Francesco Magisano
Qui oggi scriviamo del Panettone, orgoglio di Milano e dolce Natalizio per antonomasia. Pochi sanno però che tra i panettoni italiani più venduti al mondo e più esportati, uno viene prodotto in una storica pasticceria di un piccolo centro dell’ entroterra palermitano: Castelbuono. Parliamo di una pasticceria storica, quella della famiglia Fiasconaro di fronte alla quale ogni goloso di pasticceria, quando la scopre, si inginocchia in piazza al centro di Castelbuono per ringraziare Dio della fortunata occasione.
Ormai il panettone milanese, grazie anche all’ invenzione del patron di Eataly che lo spinge come dolce buono per ogni stagione offrendolo anche a ferragosto, è l’ ennesimo fuoriclasse della qualità artigianale italiana.
Ma quando e come nacque il panettone?
Ci sono tre leggende sulla nascita del panettone. In ogni caso diciamo grazie al suo inventore chiunque esso o essa sia.
LA PRIMA LEGGENDA
La prima leggenda lo vuole invenzione di Ugo, un falconiere di Ludovico il Moro, divenuto garzone nella bottega del pane di Toni, padre di Adalgisa, la fidanzata di Ugo.
Una notte Ugo aggiunse una grande quantità di burro (acquistato vendendo dei falchi rubati a Ludovico il Moro) al pane che stava impastando. Il pane di Toni divenne famosissimo in città e considerato il migliore di Milano.
Nei giorni successivi, all’impasto di questo “pane speciale” venne aggiunto lo zucchero e, sotto le feste di Natale, Ugo arricchì la ricetta con uova, pezzetti di cedro candito e uva sultanina. Fu un successo: sulla tavola, a Natale, quasi non c’era milanese che non avesse il “pangrande” o il “pan del Toni” (da cui la parola panettone).
Toni divenne ricco e i genitori di Adalgisa acconsentirono al matrimonio tra i due giovani.
LA SECONDA LEGGENDA
La seconda leggenda, invece, ha come ambientazione proprio la corte di Ludovico il Moro, durante un sontuoso banchetto di Natale.
Un famoso cuoco (di cui non sappiamo il nome) al servizio di Ludovico, aveva creato personalmente l’impasto di un dolce straordinario, la cui ricetta segreta si tramandava di padre in figlio, da secoli, all’interno della sua famiglia. Non tutto, però, andò per il verso giusto e il cuoco scordò di togliere per tempo il dolce dal forno, bruciandolo e rendendolo immangiabile. Era ormai troppo tardi per prepararlo nuovamente.
Per fortuna, un servo di nome Toni aveva tenuto per sé un po’ dell’impasto del dolce ormai perduto a cui aveva aggiunto un po’ di frutta candita, uova, zucchero e uvetta. Voleva cuocerlo al termine del proprio lavoro per avere qualcosa di buono da mangiare. Il cuoco, scoperto l’impasto avanzato, decise di dargli forma di pane e portarlo comunque alla tavola del principe.
Anche questa volta fu un successo: non solo il pan del Toni piacque a Ludovico e ai suoi commensali, ma il cuoco fu obbligato a servirlo a tutti i banchetti natalizi degli anni successivi, e presto l’usanza si diffuse fra tutta la popolazione.
LA TERZA LEGGENDA
La terza leggenda vede protagonista una suora: suor Ughetta (che fosse la sorella di Ugo? vedi sopra), cuoca di un convento milanese e che, per Natale, pensò di fare un dolce per le altre consorelle usando i pochi ingredienti disponibili nella dispensa del monastero.
Al solito impasto del pane aggiunse uova e zucchero, canditi e uvette. Per benedire quel pane natalizio vi tracciò sopra, con il coltello, una croce. Le suore. apprezzarono e anche questa volta, a Milano, il passaparola fu incredibilmente veloce: i milanesi cominciarono a fare offerte al convento per portare a casa un po’ di quel pane speciale.
Buon Natale a tutti e buon panettone.
Francesco Magisano

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