“Oggi è una giornata nella quale siamo chiamati a far sentire la nostra voce in ogni angolo d’Italia contro i femminicidi e la cultura che li genera, ma siamo chiamati soprattutto ad assumerci precise e concrete responsabilità. E questo riguarda in primo luogo le istituzioni, a ogni livello, e noi sindaci che siamo da sempre il volto dello Stato più vicino ai cittadini”. Lo dichiara il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro.
“Tante donne vittime di minacce e di abusi si rivolgono alle amministrazioni locali e alle loro strutture per ricevere asilo, protezione, aiuto – aggiunge Decaro – Quella dei centri antiviolenza è la forma di sostegno più importante, perché è la più vicina, immediatamente disponibile, più capace di comprendere e di accogliere. Ed è per questo che oggi sentiamo il dovere di dire ad alta voce che ciò che lo Stato fa, anche a livello locale, per le donne vittime di violenza e a rischio di femminicidio non è abbastanza, di fronte alla dimensione del dramma che viviamo”.
Citando una elaborazione dell’ANCI sui dati Istat, Decaro ricorda che ogni anno sono oltre 32mila le chiamate al numero telefonico 1522. Quasi 12mila gli accessi al pronto soccorso per motivi di violenza di un uomo su una donna. E, come è noto, già 106 i femminicidi commessi in Italia solo in questo 2023.
“Di fronte a queste cifre spaventose che testimoniano peraltro solo una porzione del fenomeno – sostiene il presidente dell’ANCI – i Centri Anti Violenza attivi in tutta Italia e gli Sportelli di Ascolto presenti nei Comuni italiani sono davvero una goccia in un oceano. Nel 2020 sono state 54.609 le donne che hanno contattato i Centri comunali, di cui 30.359 hanno avviato un percorso e 20.223 sono state prese in carico. Di loro, il 27.7% erano donne straniere. Questa rete territoriale e di prossimità è fondamentale – dice Decaro – eppure dispone di risorse e strumenti troppo limitati, senza contare che in alcuni casi sostanzialmente funziona grazie alla disponibilità del personale volontario”.
L’Anci ricorda che il Piano nazionale sulla violenza maschile sulle donne è finanziato da un Fondo che ha una dotazione di 10 milioni di euro annui, incrementati per l’anno 2023 di 4 milioni di euro e per l’anno 2024 di 6 milioni. “Queste però appaiono come risorse inadeguate – afferma Decaro – considerando anche che negli ultimi quattro anni (2020-2023) sono stati destinati solo 36mila euro per la formazione del personale di questi Centri, con zero euro destinati al personale comunale. A questo si aggiunge la lentezza con cui i fondi arrivano. Attualmente sono state erogate le annualità 2021 e non c’è ancora il riparto della programmazione alle Regioni delle risorse del 2022. Come ANCI – conclude il presidente Decaro – siamo convinti che sia troppo lunga e dispersiva la filiera che vede le Regioni destinatarie delle risorse per il sostegno e potenziamento dei servizi territoriali a favore delle donne vittime di violenza, quando invece sarebbe possibile destinare le risorse direttamente ai  Comuni italiani per rafforzare i servizi antiviolenza dei CAV e delle Case Rifugio che ricadono sul loro territorio. Non possiamo più assistere inermi a un fenomeno che ormai ha assunto contorni drammatici, che ci investe tutti, nelle nostre responsabilità pubbliche e private. I Comuni sono pronti a fare la loro parte insieme alle altre articolazioni dello Stato e alle agenzie formative sul territorio, ma come in ogni sfera del nostro operato siamo abituati a far seguire i fatti alle parole che nel nostro caso si identificano in una azione massiccia di sostegno alle strutture territoriali che forniscono accoglienza e supporto per le donne vittime di violenza che intendono denunciare. Perché senza una possibilità reale di accoglienza e futuro per tantissime donne la denuncia resta purtroppo solo una chimera”. 
 

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