le reti radiotelevisive.
I decessi debbono essere confermati dalle autopsie per la valutazione della causa di morte, così come la valutazione di altri fattori e dell’età. E invece abbiamo semplicemente utilizzato una emergenza sanitaria per creare un senso di paura e terrore nella popolazione, che ormai esce con la mascherina anche dove non è più neppure richiesta. E intanto già ci preparano ad una quarta o quinta dose autunnale con vaccini a mRNA, di cui si cominciano da più parti a sottolineare gli effetti avversi (28).
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