Comunista o liberale che sia; lo Stato è un commensale di grande appetito e campa grazie al popolo che produce, prepara, serve e paga.
Secondo voi, perché uno Stato “commensale” non diventi sfaticato, sprecone e ladro, deve essere lui ad adeguarsi al popolo “cuoco“, o viceversa?
Per quel poco che ne capisco io, questo potrebbe essere il motivo per cui tutti i 200 stati del mondo sono giganti politici, ma economicamente con i piedi d’argilla. Di cui uno nella fossa.
Perché i popoli cambiano e anche velocemente in bene o in male grazie all’istruzione, all’informazione, allo sviluppo economico, alla libertà, alla democrazia, alla tirannide, e subiscono anche i cambiamenti climatici, mentre gli Stati rimangono congelati nel loro guscio ideologico e giuridico comunista o liberale fino a l’autodistruzione. Oppure cambiano tanto lentamente e stupidamente, da chiudere la stalla quando i buoi sono scappati da un pezzo: vedi l’Italia. E se hai tempo pure l’Europa febbricitante.
Lo stato è un “commensale” che mangia a spese del Popolo “cuoco”, che deve ammazzarsi per produrre tutte le pietanze tributarie che la foresta delle istituzioni pubbliche ha voglia di sprecare o rubare.
Voi pensate che sia intelligente voler adeguare il popolo allo Stato, o sarebbe meno idiota adeguare lo stato improduttivo al popolo produttivo?
Ma sperare che lo Stato si adegui al popolo è come aspettare che piovano asini a dirotto.
Ed è una bestialità a 24 carati voler adeguare politicamente il popolo allo Stato, prima di averlo formato e adeguato culturalmente. Che poi è lavoro da sette fatiche di Ercole. Vedi le condizioni pietose della scuola italiana!
Nelle democrazie, l’urgente necessità di raccogliere consensi per poter governare, induce tutti i partiti politici senza eccezioni, a tentare di adattare politicamente il Popolo allo Stato, quando ancora l’adattamento culturale non è stato nemmeno inventato.
Ed è così che l’Italia è finita allo sfascio. Perché da un popolo costituito almeno a l’80% di lavoratori dipendenti (e per buona misura ferocemente sindacalizzati), al meglio si sarebbe potuto ricavare uno stato comunista; se l’intero popolo, da quando il comunismo è finito in rovina a livello planetario, lo Stato non lo avesse voluto e preteso “liberale“, ma con un leggero vizietto comunista: che garantista posti di lavoro pubblici ben pagati o in alternativa reddito di cittadinanza.
Così tra popolo comunista e Stato liberale è guerra aperta: e il sangue che scorre a fiumi speriamo non sia inarrestabile.
I lavoratori vogliono essere mantenuti dallo stato che produce solo debito pubblico a vagonate. E lo Stato vuole essere mantenuto dagli imprenditori onesti dopo averli ridotti a razza in via di estinzione. E fra quelli rimasti non mancano i ladri, truffatori, falliti o delocalizzati se sono multinazionali mordi e fuggi.
Quindi, negli Stati come l’Italia, (ma ricchissima anche l’Europa), non produce nessuno, vivono tutti gonfiando debiti come mongolfiere. E aspettando il collasso del mondo finanziario e speriamo non sia dietro l’angolo.
Lo stato non produce perché è liberale, e il popolo non produce perché in massa è dipendente, è comunista sindacalizzato, mangia padroni onesti, capaci e contribuenti.
Quindi popolo e Stato sono entrambi suicidi incurabili, vivono pigiando a tavoletta l’acceleratore del default o della guerra civile, dopo aver devastato nelle istituzioni, nelle famiglie e nell’ambiente tutto il buono sopravvissuto a due guerre mondiali.
Franco Luceri