(Iran 2015, foto scattata da Mohanad Al-Saedi)
Di Zahraa Firas KadhamLa donna ha da sempre avuto un ruolo fondamentale sia nella società antica che in quella moderna, nelle sue peggiori condizioni ha cercato di alzare la voce della libertà in un mondo che sveste i suoi diritti. Ma cosa significa essere una donna in Iran? Da sempre mi sono posta questa domanda e per avere una risposta accurata decisi nel 2015 di preparare le valige e partire per l’Iran con l’intenzione di percepire in maniera soggettiva la situazione. Ricordo che scesi nell’aeroporto di “Imam Khomeini” situato nella capitale Tehran in una fresca notte di ottobre, indossavo anch’io il velo ma percepivo degli sguardi di sfida da alcune persone che mi circondavano che all’istante non riuscivo a comprendere. Il giorno seguente presi un pullman per andare verso” Mashad” che è una città del nord-est dell’Iran, nota come un luogo di pellegrinaggio religioso, appena misi piede lì venni fermata da due donne con lunghe tuniche nere, e venni sgridata solo perché la giacca che indossavo era troppo corta per i loro standard, decisi di proseguire il mio cammino verso il centro della città ma quelle donne assieme ad altri due poliziotti mi fecero capire che legalmente non potevo girare con una giacca corta sennò mi avrebbero arrestata. Dovetti aprire lo zaino, coprirmi con qualcosa di più lungo ascoltando ed ubbidendo nonostante la mia consapevolezza di essere vestita con abiti ben coperti che riuscivo ad indossare benissimo nel mio paese d’origine ovvero l”Iraq. Alla fine di quel viaggio dopo infinte riflessioni non riuscivo ancora a collegare il rapporto tra potere politico e quello religioso, e ciò che mi lasciò perplessa fu la tristezza di molte donne che vengono tutt’ora punite, rimproverate e addirittura uccise solo per il diritto alla libertà di espressione.Per cambiare il significato di essere donne in Iran c’è ancora tanta strada da percorrere, e ci saranno tante storie da raccontare.
