Del 8 Dicembre 2023 alle ore 06:43Alla Conferenza organizzata dal ministro Tajani anche padre Giulio Albanese: “I giornalisti raccontino le guerre dimenticate”
ROMA – “Il nostro primo intervento consiste nel portare acqua, costruendo pozzi. Lavoriamo in una zona arida e, dove prima c’erano 800mila pastori seminomadi, oggi se ne contano un milione e mezzo”. Così don Carlo Ruspantini, direttore di Africa Mission descrive l’operato svolto dalla sua associazione missionaria in Uganda, e in particolare nella regione nord-orientale Karamoja, sin dagli anni Settanta.
Ruspantini interviene alla conferenza organizzata in Farnesina e dedicata ai Missionari italiani nel mondo, dal titolo La persona la centro, e illustra così il lavoro della sua organizzazione: “Abbiamo fatto la scelta precisa di intervenire sui bisogni essenziali” perché “il missionario incontra e cammina con la comunità locale”.
Collegato all’acqua, continua, “c’è immediatamente il tema dell’agricoltura. In questi anni abbiamo cercato di aiutare i pastori seminomadi e migliorare la vita della comunità, a partire dalle coltivazioni”, basate principalmente “sul sorgo”.
Sul posto dunque si offre formazione ai cosiddetti “modern farmer” che, continua don Ruspantini, “formiamo in modo informale, dalle scuole alle strade”. Il percorso prevede che, prima di introdurre delle tecniche nuove, “si migliori ciò che già si fa”, superando alcuni problemi come “le perdite durante la semina, la raccolta o la conservazione dei prodotti”, sempre “accompagnando”.
I “modern farmer“, assicura il sacerdote, “diventano così dei modelli che favoriscono la formazione di comunità agricole che si uniscono”. Al contempo “si aiutano gli allevatori, a partire dalla gestione del bestiame” per far sì che “gli animali stiano meglio”, in contesti in cui “una capretta è spesso il bancomat della famiglia“.
KENYA: IL QAT PORTA VIA DA SCUOLA, MA SI TORNA GRAZIE ALLE MUCCHE DA LATTE
A dare la sua testimonianza c’è anche Andrea Bianchessi è regional manager della Fondazione Avsi nell’Africa orientale e interviene in collegamento dal Kenya: “Il villaggio di Mutuati, in Kenya, a nord della capitale Nairobi, è famoso per la produzione di qat, una droga leggera molto diffusa tra le persone, che si esporta anche in Somalia. Questo ha determinato una sorta di monocultura che non solo sottrae produzioni agricole per l’alimentazione, favorendo la malnutrizione, ma spinge le famiglie a impiegare i bambini come raccoglitori delle foglie, creando abbandono scolastico e vagabondaggio. Dieci anni fa ci hanno chiesto di portare una scuola, ma ascoltando i bisogni della popolazione oggi sosteniamo 40mila persone”.
Bianchessi continua: “Siamo partiti aprendo una scuola e poi, grazie al sostegno a distanza, abbiamo donato cinque vacche da latte ad altrettante famiglie, per dare un sopporto economico e nutrizionale. La popolazione quindi ci ha chiesto un aiuto in più, per creare una cooperativa. Anche un villaggio vicino ha chiesto lo stesso.
Da qui è nata una proposta progettuale presentata all’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), che è stata approvata e realizzata dal 2017 al 2021, che ha portato al raddoppio della produzione di latte, quasi al doppio del reddito locale, al miglioramento dei livelli nutrizionali e dei bambini che hanno potuto avere accesso a scuola e sanità”. Il rappresentante di Avsi fa i conti: “In totale oggi sosteniamo 50 cooperative per un totale di 50mila contadini impiegati nella filiera lattiero-casearia e del caffè, in collaborazione con altre organizzazioni”.
PADRE ALBANESE: I MEDIA RACCONTINO ANCHE LE AFRICHE
A richiamare il ruolo dei media ci pensa padre Giulio Albanese, missionario comboniano e giornalista: “Dobbiamo dare voce a chi non ha voce, andando oltre la logica della cosiddetta ‘carità pelosa’. Le Afriche – continente grande tre volte l’Europa – non invoca beneficenza ma dignità e giustizia. In questo l’informazione gioca un ruolo strategico”. Il comboniano lancia un appello: “Dobbiamo porci in un atteggiamento costruttivo. Plinio il Vecchio diceva che ‘dall’Africa c’è sempre qualcosa di nuovo‘: ma questo rapporto – di cui i nostri missionari si sono spesso resi interpreti – esige scambio, ossia saper dare ma anche saper ricevere. Serve un rapporto paritetico“. Ribadendo che l’informazione “è la prima forma di solidarietà”, Albanese esorta le testate ad andare oltre “la cronaca nera degli sbarchi” e a scrivere anche di altre crisi, oltre a quella israelo-palestinese e russo-ucraina. “Il mondo missionario- dice il missionario- chiede voce per la macroregione subsahariana, maggiormente provata” e “delle guerre dimenticate come quella sudanese, nigerina o nel Sahel e nel Corno d’Africa“.
TAJANI: “I MISSIONARI SONO I NOSTRI AMBASCIATORI DI PACE“
Missionari e missionarie italiane nel mondo rappresentano “parte della nostra politica estera di pace nel mondo”, realizzando una “diplomazia dello spirito in funzione della persona”, e “ogni persona che voi aiutate non è un numero, ma è come salvare un mondo” ha detto il vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, prendo la Conferenza,
Il capo della Diplomazia ha assicuratoche “Questo governo mette l’Africa al centro, e col ‘Piano Mattei’ speriamo di essere di esempio anche per l’Europa, oltre il cosiddetto ‘Piano Marshall’, perché siamo convinti che non basta finanziare: serve una strategia per crescere insieme”. Quindi ha annunciato: “presto lanceremo un nuovo bando per la società civile laica e religiosa e gli enti territoriali, per 180 milioni di euro, di cui l’85% dedicata all’Africa, continente di cui abbiamo fatto la priorità della nostra cooperazione, destinando quest’anno il 60% di tutte le risorse per gli interventi. Siamo pronti ad aiutare i giovani africani a formarsi ed essere anche loro ambasciatori del nostro Paese”. Per questo, aggiunge Tajani, “Ho sottoscritto pochi giorni fa un accordo con l’Università per Stranieri di Perugia, affinché gli studenti africani che studiano italiano possano lavorare in aziende italiane sia qui che nei loro Paesi”.
PAPA FRANCESCO: I MISSIONARI DANNO LA LORO VITA PER I POVERI
“Ancora oggi, in molte zone rurali e remote, la dignità umana viene purtroppo calpestata a causa di egoismi economici e politici”, pertanto” è più che mai urgente garantire a ciascuno un futuro migliore all’insegna della libertà, della giustizia e della pace”. Lo ha detto Papa Francesco, nel messaggio inviato a firma del cardinale Pietro Parolin alla conferenza in Farnesina. Il Pontefice ha espresso “apprezzamento per la lodevole iniziativa” e per il titolo scelto: “la persona al centro”. Si auspica che tale incontro “susciti rinnovata collaborazione istituzionale nel solco della lunga e positiva tradizione improntata al rispetto e al confronto costruttivo”. Infine, Bergoglio “ringrazia tutti i missionari che hanno scelto di donare la propria vita a Cristo, nel peculiare servizio ai fratelli più poveri”. fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.itL’articolo I missionari ospiti d’onore in Farnesina: “Siete i nostri ambasciatori di pace” è già apparso su Il Corriere Nazionale.