Del 8 Dicembre 2023 alle ore 09:58Dario Patruno
Sono Salvatore Lasorella, laureato in Scienze Economiche e Bancarie all’Università degli Studi di Siena e dipendente della Camera di Commercio di Bari. Le mie passioni sono il retrocomputing, che consiste nel preservare e recuperare vecchi computer, e la storia dell’informatica. Ebbi il mio primo computer nel 1984, quando ricevetti in regalo un Sinclair ZX Spectrum 48K. Nel 2010 iniziai a collezionare materiale informatico. Nel 2014 sono stato tra i fondatori dell’associazione Apulia Retrocomputing, poi divenuta organizzazione di volontariato, di cui sono attualmente il presidente. L’obiettivo di Apulia Retrocomputing è creare un museo dei precursori degli attuali strumenti informatici per educare le nuove generazioni ad un uso consapevole di tali strumenti. Il nostro motto è “uno sguardo al passato per comprendere il futuro”.
La storia è maestra di vita, si può raccontare la storia dell’informatica attraverso gli oggetti del passato perché insegni e incuriosisca i giovani?
La storia dell’informatica è un viaggio affascinante attraverso il tempo, segnato da oggetti che hanno rivoluzionato il nostro modo di pensare e vivere. Ogni oggetto rappresenta un’epoca, un’innovazione, un passo avanti verso il futuro. Questi oggetti non sono solo strumenti, ma simboli di progresso e cambiamento. Raccontare la storia dell’informatica attraverso questi oggetti può essere un modo efficace per insegnare e incuriosire i giovani. Può mostrare loro come siamo arrivati dove siamo oggi e ispirarli a immaginare dove potremmo andare domani. Ogni oggetto ha una storia da raccontare, una lezione da insegnare, e può servire come un ponte tra il passato, il presente e il futuro dell’informatica (e non solo).
Il primo calcolatore interamente elettronico venne costruito soltanto nel 1946, dagli americani John Mauchly e John Eckert. Fu battezzato Eniac: impiegava 18 mila valvole, pesava 30 tonnellate e occupava uno stanzone di 140 metri quadrati. Il vostro percorso parte da questa data o lo avete personalizzato?
La storia del calcolo automatico prima dell’ENIAC è affascinante. Inizia con l’abaco, uno strumento di calcolo antico utilizzato in varie culture per millenni. Nel 1642, Blaise Pascal inventò la Pascalina, una macchina meccanica in grado di eseguire addizioni e sottrazioni. Nel 1801, Joseph Marie Jacquard sviluppò un telaio programmabile con schede perforate, un concetto che sarebbe stato fondamentale per lo sviluppo dei computer. Nel 1822, Charles Babbage progettò la sua Macchina Differenziale, un dispositivo meccanico per il calcolo di funzioni polinomiali. Babbage iniziò anche a lavorare sulla sua Macchina Analitica, che avrebbe dovuto essere programmabile con schede perforate. Anche se non fu mai completata, la Macchina Analitica è considerata il precursore dei computer moderni. Nel 1890, Herman Hollerith utilizzò le schede perforate per elaborare i dati del censimento degli Stati Uniti, creando la Tabulating Machine Company che sarebbe diventata IBM.
 Parlate dei protagonisti di questa storia e delle loro vite personali?
La storia dei pionieri dell’informatica è fondamentale per l’educazione tecnologica. Studiare i pionieri dell’informatica può ispirare gli studenti a seguire le loro orme, stimolando la creatività e l’innovazione. Questi pionieri hanno superato ostacoli significativi e hanno aperto la strada a nuove scoperte, dimostrando l’importanza della perseveranza e del pensiero critico. Inoltre, comprendere le radici storiche dell’informatica può aiutare gli studenti a capire meglio come le tecnologie moderne si sono sviluppate e come potrebbero evolvere in futuro. Infine, la storia dell’informatica offre importanti lezioni su come la tecnologia può influenzare la società e viceversa, fornendo un contesto prezioso per discussioni etiche e sociali.
Quanto la scienza e la tecnica possono aiutare l’uomo a migliorare le sue condizioni di vita?
La scienza e la tecnologia hanno un ruolo fondamentale nel miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo.
In medicina, ad esempio, la ricerca scientifica ha portato a trattamenti e vaccini per malattie che una volta erano incurabili. La tecnologia ha permesso lo sviluppo di strumenti diagnostici avanzati e tecniche chirurgiche minimamente invasive.
Nell’istruzione, la tecnologia ha aperto nuove possibilità per l’apprendimento a distanza e ha reso l’informazione accessibile a un pubblico più ampio. La scienza, d’altra parte, ci aiuta a comprendere il mondo che ci circonda e a sviluppare un pensiero critico.
Nel campo dell’energia, la scienza e la tecnologia stanno guidando lo sviluppo di fonti di energia rinnovabili e pulite, contribuendo a combattere i cambiamenti climatici e a creare un futuro più sostenibile.
In sintesi, la scienza e la tecnologia sono strumenti potenti per migliorare le condizioni di vita dell’uomo e hanno il potenziale per continuare a farlo in modi che non possiamo nemmeno immaginare.
Da alcuni anni si sperimenta la realtà dell’Intelligenza artificiale che il Presidente della Repubblica Mattarella ha definito “innovazione foriera di benefici che occorre saper gestire per evitare usi nocivi”, come è possibile ripensare al passato per programmare un futuro in cui la persona prevalga sulla macchina?
 Ripensando al passato, possiamo trarre lezioni importanti su come le tecnologie possono essere utilizzate per migliorare la vita delle persone, piuttosto che dominarle. Ad esempio, l’introduzione di strumenti come la ruota, l’elettricità e l’Internet hanno tutti portato a cambiamenti significativi nel modo in cui viviamo, ma alla fine, sono stati utilizzati per migliorare la qualità della vita umana.
Per il futuro, ci sono diverse strategie che possiamo adottare per garantire che la persona prevalga sulla macchina. Voglio citare l’educazione, la formazione continua, un’adeguata regolamentazione, una progettazione centrata sull’uomo, la trasparenza e la responsabilità dei sistemi di IA.
In conclusione, mentre l’IA offre molte opportunità, è fondamentale che ci impegniamo a garantire che queste tecnologie siano utilizzate in modo che beneficino l’umanità, piuttosto che dominarla. Questo richiederà sforzi concertati da parte di governi, industrie, accademici e società civile.
Dal 2010, data d’inizio della sua collezione ha coltivato un sogno nel cassetto che vorrebbe realizzare durante la sua presidenza?
Sarebbe bello incontrare Federico Faggin ed ospitarlo nella piccola sala che gli abbiamo dedicato all’interno della sede della nostra associazione, in via Brigata Bari 1/13, a Bari. Sarebbe un’esperienza straordinaria per molte ragioni. Prima di tutto, Faggin è stato un pioniere nel campo della tecnologia e dell’informatica, noto per aver sviluppato il primo microprocessore commerciale, l’Intel 4004, ed ha contribuito a molte altre innovazioni tecnologiche che hanno avuto un impatto significativo sulla nostra società, due su tutte il touchpad e touchscreen. In secondo luogo, la sua vasta esperienza e conoscenza nel campo della tecnologia potrebbero fornire intuizioni preziose e stimolanti. Infine, mi affascinano e sono per me fonte di ispirazione la sua visione unica e la sua passione per l’esplorazione dei limiti della tecnologia.
Con questa riflessione sulla necessità di esplorare i limiti della tecnologia ci lasciamo per un arrivederci, un ritorno al futuro.L’articolo Retrocomputing, guardare al passato per comprendere il futuro! è già apparso su Il Corriere Nazionale.

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