Ho vissuto e lavorato molto all’estero, quindi conosco bene lo stato d’animo di chi vive lontano da casa.
Capita soprattutto la sera di ripensare alle proprie origini, alle abitudini, ai familiari e agli amici: durante il giorno si è presi dal lavoro e dalle incombenze del quotidiano, non c’è tempo per le nostalgie.
Ma la sera, beh…tutti i pensieri che durante la giornata sono rimasti sotto traccia si manifestano, e può succedere che si preferisca uscire di nuovo per distrarsi un po’ invece di rimanere in casa.
Le radici che sono più presenti non sono tanto quelle relative alle abitudini quotidiane, alimentari o relazionali oppure del tempo libero ecc…, ma sono piuttosto quelle che riguardano l’affettività.
Può anche accadere di dimenticarsi momentaneamente dei legami affettivi, ma di certo non a lungo: prima o poi riaffioreranno, e non è detto che sia indolore… Ho visto colleghi in preda a pesanti sensi di colpa per aver tradito la fiducia del/della partner, per esempio: poco importa chi fosse il/la partner, la sensazione di aver sbagliato era acuta, persistente e difficilmente gestibile.
Qualcuno provava persino con la psicologia, ma la delusione era dietro l’angolo (i colloqui più efficaci sono quelli in lingua materna, poco da fare…).
La lontananza influisce in modo meno pesante sui rapporti con figli, genitori, zii, nipoti o altri parenti.
Generalmente si torna sempre volentieri in patria, comunque.
Già, perché là sono le radici appunto.
Ricordate “Il fu Mattia Pascal” ?
Si finge morto per sfuggire alle catene familiari, ma poi ritorna a casa.
Agostino già nel IV-V sec. ci aveva avvertito: “Dove vai uomo? Porterai sempre dietro te stesso…”.
Sandra Fallaci©
di A.Gambinossi