di Francesca Girardi
Nell’ultimo mese siamo stati scossi, rattristati, inondati. Sì, inondati di messaggi, di confronti, più o meno accesi, sulla necessità e l’urgenza di educare all’affettività.
L’affetto. Il voler bene. Il rispetto. L’amore.
Valori universali, preziosi sentimenti che rendono il genere umano bello. Diciamolo, è bello voler bene, è bello rivolgersi con affetto a una persona. È bello ricevere e dare tutto questo tesoro dove ogni gesto assomiglia a una perla e gemma preziosa che accresce il valore e l’anima della relazione.
Come un’alba. Dapprima la luce compare all’orizzonte, poi il fascio luminoso, attimo dopo attimo, si fa sempre più ampio lasciando il posto a un cielo sereno, ricco di luce che illumina ogni cosa, ogni luogo, ogni persona. A volte, accade che la luce non riesca a farsi spazio, ci sono nuvole, ci sono tempeste, ma lei resta lì: una piccola scia luminosa che nessuno vede, perché offuscata dal grigiore, ma pronta a brillare attraverso i primi spiragli che intravede nella coltre di nubi.
L’affetto è così, resiste, non si lascia condizionare. Luccica, cambia di intensità, però è lì, presente e pronto a regalare calore. Accanto a lui c’è il voler bene che a fatica si stacca dal rispetto. Tutti insieme rendono l’alba un appuntamento imperdibile con un nuovo florido giorno. Nella loro interazione, non hanno bisogno di un interruttore che scandisca il loro passaggio, semplicemente esistono così come esiste l’umanità, così come esistono il sole e la luna. Si rispettano, si lasciano il posto vicendevolmente e ognuno mostra tutta la bellezza dei propri elementi: il giorno porta nuvole, colori azzurri, velature bianche e sì, anche qualche nube; la notte arriva con tutto il suo mantello scuro dove si schiudono piccolissime luci, le stelle. Fantastiche e capaci di rallegrare anche il cielo più cupo.
Tutto questo non ha bisogno di istruzioni, di indicazioni: semplicemente esiste in tutta la sua sincerità e spontaneità.
Non sono educati l’uno all’altro, nessuno ha spiegato al sole di rispettare la luna; nessuna nube è stata educata ad andarsene, per lasciare il posto. Semplicemente, accade. È cosi, è un ritmo, un meccanismo che è talmente perfetto e naturale da mostrarsi anche delicato, da passare quasi inosservato. Non fanno rumore quando si sfiorano, lasciandosi il posto a vicenda.
E l’affetto, l’amore, il rispetto, il voler bene, cosa hanno di diverso da questa meraviglia naturale? Quando ci chiediamo “Cos’è il rispetto? Cos’è l’amore?” per qualche istante restiamo senza parole. Perché è un qualcosa che si sente, che si percepisce, che è innato e per questo non ha bisogno di tante parole.
In ognuno di noi è presente il richiamo di ciò che proviamo, ed è lì che accade l’irreparabile, che si scatena una tempesta che con prepotenza si sente padrona del mondo. Come una vipera strisciante che morde all’improvviso, facendo scappare anche l’alba più bella. E senza alba, la notte non è notte, e senza notte, l’alba non è alba, e così che il ritmo naturale si inceppa.
E se il sole deve imparare a rispettare la luna… Dove si è smarrito il tesoro dell’umanità?
La risposta non c’è, ma il tesoro si sta smarrendo. E allora penso al libro di Amy Liptrot, “Nelle isole estreme”, dove la natura con tutta la sua potenza diviene luogo che calma l’anima e Amy… ritrova la propria forza, la propria voce, e soprattutto una via verso la libertà autentica…”.