Si tratta di un caleidoscopio di etnie, lingue e tradizioni: qualcuno lo chiama Arcobaleno, e la definizione calza proprio a pennello se si considerano le realtà multietniche, multilinguistiche e culturali del paese.
Oltre ai linguaggi dei nativi, esistono dal XVII sec. anche due lingue inesistenti in precedenza: l’afrikaans e l’inglese. L’afrikaans, su base olandese, era infatti parlato dagli olandesi detti afrikaner che giunsero col Grande Trek a piedi traversando tutto il continente; l’inglese fu invece introdotto  fin dalla nascita della Compagnia britannica delle Indie orientali nell’anno 1600, ossia due anni prima della fondazione della Compagnia olandese delle Indie orientali.
Insomma, si potrebbe dire che erano nate di fatto le prime Società per Azioni…
Un fiume di denaro confluì nelle tasche degli investitori, malgrado gli enormi costi dei trasporti via nave, della guerra anglo-boera, degli scontri coi nativi ecc… Ma dopo un secolo di guerre ci fu una svolta: alla fine del ‘700 l’Olanda fu attaccata da Napoleone e di conseguenza la sua posizione nel sud dell’Africa s’indebolì: gli inglesi ne approfittarono immediatamente per conquistare la Colonia del Capo, che si trovava in ottima posizione per i commerci con l’oriente e in particolare con l’India.
Seguirono altre vicissitudini, come la guerra anglo-boera combattuta e vinta dall’Inghilterra per strappare ai Boeri miniere d’oro e diamanti.
Nel corso del ‘900 poi le sanguinose lotte contro l’apartheid si susseguirono, fino a giungere i primi anni ’90 alla liberazione di Nelson Mandela e alle prime vere elezioni.
Una storia assai sofferta, quindi.
Oggi il Sudafrica conta una dozzina di lingue ufficiali, che vengono insegnate nelle scuole ai madrelingua delle varie etnie, oltre ovviamente all’inglese. Religione maggioritaria, il cristianesimo.
La popolazione di colore costituisce il 95% per cui i bianchi sono una netta minoranza che detiene le risorse economiche; il paese fa parte dei BRICS insieme a Brasile, Russia, India e Cina.
Ha un PIL di tutto rispetto e attrae investimenti, c’è però ancora un grosso gap fra la vita dei bianchi nelle città e quella delle etnie nelle periferie degradate: non c’è da stupirsi dunque di certi atteggiamenti xenofobi che sono in aumento.
Ho personalmente conosciuto colleghi che nel 2007 se ne sono andati perché la sicurezza nelle città era molto diminuita: ai semafori poteva  capitare di vedersi puntare un revolver alla testa a scopo di furto.
Comunque rimane un paese in crescita, con un passato drammatico ma anche uno sguardo ottimistico al futuro nonostante i problemi, che si può presumere verranno nel tempo risolti.
Sandra Fallaci©
www.audleytravel.com

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