Del 1 Dicembre 2023 alle ore 18:01“È chiaro che Nordio non si ispira a me. E’ un magistrato di lungo corso, ha le sue opinioni e le sue idee. Purtroppo viviamo in un paese in cui sul tema della giustizia bisogna mettersi due magliette diverse come se fosse un derby di calcio. Poi abbiamo alcuni giornalisti che ormai si sono travestiti da magistrati. Gli italiani sono stufi di esser presi in giro e di un’informazione che viene solo da una parte”.
Così ha dichiarato l’ex magistrato Luca Palamara ai microfoni di Radio Cusano durante il programma “L’Italia s’è desta”. Palamara ha parlato a lungo del recente dibattito soffermandosi su quali siano per lui gli elementi di novità rispetto ai precedenti conflitti tra politica e magistratura.
“Con Sallusti è stato un racconto che ha evidenziato un qualcosa che non funziona”, ha continuato l’ex magistrato. “Ciascun cittadino deve essere libero di conoscere se il giudice che li giudica sia imparziale e se, in qualche modo, non faccia parte di un’organizzazione politica, questo è il tema di fondo”.
Alla domanda se questa situazione nella magistratura possa condizionare anche il buon lavoro nell’attività giudiziaria per i cittadini comuni, Palamara ha aggiunto: “Premesso che quello di cui parliamo non riguarda la totalità dei magistrati, qui stiamo parlando di quello che c’è dietro. I partiti politici. Può questa parte più ‘ideologica’ in qualche modo orientare lo svolgimento di un processo? Determinate inchieste sono strumentalizzate per colpire il nemico politico, basti pensare ai processi a Berlusconi. Noi non entriamo nel merito però, a che cosa sono servite in alcune situazioni? Non solo a cercare le responsabilità, ma a fare in modo che il voto espresso dai cittadini potesse essere in qualche modo ribaltato”, ha sottolineato.
Riguardo la vicenda della giudice Apostolico e di suo marito, Palamara ha poi continuato l’intervista sostenendo: “C’è un problema in Italia: di fronte a un arretramento della politica nel 1992, c’è stato indubbiamente un avanzamento da parte della magistratura. Con il caso Apostolico si tocca con mano quello che dicevo prima. Ognuno può avere le proprie idee, il problema è quando poi le esprimi pubblicamente in una manifestazione ma sei il giudice di quel processo”, ha sottolineato l’ex magistrato. “Era terzo imparziale? Oppure una persona che su sé stessa simula due ruoli, quello del politico e quello del giudice? L’imparzialità la si vuole effettiva, non a parole.
Qui si parla di un tema che in qualche modo è venuto fuori nelle parole di Crosetto quando dice come mai nei convegni dei magistrati, in una parte della magistratura, si parla di deriva antidemocratica? Si parla di governo Meloni che vuole togliere”.
E sul fatto che questo evento fosse invece pubblico in quanto pubblicato sul sito del Partito Radicale, Palamara ha risposto dicendo:
“Sono stato presidente dell’associazione nazionale magistrati per più di quattro anni e quel periodo fu il periodo di massimo scontro tra magistratura e politica. Servivamo noi ai giornali per andare contro il governo. Penso che non sia uno svolgimento regolare della democrazia, avendolo raccontato e vissuto sulla mia pelle, l’ho fatto, l’ho detto e oggi lo racconto, perché l’Italia deve liberarsi”.
Sulla separazione delle carriere Palamara ha proseguito: “Dentro la magistratura c’è un mantra, che le carriere non devono essere separate ma devono essere unite. Io ovviamente ho sempre sostenuto questa tesi, però per fare carriera bisogna sempre rimanere nella stessa funzione, altrimenti non fai carriera, questo è un dato di fatto. Poi, anche per esperienza vissuta, per chi si approccia a un processo penale avere di fronte a sé un terzo imparziale, che non fa parte dello stesso ambito di cui fa parte il pm, è un qualcosa che oggi deve essere garantito al cittadino”, ha sottolineato.
Si è anche parlato di giornalisti “travestiti” da magistrati.
“C’è un rapporto che vicendevolmente alimenta una parte della magistratura e una parte dell’informazione. Ci sono giornali e soprattutto giornalisti di riferimento che, soprattutto nello svolgimento di determinate inchieste, sono i primi che hanno le carte, che hanno il compito di alzare un polverone mediaticamente per lanciare l’inchiesta e per fare reciprocamente carriera.
Il giornalista fa il suo mestiere, il problema è chi gliele da”.
E in chiusura scambio di idee anche sul caso Delmastro, “Ci sono due visioni differenti, quella del pm e quella del giudice. È vero però che, per non contraddire quello che le ho detto, normalmente questo non accade. Normalmente i gip sono per l’accoglimento delle richieste del pm, in questo caso non è avvenuto e in qualche modo ci si sta interrogando sul perché questo non sia avvenuto. Penso che sia giusto”, ha concluso Luca Palamara.L’articolo “Avere davanti a sé un terzo imparziale è qualcosa che deve esser garantito a ogni cittadino” è già apparso su Il Corriere Nazionale.